2024 in trimestri: episodio 2
Mari.
16:27
Sono passati tre mesi dall'ultima volta in cui sono passata di qui, ma questo periodico appuntamento in cui raccontare le cose di cui ho fruito mi piace sempre e mi aiuta a tenere il punto sulle cose.
Prendete qualcosa da mangiare, perché sarà lunga!
Foto di Zoltan Tasi su Unsplash |
Horror dell'anno
È già dalla fine dello scorso anno che si respira un'atmosfera ottima, nella horror community. Le uscite del 2024, infatti, erano già in partenza molto stimolanti e mano a mano che riesco a metterci su le mani ne trovo conferma: mi spingo a dire che è l'annata migliore dal 2018.
In questo secondo trimestre ho visto un po' delle uscite più interessanti e ancora nulla mi ha delusa. I due episodi monastici, Immaculate e The First Omen sono stati sorprendenti. Ero piuttosto scettica su entrambi per ragioni diverse e invece mi hanno scombussolata. Sono i migliori horror religiosi degli ultimi anni, con il secondo che ha scavalcato ogni aspettativa e si è rivelato un film sinceramente spaventoso e molto pessimista, e il primo che ha praticamente messo in croce le mie certezze e si è piazzato immediatamente come una delle visioni migliori del decennio: è spudorato, eccessivo, potente. L'ho amato con passione ardente.
È anche vero che il 2024 ci sta graziando con uscite sorprendenti come l'adorato Late Night with the Devil, coraggioso, spaventoso e coinvolgente, ma anche il delizioso Abigail, conferma - non necessaria ma certo gradita - che quelle dei Radio Silence sono voci interessanti e talentuose.
L'indie non è stato certo da meno, perché con l'angosciante Stopmotion - importante analisi della relazione tra identità e lavoro creativo - si è dimostrato fetta significativa del discorso sull'horror contemporaneo. Sono molto entusiasta di come sta procedendo questo 2024, ci aspettano mesi gloriosi.
Horror non dell'anno
In un weekend di pioggia ho finalmente recuperato Shirley, ispirato alla vita della divina Jackson, e me ne sono innamorata. È un film che parla di passione: per l'arte, per la scrittura, per il corpo, per una coinquilina. Nel suo essere così pacato riesce a comunicare la tempesta dei sentimenti e il tormento dell'anima. È un film incredibile in cui, come suo solito, Elizabeth Moss risplende.
Non horror dell'anno
Se è vero che nel cinema di genere stiamo assistendo a un momento davvero eccellente, lo è altrettanto che anche il cinema tutto è in una fase che lascia incantati.
Ho recuperato in questi tre mesi alcuni film di una bellezza così grande da lasciarmi come una bambina che scopre le giostre per la prima volta. È il caso di film delicati ma con la potenza di un'ariete come La zona d'interesse e Estranei, che visti a poca distanza uno dall'altro mi hanno ricordato che anche il cinema è un'arma da manipolarsi con cautela. Ammetto che tra i due è il secondo ad avermi conquistata, però: ha un modo così raffinato di parlare di dolore e dei luoghi dell'anima in cui ci rifugiamo per farlo tacere un po' che forse non lo avevo mai visto prima. Certo, poi arriva il finale e di sicuro io non l'ho accolto come una principessa per bene, perché quando piango così tanto poi divento un'ameba paglierina, ma non c'è istante in cui non ne sia valsa la pena.
Ben più adrenalinici, ma non per questo meno commoventi, due dei film più belli non dell'anno, ma della vita: Furiosa e Civil War. Il film di Miller mi è piaciuto ancora più di Fury Road, perché questa storia di vendetta che non si premura di rassicurare nessuno con un percorso di crescita e maturazione ma che è solo guidata da rancore e risentimento mi ha fatto sognare. In un mondo di film che ci dicono che il male aiuta a crescere e migliorare, ho trovato molto più conforto nella rabbia di Furiosa, che vuole solo sfogare un immenso dolore senza che qualcuno le faccia la paternale per questo. L'ho amato da impazzire. Meno testosteronico, come dice la mia amica Ilaria, ma non per questo meno bello, il nuovo film di Garland, che parla di guerra e mondo alla deriva raccontando la necessità della testimonianza. L'ho trovato unico, mi ha incantata.
Videogiochi
Ho giocato molto in questi tre mesi e tutti i giochi, in un modo o nell'altro, ne sono valsi la pena.
Il più godurioso è stato sicuramente Have a nice death, in cui si interpreta una piccola Morte in pieno burnout lavorativo, che deve affrontare stagisti, sindacalisti e lavativi, armata solo di un'ascia e qualche caffè. Lo amo tantissimo e mi diverte come una m a t t a.
Il più dolce è stato Gone Home, in cui si cercano tracce della propria famiglia che non è a casa e si ripercorre attraverso i loro ricordi l'anno che si è passato lontane. È ambientato negli anni 90 e le band pop punk femministe non sono solo la colonna sonora ma anche parte dell'ambiente in cui uno dei personaggi si muove e cresce, sviluppando una sensibilità femminista che è stato incantevole trovare sullo schermo. Bellissimo.
Il più serio invece A Plague Tale, che ho giocato insieme a Erre per manifesta incapacità ma che ci è piaciuto tanto: ambientazione medievale, epidemia, alchemia e topini arrabbiatissimi ci hanno accompagnato nel percorso che abbiamo fatto insieme ai due fratellini protagonisti e ai loro amici trovati in viaggio. Ha qualche sequenza un po' frenetica che da sola non avrei mai superato ma l'atmosfera è molto intrigante e la vicenda appassionante. E poi si prendono a sassate gli inquisitori. Davvero bello.
Serie Tv
Sebbene come tutti sia finita nella fissa Baby Reindeer, non è stata lei la mia serie del trimestre. Bella lo è, e moltissimo, ma purtroppo casa Redrumia è finita in una fissa ben maggiore: Buffy.
Non l'avevo mai vista per intero e abbiamo deciso di approfittarne ora che è su Disney+, e sebbene immaginavo mi sarebbe piaciuta per via della mia ossessione per i teen horror, mai avrei pensato di finire sotto un treno di tale portata. Non parlerei che di Buffy, non penso che a Buffy, le mie giornate ruotano intorno al momento in cui vedere il prossimo episodio di Buffy. Ne riparliamo appena la finisco perché tutta questa ossessione dovrà finire in un post.
Letture
Ho letto molto meno dei miei standard in questo trimestre, ma non sono mancate letture molto significative. Due sono state parte del mio progetto Dark Ladies: su instagram, infatti, dedico una diretta al mese ad un romanzo di genere scritto da una donna e le DL di aprile e maggio sono state pazzesche. Mantide, di Julia Armfield, è una raccolta di racconti che esplora l'esperienza femminile da diversi punti di vista, e nello specifico approfondisce i cambiamenti del corpo e i diversi momenti dell'amore. L'ho trovata uno specchio sincero sul mondo femminile, che non ha paura di esplorarne anche gli aspetti meno gradevoli e che si presta secondo me come testo da regalare alle giovani donne che ancora si muovono nel mondo frastornate dai suoi mille cambiamenti. L'altro è La luce del sole, ultimo romanzo di Octavia Butler, in questo testo alle prese con una giovane vampira che in seguito ad una grave amnesia deve ricostruire la propria storia e riscoprire le proprie origini. Non ha solo una lore dei vampiri splendida, diversa da tutte quelle che avete letto finora, ma - come il caso precedente - parla di scoperta di sè, di esplorazione del mondo, di come fare a imporsi su chi crede di sapere meglio di noi che cosa sia il nostro bene. Un romanzo splendido.
Ultimo ma non per importanza La crociera, di Lara Williams, che a sua volta parla di identità: quella che comincia a mancare quando si finisce a lavorare su una nave da crociera. Gli abiti sono brandizzati e tutti uguali, il lavoro da svolgere è deciso da altri, il tempo da dedicare alle attività è deciso da altri, fino a che della propria individualità non rimane niente. È la storia di una donna che ha un cos' grande bisogno di scappare che non riesce a fermarsi neppure quando la fuga è quella da se stessa. Davvero un lavoro bellissimo.
IRL
Sebbene le complicazioni dei mesi scorsi non siano certo finite, ho anche cose positive di cui parlare.
Da marzo non lavoro più: in seguito a circostanze molto complesse nella vita privata e lavorativa ho accolto la proposta di Erre di prendermi qualche mese di pausa. È un privilegio immenso di cui non sarò mai grata a sufficienza. Sto approfittando di questa pausa per vivere la vita dei miei sogni: mi occupo di cinema tutto il giorno, sui social, in live streaming e scrivendo cose che spero vedano presto la luce. Ho scoperto che scrivere saggistica mi appassiona più di scrivere narrativa, cosa che avevo sempre pensato sarebbe stata la mia sola passione, e a questa nuova scoperta sto dedicando tutto il mio tempo. Sto studiando, scrivendo e studiando ancora, e non conosco gratificazione più grande. È un sogno e un privilegio.
Nel marasma di una quotidianità che non mi ha permesso di allontanarmi da casa a lungo siamo comunque riusciti a ritagliarci due giorni toscani a cui penso con grande affetto: un'oasi di pace nel caos.
Nuovi Incubi prosegue con una stagione che ci ha portato crescita, soddisfazione e soprattutto riflessione: episodi complessi come quelli su Flanagan e la sua opera sono stati fondamentali per me in un momento in cui avevo bisogno di riflettere sulla mia storia e il mio presente. Sono molto grata anche di questo.
La mia vita continua a ballare su assi instabili agitate da venti di tempesta, ma sempre più spesso mi sembra di vedere piccoli sprazzi di luce tra le nuvole e riuscire a riconoscerli è il progresso più grande che potessi fare.
Buona estate a tutti!