mercoledì 15 novembre 2017

Gift Guide 2017 - Regali per sedicenti scrittori

11:44
Ce l'avete tutti, lo scrittore wannabe. Che sia del tipo hipster che scrive a mano col sangue o che sia un romantico bohémien, bisogna fargli un regalo a tema, per farlo sentire il Philip Roth della nuova generazione e guadagnarsi così il suo eterno amore.


1) La coperta con le maniche

come vedete sorride, è perchè ha caldo
Ragazzi, fa freddo. Io inizio a soffrire il freddo a ottobre più o meno, e lo DETESTO. Voglio 40 gradi tutto l'anno. Per ricreare il microclima tropicale in cui vivo serenamente, la coperta con le maniche ha un ruolo fondamentale. Seduta sul divano, pc sulle gambe (direttamente sulle gambe, che scalda), tè ai frutti rossi e coperta con le maniche. Il paradiso. Potrei stare così fino a farmi venire le piaghe da decupito. Se la coperta è kitch, come il radioso esempio da me riportato sopra, siamo tutti più felici.

2) Una tastiera LoFree

guardatela, la mia bambina. Non è splendida, col suo azzurrino?
Fatta per i dispositivi del nostro tempo ma uguale, per tasti e suono degli stessi, alle tastiere delle macchine da scrivere vintage, la LoFree è il sogno proibito di tutti coloro che, come me, hanno il feticcio mai soddisfatto per le macchine di cui sopra. È una meraviglia. Nata da un kickstarter, la bramo immensamente e la guardo piangendo.

3) Moleskine Smart Writing

tatone del cuore sarai mio, e insieme conquisteremo Salani
Questo è il futuro. Tutti gli sforzi tecnologici, tutta l'evoluzione umana, anni di ricerche e ricercatori sottopagati per portare a questo: un quaderno su cui scrivi a mano e che salva in cloud quello che hai scritto, trasportandolo in digitale. È forse un sogno? È forse il frutto di un prodotto di finzione letteraria? No, è magica, incantevole realtà. E si può comprare.

4) Un segnalibro della Zelda

Immagine rubata selvaggiamente dallo shop della Zelda
Zeldawasawriter non devo certo presentarvela. È una cartolaiah magicah, che vende cose incantate e che ha la grafia più bella del mondo di Instagram. Ha un negozietto online (qui) dove vende non solo malefici articoli di cancelleria (non apritelo maimaimai se siete povere come me amiche, è un vortice di perdizione) tra cui questi adorabili segnalibrini con la barchetta che voglio dire, si descrivono da soli.

5) Una crema mani


Stare al pc tutto il giorno vuol dire dita talmente intorpidite dal freddo da ritrovarsi a scrivere lentamente come un 60enne al primo approccio con i computer. La prima conseguenza dell'intorpidimento, spesso e volentieri, è di avere mani aperte in due. Io uso di violenza l'olio di cocco e tengo su i guantini di cotone, ma siccome sono regali molto poco estetici, interviene Tony Moly con le sue cremine a forma di panda o di banana se volete fare una battuta da 12enne e mettere tutti a disagio. Carine, con un costo limitato e utilissime.

6) Cartelli minacciosi


L'ideale sarebbe vivere in un eremo in cui romanticamente coltiveremmo le nostre verdurine e produrremmo birra artigianale, ma poiché la civiltà moderna ci impone di essere inseriti in società, spesso la razza della Persona Che Scrive si ritrova costretta a dividere il proprio spazio vitale con altri individui. Risultato: tv, video, telefonate, canzoni sotto la doccia, litigate tra coinquilini, con il risultato di sempre troppo casino. Cartello sulla porta, dichiarazione pubblica di Sto lavorando! e dita incrociate nella speranza di essere ascoltati da qualcuno.
Si trovano su questo adorabile negozietto Etsy.

7) Un abbonamento alla Hoppipolla Box


Se il nome adorabile non vi ha convinto a prenderla anche per voi stessi istantaneamente, vi dico cosa fanno gli amici di Hoppipolla (← sì, questo è un link!). Hanno creato una subscription box, che arriva a casa ogni mese, e che contiene materiali che stimolino la creatività. Riviste letterarie, accessori, cancelleria, cosine adorabili e selezionate con originalità spaventosa, prima o poi l'abbonamento da sei mesi me lo regalo!

Quello che ho io nei confronti di queste poderose meraviglie non è desiderio. Il vocabolario italiano non ha ancora tra le sue fila un termine adatto per esprimere lo sconcertante sconforto che mi prende quando realizzo che ancora non sono proprietaria di tuttotuttotutto quello che sta in questa lista.
Fate felice un autore per Natale. Prendetegli queste cose bizzarre e meravigliose. Fate un'opera di bene.

sabato 11 novembre 2017

Borg McEnroe

13:05
Facciamo una pausa nella serie di post di Natale perché ieri sera sono stata nella piccola salettina del mio multisala che proiettava Borg McEnroe e siccome mi è piaciuto tantissimo volevo scriverne qualcosina.

Premesse, sempre le solite premesse.
Non so una mazza chiodata di tennis. Ma zero proprio, so chi è Nadal perchè è stato nel video di Shakira e so chi è Federer perché Erre (che di tennis invece ne sa ben più di me) gli dedica una preghierina tutte le sere prima di dormire. Gli altri grandi nomi li conosco di fama perché posseggo una tv, fine. Non è che non mi piaccia lo sport, ogni tanto ho qualche nome a cui mi affeziono (alle ultime vittorie della Cagnotto potrei essermi quasi emozionata) e guardo quelli belli da vedere tipo i tuffi perché sono pur sempre un'esteta. Ma davvero, in generale non ci capisco niente.

Il film è riuscito a farmi passare una serata intera a googlare la storia e il successo di alcuni campioni enormi.



Il film è prodotto in Nord Europa, quindi non ve lo dico nemmeno su chi è la maggior parte dell'attenzione. Borg è ritratto fin da bambino, all'alba della sua passione. McEnroe, invece, che vi dico subito essere il mio preferito, ha un ruolo leggermente più marginale, ma per me molto d'impatto.
Il racconto ci accompagna non solo nei giorni precedenti alla finale di Wimbledon dell'80 che ha i visto protagonisti i due tennisti del titolo, ma anche in tutto il percorso che li ha condotti fino a lì. Uno numero uno al mondo, in corsa per il suo quinto titolo consecutivo e quindi per il record, l'altro un nome nuovo, celebre per il suo carattere irascibile ma anche per il suo grande talento.

Il cinema sportivo può essere portatore di grandi emozioni. Gli sportivi a livelli così elevati hanno spesso sacrificato una vita intera per raggiungere un risultato fragilissimo. Il tennis poi ha, per me, la tremenda aggravante di essere uno sport individuale. È tutto nelle mani del giocatore, e la sola riflessione che mi viene da fare è che io al posto loro sbroccherei al primo punto subito.
Non è un caso allora che proprio i più grandi si siano rivelati, concedendo anche una patina di finzione cinematografica, persone molto complesse. Trattenuto come Bruce Banner, che se esplode succede un macello, uno, privo di ogni limite l'altro. Solo nel carattere, però, perché a quanto pare nel giocano erano all'opposto. Il martello e la lama, come vengono chiamati nel film. Possente e martellante l'uomo di ghiaccio e talentuoso e tecnico il ribelle, che in modo molto imbarazzante viene spesso chiamato monello. Monello, con tutte le parole che il vocabolario italiano offre.
È stato interessantissimo vederli partire all'opposto e avvicinarsi, nel corso del racconto, sempre più uno all'altro. Studiandosi a vicenda, incuriositi l'uno dall'altro, il loro avvicinamento non è stato durante la scena in aereoporto, e nemmeno durante la partita. È stato nelle camere d'albergo, nelle quali a distanza non facevano altro che pensarsi. Analizzarsi, valutarsi, prepararsi. Tutto quello che si è giocato nella partita è iniziato molto prima.

Alla fine, poi, la partita arriva. E arriva magnificamente. In una scena lunga e adrenalinica, tutto quello che è successo prima si annienta. Se McEnroe per buona parte del film è stato messo in secondo piano da Borg, come fa anche giustamente notare almeno due volte ai giornalisti, è nella partita che si prende lo spazio che merita. Non solo quello che urla in campo e con l'aria da ribelle, ma il giocatore sopraffino in grado di mettere in estrema difficoltà il numero uno del mondo. Una personalità bestiale, che mi ha profondamente commosso nel suo essere perfettamente in grado di esprimere la rabbia e soprattutto di sfruttarla per nascondere tutto quello che ci sta dietro.
Meglio arrabbiati che tristi, e dio solo sa se ti capisco, John.

È da ieri sera che guardo video di tennis su Youtube. Se questo film voleva incrementare l'aura del mito intorno a due nomi leggendari, con me non solo c'è riuscito, ma c'è riuscito benissimo. È stato bellissimo.

venerdì 10 novembre 2017

Guift Guide 2017 - Libri a pioggia

16:24
Se l'anno scorso mi sono lanciata in un solo post per i regali di Natale, che trovate qui, quest anno mi sono lasciata un po' prendere la mano e i post saranno ben più di uno. Motivo per cui, in effetti, comincio così presto. Così li leggete (spero) tutti e decidete se qulcosa vi va, lo prendete e non rischiate di arrivare in ritardo con le spedizioni, chè tanto lo so che cercate tutto su Amazon.

Io non so se ci sia qualcosa di più bello che regalare un libro (invece lo so e la risposta è no). Come dicevo l'anno scorso, però, i libri sono complicati, bisogna conoscere bene il lettore e andare a botta sicura per non rischiare la guerra santa. La soluzione, per me, è una e una soltanto: edizioni speciali. Colori, nuove traduzioni e soprattutto illustrazioni.
Se abitualmente la grafica delle copertine italiane è assai più bella di quella inglese (di quella americana per piacere non parliamo nemmeno), per quanto riguarda le collezioni speciali abbiamo ancora qualche passettino da fare. Per questo, alcuni consigli sono per libri solo in inglese. Ma ne vale davvero sempre la pena.


1) All'esteta: un volume a caso della collana Leatherboud di Barnes&Noble.

questo lo bramo con tutte le mie forze

Non sono libri, sono manifestazioni del divino. Grandi, con la carta più piacevole del sistema solare, copertine incantevoli, selezione imperdibile. Da quando ne ho visto un espositore pieno al British Museum non penso ad altro. Mi mancate, bambini miei, un giorno saremo ricongiunti.
Se volete ammirarli e immaginare di accarezzarli nelle lunghe notti invernali, il link è qui.

2) Al evocatore di demoni: Le nuove edizioni Mondadori a tema Lovecraft.

 

Sono possenti e tamarre il giusto. Sono riuscite a far leggere Lovecraft a Erre, laddove io ho fallito per 6 infiniti anni, quindi funzionano.

3) All'illustratrice: la Puffin in Bloom Collection firmata Penguin.


C'è un cofanetto che contiene Heidi, Little Princess, Piccole Donne e Anna dai capelli rossi. Sono SPLENDIDI. Hanno copertine fatate che una ragazza che disegna apprezzerà senz'altro.

4) All'elfo: quella fatata edizione verde illustrata di Bompiani de Lo Hobbit.


C'è in giro un'edizionona grande come una casa tutta dorata e zarra come uno scooterino truccato. Chissà se si dice ancora così. Quella lì la lasciamo stare. Da Bompiani, magiche creature dei boschi che non sono altro, col grafico migliore d'Italia, ne hanno fatta un'edizione più piccina che è bella da piangere. Oh, mi piacciono i libri coi disegnetti. Ma volete mettere la bellezza?

Se invece siete aitanti cavalieri senza paura, lasciate perdere le edizionone e buttatevi sui titoli direttamente.

1) Al ragazzino: la saga di Bartimeus, tutta in un gigapaccone.
È Natale, le scuole sono chiuse, gli amici si vedono poco, è buio alle 4. La soluzione è un libro bello ciccione ma altrettanto divertente, che diventi compagno delle giornate fredde e sconsolate. Bartimeus è un personaggio favoloso che diventerà parte dell'immaginario del fortunato ragazzino, che vi sarà debitore per avergli regalato uno degli inverni più divertenti di sempre.

2) All'appassionato di viaggi: Shantaram.
Sono nemmeno a metà, il che vista la mole vuol dire che è come se avessi letto due libri normodotati. Quando l'avrò finito ne parleremo ovviamente in modo più approfondito, ma se c'è un libro che mi ha catapultata in viaggio è proprio lui. I profumi, gli usi, le persone, una nazione intera, sono ritratti con un approfondimento e un affetto tali da rendere l'esperienza di lettura totalizzante. Mastodontico e non solo per le dimensioni.

3) A quelli come me: Good Omens.
Quelli-Come-Me sono quella categoria di persone a cui piacciono il fantastico, le menti brillanti e gli scrittori sensazionali. Buona Apocalisse a Tutti! è l'unione di due delle menti più importanti del panorama narrativo fantastico contemporaneo, il mio Signore e Padrone Neil Gaiman e Sir Terry Pratchett. In previsione della serie tv con David Tennant (gridolini di gioia), il regalo è d'obbligo, soprattutto perché poi ci cambiano tutte le copertine ed è un casino.

4) Alle persone di fede: Il libro delle cose nuove e strane.
Se c'è un momento in cui si può parlare di fede e spiritualità questo è senz'altro il Natale. Perché allora non farlo attraverso la struggente storia di Michel Faber, in cui i due protagonisti vengono separati proprio in nome di quella cosa tanto grande in cui entrambi credono fermamente? Che siate credenti o meno, il romanzo è splendido e portatore di riflessioni in modo equilibrato, e secondo me può essere molto apprezzato da tutti coloro che questa immensa fede dei protagonisti la condividono.

Infine, carrellata veloce per chi è davvero in crisi profonda e ha bisogno di scelte banali ma efficaci.

  • Agli amanti dei gialli va per forza una trilogia a caso di quelle di Fred Vargas. Per favore, posate quel Dan Brown. Sì, anche quel Glenn Cooper per l'amor del cielo.
  • Se volete donare un fumetto e ancora non sono riuscita a convincervi che non c'è altro dio all'infuori di quello del Sogno, Sandman, allora ci vediamo presto col post a tema comics.
  • All'adolescente dello scientifico va regalato Douglas Adams. Uno deve pur ridere su quello che fa, e se non ride con La guida galattica dell'autostoppista allora per lui non c'è più niente da fare.
  • A tutti gli altri: il libro che più di tutto dovremmo regalare, secondo me, è Stoner. Ci meritiamo tutti nella vita il momento in cui i nostri occhi si posano sulle prime righe del romanzo di John Williams. È un momento che cambia la vita e non c'è regalo migliore.

La cosa per me più significativa, però, ai miei occhi, è regalare un libro che si è amato tanto. Le storie che ci entrano dentro fanno parte di noi e di quello che siamo e diventiamo ogni giorno. Regalare questo pezzettino di noi con qualcuno non è solo un modo di regalare noi stessi, cosa che Erre non capisce mai quando gli dico di leggere American Gods, è anche estremamente generoso, perché non c'è niente di più difficile, almeno per me, di condividere un grande amore.

sabato 4 novembre 2017

A Monster Calls - Sette minuti dopo la mezzanotte

17:31
La vita dell'influencer la desideriamo un po' tutti. Guadagnare, e bene, con un lavoro allìapparenza semplicissimo e appassionante, la fama sul web...
Gli influencer, però, sono tali quando spostano gli acquisti, quando inducono qualcuno, con la fiducia, a provare o meno uno o più prodotti.
Io, oggi, desidero più di ogni altra cosa essere influencer, perché se dopo questo post avrò convinto una e una sola persona a vedere questo incanto, allora saprò di avere fatto qualcosa di buono con questo posticino sperduto nel web.



La mamma di Conor sta morendo. Il cancro la sta consumando e lui lo sa, anche se maschera il tutto con una forza insospettabile. Una notte, però, sette minuti dopo la mezzanotte, un mostro gli fa visita. È un grosso albero, che promette al ragazzino di raccontargli tre storie, al termine delle quali vorrà sentire la sua, di storia. La storia dell'incubo che lo tormenta tutte le notti.

Non starò nemmeno qui a dirvi quanto sia tremendo il cancro al cinema. Ci vuole una maestria leggendaria per non scendere nel braccialettirossismo. Bayona non solo ce l'ha, ma rende insostenibile qualsiasi cosa al suo confronto. Non sarà nemmeno necessario sottolineare quanto il bambino solo e bullizzato sia ormai un luogo comune.
Però, però, però.
Però diciamolo che ogni volta che sembra entrare in gioco la mente dei bambini allroa scatta la magia. Ricordiamo anche come l'incanto del Cinema stia anche nello stravolgere i sentimenti in maniera inaspettata. Sottolineiamo soprattutto che spesso e volentieri gli autori bravissimi ma bravissimi davvero sanno usare le materie complicate per parlare delle nostre anime e dei nostri cuori e mentre ci fanno piangere allora ci fanno anche tanto pensare e, tra un singhiozzo e l'altro, ci fanno uscire migliori dalla visione.

Questa specie di enorme, spaventoso Groot, arriva nella vita di Conor nel suo momento più fragile, quando la sua vita viene stravolta. A sua volta, invece di collaborare a farlo stare meglio, lo tortura, lo mette spalle al muro per fargli affrontare la più dura delle realtà. Lo spinge ad azioni incontrollate, lo punisce. Non è certo l'amico immaginario dei sogni.
Alla fine, però, lo aiuta a perdonarsi. E non esiste cosa più importante.
Un bambino, ancora incapace di comprendere come sia complessa e profonda la mente degli uomini, come l'amore si manifesti in modi che spesso non ci piacciono e che sono difficili da accettare, viene accompagnato dal mostro in un viaggio per perdonarsi e lasciarsi andare all'umanità del dolore, anche se è insostenibile.
Per noi, invece, è magico, e commovente, e indimenticabile, e tutta un'altra lunga serie di aggettivi che in ogni caso non gli renderebbero un briciolo solo di giustizia.

martedì 31 ottobre 2017

Halloween Watchlist 2017

09:03
La cosa veramente importante è che stasera si sia tutti al cinema a vedere Shining, giusto?
Giusto.
Mettiamo però che ci sia un nebbione del dodici (espressione mantovana o si dice in tutto il paese?). Che vi si sia bucata una gomma (vi auguro comunque di no). Che vi sia venuta la diarrea, che con sto clima un attimo di freddo al pancino ed è fatta.
Insomma, non potete andare in sala. Siete bloccati a casa. Non guardare un horror per Halloween, però, mi perdonerete, ma è uno spreco terrificante. Ecco, quindi, un'umilissima guida su cosa potreste guardare in base alla vostra compagnia per la serata. Tisana caldissima che fa già un freddo detestabile, coperta con le maniche, popcorn fatti al microonde, che sono anche più sani di quelli del cinema. Preferibile aggiunta felina sulle gambe che permette di risparmiare sulla borsa dell'acqua calda.


Con il fanatico di Netflix
Il vostro amico ha appena fatto l'abbonamento ed è in quella fase in cui snobba la pirateria? Intanto state sereni: passerà. Nel frattempo non temete, Netflix non ha il catalogo horror migliore in circolazione ma ci sono alcune cosine che danno grandi soddisfazioni. Siccome ho già consigliato Crimson Peak nel mio post dell'anno scorso, che trovate qui, quest anno ci buttiamo su Scream. Non è l'unico titolo di valore del catalogo, ma potendo scegliere non c'è altro dio all'infuori di lui. Se vi butta bene, poi, maratona: ci sono anche il due e il tre. Serata risolta. Mi ringrazierete dopo.

Con il moroso geek
Ah, qua potete fare i grossi. Trovate la chicca con cui vantarvi per il resto dei vostri giorni. The Wicker Man. Sir Christopher Lee, paladino della United Nerds, sovrano della cultura geek, signore e padrone dei cuori impavidi dei giovani ingegneri, in un gioiello dimenticato che quando viene rispolverato poi non si dimentica più.
Preparate il cellulare per riprendere i volti dei poveri alla prima visione, il finale è memorabile.

Con il moroso della vostra amica, quello che fa il grosso e che voi detestate
Ci piacciono gli sboroncelli, in Redrumia? No che non ci piacciono. Costoro vanno puniti e ridimensionati. Ora, non dico di usare I spit on your grave, che suona minaccioso e noi siamo più eleganti di così. Sarebbe anche troppo facile usare i filmacci supergore, ma lui continuerebbe a fare il grosso e dire che non gli dà fastidio nulla. Noi, invece, lo vogliamo in lacrime angosciate sul divano questo qua. È per questo che il signorino si coccherà il film di fantasmi su cui ho versato più lacrime in assoluto: The orphanage.

Con l'appassionata di serie tv
Il panorama seriale ci offre diverse possibilità per la sera di Halloween. La scelta più ovvia sarebbe la seconda stagione di Stranger Things, ma confido che una buona fetta di voi se la sia guardata nel weekend. Potremmo buttarci su una cosina come Santa Clarita Diet, sul classico American Horror Story o su quelle serie che riprendono i grandi film tipo Bates Motel o Scream.
Non guardare Ash vs Evil Dead, però, è uno spreco imperdonabile.

Con l'amica femminista
Bisogna ogni tanto trovare il modo di riflettere sulla violenza e di parlare della stessa con qualcosa di diverso. I documentari, i film tematici, i saggi, sono fondamentali e sacrosanti. Quando una persona è intelligente, però, i principi base del rispetto della donna li infila anche in un filmaccio dell'orrore. Sapete chi è molto intelligente? Due nomi, un solo prodotto: Stephen King e Mike Adorato Flanagan, uniti nella creazione di quello che ad oggi è uno dei miei prodotti Netflix preferiti: Gerald's Game. Un film intelligentissimo, un'attrice protagonista portentosa, una scena tremendamente dolorosa e un finale indimenticabile.
Nessuno che avesse letto il romanzo credeva ne avrebbero mai fatto un film. Flanagan ci ha riso in faccia e infatti non ha fatto un film, ha fatto un filmone alla faccia nostra.

Con il gruppo di amici che guarda sempre CSI
Agli appassionati di crime verrebbe semplice suggerire Session 9, che oltre alla sempre appassionante presenza di Horatio Caine è anche un bellissimo film. Se però vogliamo andare più a fondo nella scala del disturbo, proviamo con The Poughkeepsie Tapes. Per una volta che vediamo la faccenda dal punto di vista del serial killer.

Con l'amica gelosa
Ce l'abbiamo tutte: quella che guai a guardare il suo moroso, quella gelosa anche dell'aria che lui respira. Ecco, secondo me se le fate vedere Nina Forever o le piglia l'angoscia e le passa oppure ci ride su, che è sempre un gran bene.

Con quello che 'guardo solo cinema d'autore'
Ah, sì? Con lo snobbetto di sta cippa lippa c'è solo una soluzione: Salò o le 120 giornate di Sodoma. 
Autoriale è autoriale.

Con la cugina animalista
Cannibal Holocaust.
Film di denuncia, un'importante analisi dei media e della loro influenza anni luce prima dei social e della rivoluzione digitale.

Per l'amore di dio scherzo, non fate vedere Cannibal Holocaust ad un animalista qualsiasi che non voglio omicidi sulla coscienza.

mercoledì 25 ottobre 2017

A new Whovian

18:05
AVVISO AI NAVIGANTI
Il post che segue parla nello specifico della stagione 5 della nuova serie di Doctor Who e di conseguenza ha qualche spoiler. Ammesso e non concesso che gli spoiler non vadano in prescrizione dopo tutti sti anni.


Se è vero che c'è un momento giusto per ogni cosa, oggi ringrazio di avere snobbato così a lungo Doctor Who. Una delle serie preferite di sempre del mio ragazzo, me lo sono lasciata scorrere di fianco per anni, ignorando il suo entusiasmo. È arrivato a me nel momento giusto, e mi è entrato dritto nel cuore.
Oggi ho finito di vedere A Christmas Carol, lo speciale di Natale della quinta stagione, e tra le tonnellate di lacrime che ho versato in questi giorni di binge watching, cerco di scriverci su due paroline sensate. Non sullo speciale di Natale, sulla serie.
Parole da neofita quale sono, perché lungi da me voler fare la grande esperta di un universo così vasto che io ho solo da poco iniziato ad esplorare, e soprattutto parole che niente hanno a che vedere con la fantascienza di cui il telefilm, come immaginerete, è pieno. Insomma, chiamiamolo un post di prime impressioni. Ne prevedo molti altri.

Mi ritrovo di nuovo a difendere la fantascienza da me stessa e da quelli come me. La mia innata ostilità verso tutto ciò che è alieno, spaziale (ma solo nella fiction, nella realtà bingwatcho Cosmos su Netflix), laser o androide non è riuscita a tenermi distante a lungo dal fenomeno Doctor.
Come mi ritrovo a dire in ogni caso, quindi, ho avuto la netta sensazione che anche negli episodi del Dottore la fantascienza fosse solo un espediente. C'è tanto, tanto altro di cui parlare, e per farlo in un modo che lasci scorrere episodi da un'ora come fossero sorsi di acqua fresca c'è solo una cosa da fare: metterci l'avventura.
Ho iniziato ad emozionarmi al primo episodio. (Parliamo, ve lo ricordo, della stagione 5, quella da cui, senza alcuna logica spiegabile, Netflix ha deciso di partire.)
La piccola, incantevole, Amelia Pond incontra il Dottore. Cioè, questo squilibrato con il papillon le atterra in giardino, le mangia fuori la dispensa nemmeno fosse uno dei Nani in casa Baggins (sì, mangia davvero fish fingers and custard, causando grossi problemi a me, che vi ricordo lavoro in pasticceria) e la convince di essere pronto a portarla con sè per mille mirabolanti avventure. Lei prepara di corsa la valigetta e aspetta, aspetta, aspetta. The girl who waited.
Se ve lo steste chiedendo, sì, io stavo già frignando.
Alla fine il Dottore torna, diversi anni dopo. Quando viaggi nel tempo a volte perdi un po' il senso della misura.
Inizia così la più felice delle relazioni, tra un alieno che controlla il tempo e la donna che lo accompagna, cresciuta aspettandolo e mai perdendo una goccia sola della grande, dolcissima fede in lui. Separati sono interessanti, insieme fanno scintille. Il loro dialogo è spumeggiante, stuzzicante, irresistibile. Li amo come fossero amici miei. Amy Pond è sensazionale. Curiosa, nel senso di Davvero Molto Curiosa, incurante dell'opinione degli altri, intraprendente, determinata, forte, adorabile. In alcuni momenti ho pensato fosse pazza e in altri ancora che fosse scorretta, brusca, antipatica. Accettarla in ogni suo aspetto, però, significa diventare come lei: coraggiosi e pronti a lanciarsi in un viaggio all'interno del tempo e dello spazio.

E poi Lui, chiaramente, il Dottore.
Mi ha fatto proprio qualcosa dentro, in mezzo allo costole, perché quando guardo un episodio (o due, o tre, o quattro per volta) mi sento contenta. Mi rende contenta. Con il suo sorriso, il suo papillon e la sua enorme sicurezza in sè mi appiccica in basso sulla faccia un sorriso enorme. Sì, ha un cacciavite sonico, una cabina della polizia che viaggia nel tempo e altre cose di cui mi importa poco e niente, più poco che niente, ma vale la pena 'sopportarle'. In realtà ho adorato quel dispositivo indossato come un bambino in fasce che gli permetteva di vedere il Krafyis, con lo specchiettino retrovisore. Ma è stata una felice eccezione.

Il Dottore ha un amore per gli uomini che nemmeno gli uomini hanno per se stessi. Proprio lui, che umano non è. Il suo range di sentimenti è sconfinato, spesso gli basta un gesto con le braccia per esprimere quell'universo intero in cui viaggia.
Esempio? Esempio.
Il mio episodio preferito, quello che ho già rivisto un paio di volte senza mai interrompere il flusso del pianto, è Vincent and the Doctor, il decimo. Il Vincent in questione è Van Gogh, che il Dottore e Amy hanno conosciuto al suo peggio. Pochi mesi prima del suo suicidio, solo, alcolista e profondamente sofferente. Dopo avere combattuto insieme il mostro di circostanza, il Dottore decide dimostrare a Vincent che non tutto è perduto. Lo porta al Musée d'Orsay, nella sala a lui dedicata. Entra, si mette in mezzo alle opere che hanno segnato la storia dell'arte e si limita ad aprire le braccia. Con un gesto gli dice solo 'Guarda, guarda quanto vali davvero.'
Davvero, come avete fatto, voi che non avete pianto? Tutta una vita ridiscussa, un talento rimesso al suo posto, una vita aiutata, in un gesto delle braccia. È stato poetico e meraviglioso e ho pianto tanto. Quando il curatore del museo ha iniziato a parlare pensavo sarei soffocanta nelle mie lacrime.

Non ci sono solo lacrime, però.
Il Dottore è la persona giusta da far conoscere ai bambini, perché è la migliore avventura che gli si possa regalare. E con bambini non intendo solo quelli che avete creato, ma parlo soprattutto di quelli che custodite dentro e che ogni tanto vi dimenticate di far emergere.
Si ride tanto, si viaggia per i secoli e per i pianeti, si salvano donzelle in difficoltà ma anche giovanotti sprovveduti, si combattono robottoni e si uccidono mostri, anche se la violenza è ciò che il Dottore più detesta. Ha la forza fisica del sollevatore di topi, un fisico esilissimo e nessuna arma che non sia il suo cervello. È frequentissimo vederlo bloccarsi proprio nel vivo nell'azione, quando tutto è in pericolo e rischia di perdersi, perché deve pensare. Sono le idee a farlo sopravvivere attraverso il tempo, non le botte. Parla, parla un sacco e implora gli altri di tacere. Zittisce, mette mani sulla bocca e si sfrega la testa, e alla fine l'idea geniale arriva.
Spesso arriva anche il colpo di culo, ma è per questo che ci piace. Se non è sicuro, di certo ci prova. Non smette mai di provare, in realtà. Ogni episodio ha un momento in cui riconosce di avere sbagliato, di essersi confuso, di avere sottovalutato la situazione. Ad un certo punto, però, gli si accende la lampadina del genio, e finiamo per vivere momenti come questo, indimenticabile:


Se non l'avete ancora fatto, lasciatevi trascinare in un'avventura indimenticabile. Ci sono i Dalek, i quadri famosi, i fidanzati goffi e gli Antichi Romani.
Riuscite a pensare a qualcosa di meglio?



Post dedicato a Erre, ovviamente. 
Possa io continuare ad essere la Pond che ti accompagna nelle tue avventure, senz'altro più terresti, ma non per questo meno entusiasmanti.

sabato 21 ottobre 2017

Mindhunter

20:58
Sto malissimo in sti giorni. Vado a lavorare la mattina, all'una sono a casa e passo il resto del pomeriggio febbricitante e pronta a scrivere le mie ultime volontà dal letto in cui ormai ho lasciato la forma.
Netflix ha capito. Spiandomi dalla webcam del mio pc come tutti i veri e grandi poteri forti ha captato la mia necessità: un binge watching serratissimo.
Ha voluto però anche punire la mia pigrizia, infliggendomi una serie da scombussolamento cerebrale.
Parliamo di Mindhunter.


L'agente Ford lavora per l'FBI. Si occupa di gestire gli uomini che prendono ostaggi e rischiano stragi, quindi è solito avere a che fare con un lato più psicologico che con le armi, ma desidera fare di più, allargare le sue conoscenze, ampliare il suo ambito di competenza. In particolare, è affascinato dalle menti dei grandi criminali, quelli celebri, colpevoli di omicidi plurimi efferatissimi. Il suo interesse e la sua lingua lunga porteranno quello che era solo un esperimento condotto di nascosto da lui e il suo partner a diventare un ramo innovativo del Bureau.

Messa così potremmo confonderla con un procedural qualsiasi. Netflix, invece, si diverte tantissimo a prendere le cose e renderle il meno ovvie possibile. Mindhunter non è solo il racconto della risoluzione di alcuni casi. È la storia di una rivoluzione.

Siamo nel 77. Le parolacce sono sconvolgenti fonti di scandalo, l'apparenza nei confronti della propria comunità era fondamentale, e soprattutto, i criminali erano pezzenti sacchi di merda da umiliare e punire, fine della storia.
40 anni dopo (QUARANTA): le persone vengono squalificate dal Grande Fratello perché bestemmiano (in uno stato che dovrebbe essere laico), dell'apparenza non voglio nemmeno iniziare a parlare, e per quanto riguarda i criminali vi invito a fare un giro tra i commenti su fb ad ogni link condiviso da La Repubblica.
Lo vedete, vero, cosa fa Netflix? Ci prende tutti quanti per i fondelli, e fa di un bene che non riesco neanche a dirlo.

In questo momento in cui ancora urliamo alla giustizia privata, agli squadrismi, alla tortura, una serie come Mindhunter è fondamentale. Riporta all'attenzione il fatto che ogni persona, anche una che commetta atti terrificanti, abbia bisogno prima di tutto di comprensione. Senza quella abbiamo perso ogni scopo.
Non sono pazza, quando sento di certi crimini il mio primo istinto è sempre una rabbia cieca. Stasera la tv mi ha quasi fatto sputare sangue. Però prima di uscire per la strada e massacrare di mazzate chiunque rubi una mela al mercato, mi fermo a pensare. E Ford applica questo concetto, che dovrebbe essere basilare, a fenomeni ben più ampi della mia povera mela del mercato. Affronta assassini e stupratori con calmissima lucidità, quasi dimentico del reato di fronte alla sua spiccata curiosità per quello che al reato sta dietro.
La mente.
In mezzo a colleghi che vedono la risoluzione del caso come una realizzazione personale, lui vede oltre e deve combattere contro i mulini a vento per impedire che l'efferatezza di quello che viene sollevato oscuri l'altezza del suo ideale. Chissà se questa frase è comprensibile. Il punto è che tutti gli altri coinvolti, nella serie, non vedono l'ora di sbattere il mostro in cella. Non che a lui questo non importi, tutt'altro, ma non si può fermare lì. Una mente in grado di rapire e uccidere molte donne deve avere qualcosa che vale la pena comprendere. Chi comprende può affrontare, chi si limita al giudizio finisce per non risolvere nemmeno il caso.
Entrare nel vivo di menti così deviate, però, non può essere senza conseguenze. Le vite di tutti i coinvolti non possono scorrere come se fosse la normalità. Questo aspetto, in Mindhunter, arriva con un moto lentissimo ma costante, ed è doloroso. Non si può toccare il male senza sporcarsi.

Mindhunter mi è sembrata coraggiosissima nel tirare in ballo criminali ancora in vita, riportando in discussione i loro terrificanti omicidi e spiattellandoli sulla piattaforma più vista del mondo, come se niente fosse. Il rispetto per le vittime, però, considerato che alcuni familiari potrebbero essere ancora in vita, non è mai mancato. Sembrava facilissimo commettere un passo falso.

Un lavoro consì intenso e importante ci arriva con una confezione deliziosa. Questi anni 70 sono pieni di colori grigi e abiti da uomo mai della misura perfetta, sigarette continue e cabine del telefono, grandissime scritte bianche riempischermo e una colonna sonora strepitosa.
Tiè, siccome è sabato sera e non tutti starete in casa come me, una canzone che vi carichi per la serata:



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