venerdì 1 dicembre 2017

Alias Grace

16:45
Volevo lasciar passare qualche giorno tra la mega chiusa che ho fatto ieri pomeriggio e il post su Alias Grace, la nuova serie Netflix tratta dal romanzo di Margaret Atwood. Principalmente perché mi servirà ancora qualche giorno per digerirla del tutto e poi perché è il quarto post in quattro giorni, e io faccio o troppo o niente.
Per stavolta vada per il troppo, la Atwood si merita questo e altro.



La Grace del titolo è una donna irlandese, emigrata in Canada da ragazzina, che deve scontare una pena in carcere per omicidio. Il dottor Jordan viene assunto per farle una valutazione psichiatrica, in modo da poter tramutare la sua pena in una diagnosi di isteria, in modo da farla scarcerare. Inizia così una serie di incontri in cui Grace si racconta al medico, dal momento del suo arrivo in Canada fino al giorno degli omicidi di cui è accusata.

Più di una cosa scritta da Margaret Atwood all'anno è autolesionismo. Se The Handmaid's Tale mi aveva lasciata ad un ameba informe di sofferenze, qua non siamo caduti tanto lontano. La narrazione è intima ed emotiva e il percorso di vita di una donna dell'800 è tutto tranne che delizioso intrattenimento. Mettiamoci il carico da mille, però: rendiamola un narratore inaffidabile.
La deliziosa Grace, che dai flashback appare creatura mite e pudica, ignara della malizia del mondo e profonda credente, a noi che la sentiamo parlare non appare proprio così. La comprendiamo corrotta dal manicomio prima e dal carcere dopo, e tanti cari saluti alla ragazzina che si prendeva cura dei suoi fratelli come se fossero figli suoi. La Grace che parla con il dottore è misurata e furba, sa quello che il dottor Jordan vuole sentirsi dire e perché, sa come dirlo e quando dirlo, e quando la situazione si fa più intrigante ecco sopraggiungere la sua lieve stanchezza, che le impedisce di proseguire. È scaltra e anche un'ottima attrice, con i suoi grandi occhioni celesti spalancati sul dottore che ormai ha l'ormone ballerino e se la figura in romantiche immagini sognanti.
Qual è la vera Grace? Quella che noi vorremmo fosse, l'innocente anima candida sporcata da una vita infelice o una donna crudele, indurita dalla vita e colpevole di un omicidio tremendo? L'ultimo episodio, da pelle d'oca e anche un filino di pauricchia di quella che si sente nelle viscere, dà risposte e allo stesso non ne dà, aprendosi ad almeno un paio di interpretazioni.

Le sue protagoniste hanno amiche che inevitabilmente ci spezzeranno il cuore. Laddove la Bledel che urla sul furgone ancora me la sogno la notte, è Mary che questa volta mi ha annientata. Mary la frizzante, Mary folle e libera, leggera come l'aria. La sua fine è stata un incubo. Dolorosissima, attualissima.
Le donne della Atwood non sono mai imbecilli. Magari sono ingenue, con uno sguardo infantile sul mondo, magari sono troppo fiduciose. Neanche tutte, in realtà. Ma ad un certo punto si svegliano, e non sono più cazzi per nessuno. Soprattutto per un motivo: sono spesso e volentieri complici. Non generalizziamo, ci sono le donnacce tremende che le vorresti fare fuori a pedate (ciao Anna Paquin, lo sai che parlo di te e anche a prescindere dalla parte) esattamente come nella vita reale. Ma non è un caso che i personaggi migliori siano quelli che fanno squadra. Le ragazze si consigliano, si mettono in guardia, si aiutano, si adorano. Fanno squadra e quando ci riescono diventano imbattibili.
Prendete esempio.

Se però non potete fare a meno di ammazzare una persona, tranquille: ci pensa Cronenberg a tirarvi fuori di galera.


giovedì 30 novembre 2017

Gift Guide 2017 - DIY

14:40
Opzione 1: avete sperperato tutti i vostri averi nei regali consigliati nelle scorse Gift Guide.
Opzione 2: siete anime creative, il vero regalo viene dal cuore e blablabla.
In entrambi i casi la soluzione è il fai da te.
Se Pinterest non è stato sufficiente ispirazione ecco che intervengo io, che mi sto mettendo con questa premessa umile al di sopra del più grande raccoglitore di idee di Internet.
Raccoglitore dal qule, ovviamente, proviene la maggior parte di queste idee, ma voi sarete carini con me e fingerete che non sia così, vero?


La prima, ovvia, proposta è quella che vi dicevo nel post sulle magliette, che trovate qua: maglietta decorata a mano. Una scritta, una citazione, un disegnetto minimal. Le possibilità sono infinite e tutte vanno in base alla vostra manualità. Se siete come me, less is more. Se invece avete l'upgrade e siete bravissime meglio ancora il ricamo, che sa un po' di vintage e quindi si ama e che non scolorirà mai in lavatrice.
Le magliette tinta unita da Decathlon le trovate da 3 €, inchiostro per tessuti si trova ormai anche da Tiger, strumenti da ricamo sponsorizzati dalla nonna, e il portafoglio sorride.

La seconda è romantica e molto intima, quindi forse se ve la consiglio non vale più tanto perché dovrebbe nascere da ciascuno, ma non stiamo a formalizzarci troppo.
Andate in un mercatino dell'usato. Comprate un libro di poesia che amate. Armatevi di colori o di una basica ma efficace Bic Blu e iniziate a commentare, dedicare, raccontare. Usate la poesia altrui per mandare messaggi che non avete il coraggio di mandare, usate le parole dei grandi che saranno sempre più bravi di quanto possiamo essere noi comuni mortali.
Per me è una cosa pazzesca, ci piangerei tutte le mie lacrime su una cosa così.

Avete qualche eurino da spendere? Ok, vi accaparrate una chiavetta USB. Se la trovate carina, tipo questa di legno che mariavergine l'hipsteria è alle stelle, meglio ancora. La infilate nel vostro pc e la riempite di roba. Canzoni che vi legano, libri, immagini, podcast, quello che vi passa per la testa. File che raccontino una storia, la vostra amicizia o i vostri inside jokes, lettere digitali, video homemade, chi più ne ha più ne metta. Il digitale ci dà possibilità infinite e noi siamo qui oggi riuniti per sfruttarle tutte.

Se sapete disegnare avete prima di tutto la mia invidia nera. In secondo luogo avete il dono di fare regali praticamente gratis. Copiate una foto cara alla persona, fatele un ritratto, una caricatura, una scena da un film che ama, la copertina del suo album preferito in acquarello. Che persone fortunate siete. L'idea arriva dal Lucca Comics, durante il quale mi sono acquistata una finta VHS che era in realtà un insieme di disegni fatti da Alessandro Baronciani a tema Dirty Dancing. Prendete un'immagine significativa, fatela vostra e donatela senza alcuna modestia, che se siete bravi avete motivo di tirarvela.

I kit alimentari mi appassionano oltre ogni dire. All'appassionato di cinema ci sta un pensierino scemo ma per me adorabile. Prendete una scatola e la riempite con: popcorn da fare al microonde (chè il pacchetto è bruttino dai), DVD di film molto amato, caramelle Haribo, altre marche non contemplate, una lattina di Pepsi (non apriamo la discussione, Pepsi >>>>>>> Coca e non si discute). Per me adorabilissimo.

Altro kit ma non alimentare è il fortino. Se nella vostra vita avete un bambino che ama leggere gli dovete regalare questa cosa splendida che mi ha suggerito il sopracitato Pinterest. Solita scatola da riempire con: vecchie lenzuola e/o coperte, una torcia, delle mollette da bucato, un cuscinone comodo e, soprattutto, un libro da leggerci dentro. Che sogno, che idea bellissima. Grazie, Pinterest.

Hama Beads Mania. Avete mille regali da fare, pochi soldi ma un pochino di tempo? Le Hama Beads vengono in vostro soccorso. Cosa sono? Perline, fondamentalmente. Solo che queste perline fanno una cosa magica: voi le componete per fare una figura di vostro gradimento, sulla loro specifica 'lavagnetta'. Dopodichè le coprite con qualcosa, so che la carta forno fa dignitosamente il lavoro, e le stirate, proprio col ferro da stiro. Le perline si sciolgono leggermente e si uniscono, diventando formine che ultimamente nella community geek si vedono un casino. Star Wars, LOTR, perfino Stranger Things hanno i modellini per i loro gadget in Hama Beads. Diventano portachiavi, quadretti, sottobicchieri, soprammobili, le peggio cose. Sono carini da morire, il web è pieno di schemini da seguire per fare i vostri disegni preferiti ed è davvero a prova di scimmia. Provare per credere.
Questo video è a tema Halloween ma si capisce benissimo il modo in cui si usano le Beads.

Ci sono poi ovviamente tutta una serie di cose che sono offtopic con i temi della Redrumia, ma pensate a quanti fantastiliardi di cosine beauty potete fare in casa! Scrub, soprattutto. Ma le ricette per creme e maschere homemade pullulano sul web, non potete sbagliare.
Anche i gioiellini si possono spesso fare in casa con poca spesa, serve solo quel pizzico di manualità che, pensate un po', a me manca.
Le idee sono milioni e io non ne so fare neanche una, ma confido che voi siate molto, ma molto più creativi di me e che siate in grado di regalare almeno un segnalibro ai vostri adorati, meglio se fatto con le vostre abili manine.

mercoledì 29 novembre 2017

Prendiluna, Stefano Benni

17:25
Nella mia personale concezione di paradiso c'è un angolino dedicato a David Foster Wallace. Un posticino vicino a lui è riservato a Stefano Benni (che lo raggiungerà tra tanti, tanti, tantissimi anni). Li immagino vicini, a parlare in un linguaggio tutto loro fatto di neologismi e frasi arzigogolate e parole desuete che comprenderebbero solo loro, e che userebbero con lo scopo ben preciso di prenderci tutti, sonoramente, per il culo.


Prendiluna è il nome di un'ex insegnante, che riceve in visita il fantasma del suo defunto gatto. Il fantasma le suggerisce di trovare locazione presso dieci Giusti ai suoi Diecimici (scritto così). Se la sua missione dovesse fallire, avverrebbe l'Apocalisse.

Non sto mica scherzando, la trama è davvero questa, e se avete mai letto un Benni nella vostra vita lo sapete bene quanto sono seria, e soprattutto quanto lo sia lui.
Prendiluna è breve, duecento pagine scritte in corpo ventimila, e se avete tempo ve lo leggete in un pomeriggio. Eppure, è pieno zeppo.
Mi viene un esempio scemo: è come se in pizzeria prendeste una pizza baby (cosa non prevista dalla legge nella Repubblica di Redrumia) però la prendeste superfarcita, tipo una capricciosa. Piccola è piccola, ma sazia tantissimo. È una fanfara, una banda di paese che suona senza timore di svegliare i vecchi che fanno la pennica, un concerto tenuto da quelle persone che suonano strumenti non convenzionali come le seggiole e i bidoni della spazzatura.
Io, problematica con la comicità come sono, l'ho centellinato. Eppure, per tutti i quattro giorni che mi sono serviti a leggerlo, mi sono sentita come se fossi sollevata da terra di qualche centimetro. Umore alle stelle, testa tra le nuvole, mici da salvare.
La cautela, se siete come me, ci vuole, però. Benni non dà tregua alcuna, ogni pagina, ogni riga, ogni scena, hanno un momento che va immortalato, una parola inventata, una trovata brillante, un gioco di parole. Rimbomba nella testa e riempie i pensieri. Si ride, come sempre, a voce alta, anche di fronte a scherzi caciaroni e battutacce a sfondo sessuale.
Benni è così, prendere o lasciare.
Io prendo, per tutta la vita.



Un democratico Post Scriptum
Il primo che nei commenti nomina l'amicizia tra Benni e quel fascista lì di cui in Redrumia non parliamo viene bannato dal blog ma soprattutto dal mio cuore. Vi ricordo che la Repubblica di Redrumia è un luogo di pace e fraternità in cui affrontiamo le cose brutte nel modo più maturo possibile: ignorandole.

martedì 28 novembre 2017

Guift Guide 2017 - A #BAOTIFUL Wishlist

14:05
Se leggete i fumetti leggete Bao.
Se il destinatario dei vostri regali non legge Bao è ora che qualcuno rimedi alla grave mancanza. So che ora tutte (ma proprio tutte) le case editrici hanno capito che i fumetti vendono e quindi hanno lanciato la propria collana di graphics, ma l'arrivo di Bao in Italia è stato ben antecedente alla puzza di dineros, e oggi il loro catalogo è da versarci su non dico tutte le nostre lacrime ma di sicuro tutti nostri soldi. I volumi sono belli, la scelta è variegatissima e sempre in evoluzione, l'attenzione ai nomi dall'estero è assoluta.
È chiaro che le case editrici che si occupano di fumetti sono numerose, ma Bao ha fatto il passo più lungo delle altre: è capitata a fagiolo nel periodo in cui il fumetto diventava popolare e smetteva di essere di nicchia e ha creato una collezione di titoli che accontentano chiunque. Dalle saghe dal sapore anni '80 ai romanzi illustrati, dai grandi famosissimi nomi ai fenomeni nati sul web, quelli di Bao hanno occhio e naso per gli affari. E poi hanno Zerocalcare, what else?
L'elenco che segue è composto di cose che ho letto ma soprattutto di cose che vorrei leggere, con grande sofferenza.


1) Residenza Arcadia
Seguo Cuello sui social tutti. Mi piace un sacco e dovrebbe piacere anche a voi. Qualcuno mi ha detto che Residenza Arcadia è tanto bello da sembrare un Pennac. Ora, Daniel (Cuello, non Pennac. Che casino), al tuo posto io sarei morta per il solo pensiero di un simile paragone, ma siccome non stento a credere a siffatta ipotesi, ti bramo ardentemente.

2) Paper Girls
Tempo fa ho visto un video della mia youtuber del cuore in cui parlava dei fumetti da leggere per riprendersi dal lutto della fine della stagione di Stranger Things. Tra i titoli, questo. Mi incuriosisce oltre ogni dire e presto lo farò mio.

3) Bone
Ho parlato talmente tanto di Bone che non escludo vi sanguini il naso a sentirlo nominare di nuovo. Ma non è colpa mia se Bone è bellissimo. Bao ha raccolto tutti gli stillati in un volumone da cui separarsi è impossibile, è una storia avventuroa cosparsa di una dolcezza irresistibile, di una comicità brillante e mai, mai, mai ignorantona, di personaggi indimenticabili e cattivi dall'eccelsa stupidità. Bone è un regalo magnifico da fare solo a qualcuno a cui volete davvero tanto tanto bene.

4) Macerie Prime
Ogni volta che esce un nuovo Zerocalcare è Festa Nazionale in Redrumia. Ogni volta che esce un nuovo Zerocalcare per tutti gli italiani si crea l'occasione splendida di regalare qualcosa di questo magistrale autore a qualcuno che ancora non lo conosca, facendo quindi non solo dono di un bel libro ma anche di una conoscenza che diventerà compagna a lungo. Sarà bellissimo. Mandate Zerocalcare nelle vite aride di chi ancora ne è privo.

5) Blueberry Girl
Questa cosa qui l'ha scritta il nome tutelare di questo blog, Neil Gaiman, in occasione della nascita della figlia di Tori Amos. Non ci sono neanche parole per dirlo.

6) Green Manor
Simile per estetica a quel Porto proibito che devo ancora leggere perché il mio moroso non mi presta più i suoi libri per buoni motivi, questo parla di omicidi e casi da risolvere. Lo voglio, chiaramente.

7) Strangers in Paradise
Dopo la sua incostante storia editoriale Bao se l'è presa e gli ha regalato completezza. Mi ispira in modo incredibile, i disegni mi lasciano combattuta su cosa ne penso ma non vedo l'ora di leggerlo. Si parte con un traingolo amoroso e si finisce con un semithriller su passati misteriosi.

8) Ti prego, rispondi
Dovrei detestarlo, viste le premesse e il titolo lacrimevole, eppure per qualche motivo ogni volta che lo vedo lo sfoglio, e mi ritrovo a desiderarlo. Probabilmente ci lascerò il cuore, ma non importa. L'emotività è sopravvalutata.

9) Lumberjanes
Lumberjanes è il nome del campo estivo dove stanno le cinque amiche protagoniste. Come ogni campo che si rispetti sono tormentate da mostri e creature misteriose, e devono cavarsela il giusto per tornare a casa sane e salve. I disegni mi piacciono moltissimo, è un progetto tutto al femminile che mi ispira moltissimo e che vorrei davvero leggere.

10) I segreti di Burden Hill
Amatissimo da Neil Amoremio Gaiman, questo fumetto parla di animali che comunicano con anime di animali e risolvono casi paranormali ed è illustrato da Sua Maestà Jill Thompson, che è la tizia che ha illustrato anche il Little Endless Storybook, quel libriccino con gli Eterni di Sandman ritratti bambini in una storia sul mio adorato cane Barnaba. Lo bramo ardentemente.

E con questo è tutto, fate un veloce saluto alle tredicesime che qua c'è roba da leggere in abbondanza.

mercoledì 22 novembre 2017

Boomstick Award 2017

16:32
In questa annata gloriosa ho finito per prendere non solo un Boomstick, che ricordiamo essere il premio più figo della rete con tanti saluti ai Macchianera Awards, ma per prendere IL Boomstick, quello assegnato da Germano, che del premio in questione è fondatore e detentore assoluto.
Io gongolo dalla contentezza e, con un ritardo che ha del ridicolo, assegno a mia volta il premio in questione a sette adorabili personcine del webbe.
Le regole le conoscete, ma le riportiamo per dovere di completezza.

quel cuoricino lì in basso mi fa morire

1 – i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
3 – i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto, o più di uno, se ne avete
4 – è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come io le ho concepite
Vi ricordo anche che le regole vanno rispettate, perché una panzata di Cavour e il relativo Bitch Please Award non scherzano mica un cazzo.

I premiati, cittadini onorari della Repubblica di Redrumia:
Il Bollalmanacco aka Erica. Perché il suo è il primo blog che ho letto e quindi le sono affezionata. Perché negli anni non si è mai snaturata, rimanendo un punto di riferimento adorabile e divertentissimo, che si muove con dimestichezza tra mille generi, dal più importante film autoriale alla peggio supercazzola senza un minimo di snobismo nè di perculo. tivibbì
Giulia, La Collezionista di Biglietti, perché è una dolciona e mi manda le gif di Duftin. 
Secondo Kara LaFayette, la mia adorata Silvia, è stata una scoperta relativamente recente rispetto a blog che seguo dall'inizio, ma è stato amore a prima vista. In mezzo a post in cui parla di cosine buffe e divertenti, da poco sforzo mentale, ci caccia postoni importantissimi su cose enormi. Uno meglio dell'altro? No, insieme la sintesi di una personalità coloratissima e piacevolissima e tanti altri superlativi assoluti.
Il buio in sala di Giuseppe non è solo un blog di recensioni cinematografiche, è il luogo che meglio di ogni altro sul web mostra come il cinema sia prima di tutto arte e sconvolgimento di sentimenti e dopo, ma solo dopo, anche tecnica. Giuseppe è bravissimo, ne sa moltissimo ed è un incanto da leggere.
Il diario di una dipendenza di Michele è uno di quei blog che leggo praticamente sempre e finisco per non commentare mai, perché sono scema. Però lo adoro, quindi gli scarico addosso montagne di affetto e anche un Boomstick, tiè.
Neanche ve lo dico che uno dei miei Boomstick va a Ilgiornodeglizombi di Lucia. Se la sua enorme competenza e il modo splendido che ha di esprimere l'amore grande che ha per certo cinema e certi nomi non fossero motivi sufficienti (e lo sono), adesso è anche diventata una piratessa. Non glielo dai un premio ad un pirata? Glielo dai, glielo dai.
Ultima ma ovviamente non per importanza è Lisa di In central perk perché ho trascurato colpevolmente il suo blog per un po', ma da che ultimamente io e lei si parla spesso soprattutto di libri sono tornata sui miei passi con la coda tra le gambe e adesso la leggo semprissimo.

A tutti e sette vagonate di cuoroni e abbraccioni volanti, ché almeno con quelli volanti non rischio di riempirvi di peli di gatti.

lunedì 20 novembre 2017

Guift Guide 2017 - Dillo con una maglietta

11:30
Ho uno stile minimal di solito. Mi piacciono i vestiti il più semplice possibile, poi al massimo ci sbatto su una collanazza da 15 kg e mi sento a posto. Però le magliette stampate, quanto mi piacciono. Certo, sono una rompiballe sul tipo di stampa che voglio, quindi internet è l'unico luogo fatato in cui trovo maglie che non siano indecenti come quelle della sezione donna di OVS.



1) Una maglia Melidé

secondo me non ci siamo capiti su quanto è splendida questa cosina qui

Le maglie di Melidè sono speciali per tanti motivi. Sono sostenibili, minimalissime e quindi eleganti da morire, a tema anche cinematografico e, volendo, personalizzabili. Quelle di Stranger Things sono adorabili, ma quella che vi ho messo in foto di It è indescrivibile. E, ultimo ma non per importanza, non sono stampate. Sono ricamate.
Non costano poco, quindi o le regalate ad una persona a cui volete davvero bene oppure, se siete in grado di ricamare (vi invidio molto, ma vi raggiungerò), possono essere d'ispirazione per un regalo diy.
Le trovate qua.

2) La maglietta di Friends.
Stradivarius, 13€, ora.

3) EMP


Emp è un regno di perdizione. Se avete tanti soldi fate quello che faremmo tutti. Se il tappetino d'ingresso con scritto It's bigger on the inside non vi cattura, cari Whovian, c'è la sempre attualissima felpa Tardis che metterei ogni singolo giorno che le divinità mi lasciano su questa Terra infelice.

4) Vedo la gente Joy Division


Se non li seguite su facebook fate male. Se volete invece indurre qualcuno a seguirli perché non farlo con una maglietta pazzesca? Le coppie sono tutte pazzesche e io rido come una dannata. Dai fratelli Gallagher per l'amica stuck in the '90s, a Maria e Maurizio Costanzo per l'amante del trash, quelle cinematografiche sono francamente stupende.
Le trovate qui.

Io mi comprerò quella di Wes, ovviamente, ma guardate che Furio e Magda sono esagerati, esagerati vi dico.





Stavolta la selezione è stata breve perché la soluzione migliore per me è sempre pescare un tema caro e andare sul sicuro. La mia maglietta di Jaws è uno dei miei beni più preziosi e la custodisco con infinito amore.


venerdì 17 novembre 2017

Di quella volta che una sconosciuta mi ha consigliato Shantaram

16:46
Ero nel mio solito posticino dei libri usati con Erre. In una delle claustrofobiche corsie mi blocco in preda ad una crisi profonda. Ho in mano due libri: Shantaram e Il petalo cremisi e il bianco. Io le decisioni non le so prendere quindi conitnuavo a chiedere a Erre: 'Faber o Shantaram?' Credo che alla fine lui avrebbe usato la violenza se non fosse intervenuta una ragazza, che guardava i libri nella nostra stessa corsia.
Mi dice:
'Shantaram, assolutamente, tanto te lo leggi in una settimana.'
(NDR: è lungo più di 1100 pagine.)
Quando qualcuno prende le decisioni per me io sono solo che contenta quindi ho preso il libro tutta feliciona e mi sono diretta in cassa. Euro due e cinquanta. Non finirò mai di combattere la mia battaglia pro libri usati, mai.
Una settimana non ce l'ho messa, ma solo perché ho deliberatamente prolungato l'esperienza di lettura migliore dell'anno.


La storia è quella di Lin, un evaso australiano. Condannato a 20 anni di carcere per rapina a mano armata riesce ad evadere e finisce a Bombay. La sua dovrebbe essere solo una tappa all'interno della sua fuga, ma qualcosa nella città lo convince a restare. Inizia così un viaggio che, nato per condurlo alla libertà, gli regalerà invece radici insperate.
Così, buttata lì in questo modo poco curato, la trama mi aveva portato a stare lontana da questo libro per anni, non me ne fregava niente.
Come sempre sbagliavo.
Ne voglio, però, parlare per punti.

L'India
Se c'è un paese nel mondo la cui iconografia è radicata nella mente della collettività questo è l'India. Basta nominarla e chiudere gli occhi per avere bene impressi i colori, i profumi, gli abiti che la caratterizzano. I media ci hanno aiutato tanto a creare questa immagine così chiara e netta.
Il romanzo di Roberts fa un passo oltre. Giocando con le nostre conoscenze pregresse, ci prende per mano e ci trascina in ogni via che percorre, approfondendola. Insieme a quello che dell'India conosciamo già ci aiuta a conoscerne anche il lato meno turistico. La sporcizia, la povertà, la lebbra. Attraverso i suoi occhi ci mostra ogni singolo aspetto di un paese strepitosamente caratteristico. Senza una ricerca stilistica eccessiva, con uno stile asciuttissimo e senza un uso esagerato (tipo il mio, coff coff) di aggettivi. Non gli servono. L'esperienza di lettura si rivela totalizzante, in un modo che non mi accadeva da tantissimo tempo. Si solleva lo sguardo dal libro e serve qualche secondo per ricordarsi che siamo in occidente. L'India è la protagonista di un viaggio estremo nei meandri di un Paese che sembra così noto a tutti e che invece va ben oltre i ballettini di Bollywood. Leggere Shantaram è un viaggio tridimensionale e avvolgente. Non è un libro che si posa facilmente, non si rinuncia mai del tutto all'atmosfera caldissima che ci pervade durante la lettura. Da tantissimo non mi sentivo così profondamente inserita in un contesto grazie alla narrazione altrui.

Le persone
Quando Lin mette piede a Bombay incontra dei turisti tedeschi in cerca di hotel economici e droga facile. Li asseconda, per entrare senza farsi notare. È pur sempre un fuggitivo. La seconda persona che incontra, però, è Prabaker, e Prabaker è la vera rivoluzione della sua vita. L'accoglienza strepitosa che gli viene riservata non guarda in faccia nessuna. È sfacciata, invadente, calorosa. La parte di Prabu che viene raccontata per tutto il romanzo è il sorriso. Prabu è povero in canna e vive di piccola criminalità, ma ha un cuore grande così. Oh, che frase banale, Mari, direte voi. E invece. Prabu apre letteralmente le porte di casa sua per accogliere uno straniero. Gli offre la sua famiglia, il suo cibo, il suo lavoro. Sapete cosa gli dà Lin in cambio? Niente, se non una mente aperta. Arrivato in città Lin si è schiuso su Bombay, assorbendo come una spugna quanto lo circondava. Lingua, usi, abiti, stile. Nel giro di qualche settimana non solo si è ritrovato a vivere in uno slum, un piccolo quartiere abusivo di baracche, in cui si è ritrovato a casa. Le persone intorno a lui non hanno storto il naso nemmeno per un istante, ma si sono piuttosto private di un bene primario come l'acqua calda per aiutare lo straniero che parla la loro lingua. Lin non ha potuto far altro che osservare come la vita insieme sia fatta principalmente di aiuto. Ciò che è mio è tuo, ciò che ha aiutato me adesso può aiutare te. Lin ha visto persone stanche e affaticate dalla miseria delle proprie condizioni lavorare ossessivamente per proteggersi a vicenda, li ha visti fare squadra per il benessere comune e ha fatto la cosa più difficile di tutte: si è adeguato. È diventato la persona che ha visto gli altri essere.
In questo caso, non c'è complimento più grande.

L'etica
Questo è, per me, il vero punto principale del romanzo. Lin ci viene presentato fin dalle prime pagine come un criminale. Evaso, ex eroinomane a cui è stata portata via la figlia, incurante del pericolo e della legalità. Arriva a Bombay e non sta per un giorno solo lontano dall'illegalità. Si fa beffe delle norme, e se all'inizio del romanzo si limita ad aggirarle leggermente, finisce per diventare vero e proprio membro della criminalità organizzata.
Nella mia militaresca bigottaggine in tal senso, pensavo che sarei finita a destarlo, sto Lin. Lo dico puntando i piedi ogni volta che parlo di quella ciofeca malefica di Into the wild. Qua la situazione è ben diversa: in un Paese che vive in estrema povertà le persone cercano di sopravvivere come possono, spesso girando vagamente intorno alla legge dello Stato.
Nello stesso tempo, però, sono proprio quelle persone che curano gratuitamente i malati che gli ospedali di quello stesso Stato rifiutano, sono quelle persone che guardano in faccia i lebbrosi e li chiamano per nome, sono quelle persone che in vista dei monsoni si tirano su le maniche, sfidano la fatica e sistemano baracche che non sono le loro, sono gli stessi che fanno squadra per proteggere la donna maltrattata dal marito e che usano la pace come metodo di giustizia principale.
Certo, sono anche gli stessi che ti ammazzano per un incidente stradale, ma oh, viste le premesse, io mi astengo dal giudizio.
E forse, ma dico forse, il punto di quel Lucius Malfoy di Gregory David Roberts era proprio questo.

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