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martedì 20 agosto 2013

Il labirinto del fauno

18:25
(2006, Guillermo del Toro)



CONTIENE UNO SPOILER GRANDE COME UNA CASA.

Essere appassionati di Cinema può essere molto, molto impegnativo.
Perchè ci sono in ballo i sentimenti: quelli di chi gira, di chi recita, ma soprattutto quelli di chi guarda. E certe volte un film può prenderti il cuore e semplicemente farlo a pezzi.
Poi, per carità, altri film sono una medicina per l'anima, alcuni possono essere dei simpatici passatempo e alcuni degli enigmi.

Ma Il labirinto del fauno è più di tutto ciò.

Spagna, 1944. La guerra civile è in dirittura d'arrivo, e la piccola Ofelia con la madre si sta trasferendo dal nuovo patrigno, il Capitano. Qui incontrerà il Fauno, che le rivelerà la sua vera identità: lei è in realtà una principessa di un regno sotterraneo, 'dove la bugia e il dolore non hanno significato'. Il suo vero padre la sta cercando da tempo, e lei dovrà superare tre prove per dimostrare di essere veramente la principessa.

Ricapitolando: ci sono una guerra, uno Stronzo di dimensioni intergalattiche e una bambina, che deve sopravvivere a tutto questo con l'aiuto di una madre che la vorrebbe già adulta e matura. Ad inizio film le dice che è 'un po' cresciuta per queste sciocchezze'.
E invece no, santo cielo, no. La sua mente è strabiliante, le permette di tutelarsi come la madre non può fare. Vede uno scarafaggione e non urla dallo schifo (come farei io), no, lei lo insegue, perchè ci vede una fata. [Però, Guilly, la prossima volta basta bestiacce, ok? Per favore.]
E da quella fata nasce un mondo. Un rospone che impedisce ad una pianta di fiorire, un mostro senza occhi, un regno intero che aspetta solo lei. È troppo facile aspettare dal cielo di diventare una principessa, e comunque William se lo sono già preso. Ofelia sa di essere una principessa e lo diventa. Chi se ne importa se lo diventa solo nella sua mente? È una principessa, punto.



Una principessa aiutata nel raggiungimento del suo scopo da un tizio che, insomma, non è che ispiri propriamente fiducia. Il Fauno. Prima di tutto lasciatemi dire che alla faccia se è fatto bene. Dal punto di vista esteriore, prima di tutto. Bello, bello, bello. Nel suo essere fauno, e lo sappiamo che notoriamente non son belli come gli elfi, per dire. E poi è pieno di carisma. Perchè fino alla fine non sappiamo bene che idea farci di lui. È buono? È cattivo? Ad ogni sua apparizione il suo atteggiamento cambia, lasciando sconcertati noi, figuriamoci Ofelia.


In giro ho letto di molti che hanno definito il film una 'favola nera'. Io non sono molto d'accordo, perchè Il labirinto del fauno non ha nulla del favolesco, trasuda realtà. La mente di un bambino può viaggiare fino all'altra parte del mondo, fino a dimensioni parallele, ma al primo cambio d'inquadratura la vita reale ricompare, spezzando il nostro sogno di vedere la piccola scappare dai 'veri' genitori. Al primo cambio d'inquadratura ecco gli spari, i cavalli, le torture nella dispensa, quella musica mentre il Capitano si rade. Sembra quasi impossibile concepire che la bambina possa aver sentito quello che sentivamo noi, le urla, le minacce, la paura.

Il finale, soprattutto, ci mostra come le favole per gli adulti non esistano. Non importa come e quanto lei abbia sognato, questo non l'ha aiutata a scappare realmente da quel campo, non l'ha aiutata sul serio a nascondersi. È morta comunque.
Però sorrideva, perchè fino all'ultimo istante la sua fantasia non l'ha lasciata, ha continuato a proteggerla dal dolore.

Avete presente gli occhi dei gatti? Quando c'è luce le pupille sono strette, a mò di protezione, ma di notte si ingrandiscono, come se il buio nascondesse qualcosa che solo a loro è concesso vedere. Gli occhi dei bambini sono sempre come quelli dei gatti di notte. Sempre spalancati sulle continue sorprese, sempre pronti a vedere qualcosa che a noi è nascosto. Con le pupille dilatate dalla curiosità, o dall'entusiasmo. La piccola Ivana Baquero ha conservato questo sguardo per tutto il film, in un modo talmente spontaneo e appassionato che quando recitava in scene più cupe era un dolore vederle perdere quello sguardo sul mondo.

D'altro canto, bisogna ammettere che anche la parte dello Stronzo a Sergi Lopez è venuta molto bene.
Non c'è buonismo, non c'è clemenza. Il mondo A VOLTE fa schifo e Del Toro ce l'ha mostrato.



Ma ci ha mostrato anche l'altro lato della medaglia. E cioè che l'amore sa fare grandi cose. Ti dà il coraggio di rimanere a lavorare dal nemico solo per aiutare tuo fratello, ti dà la forza di credere nei tuoi ideali nonostante tutto, ti lega ad una bambina che nemmeno conosci ma che proteggi fino al limite dell'impossibile, ti dà la follia che serve per sposare un uomo che non ami (e che è pure Stronzo) per dare a tua figlia una vita che pensi sia migliore, o quantomeno sicura.

Alla fine si capisce quanto Il labirinto del fauno sia un gran film d'Amore. E io non sarò mai abbastanza cresciuta da smettere di credere in queste 'sciocchezze'.


domenica 19 maggio 2013

La Casa, Fede Alvarez

09:50

Titolo originale: Evil dead

Anno: 2013

Durata: 91

Trailer:



Lo sentite l'Halleluia di Handel risuonare nell'aere?

Se non lo sentite, sentitelo.





Mi sento come il dottor Frankenstin che strilla che SI. PUò. FARE.

Ho convinto Erre (graziegrazieamoreseiunameravigliagrazietiamounsacco) a portarmi a vedere Evil Dead.

E sì, ci sono riuscita solo DOPO la fine della Festa del Cinema, quindi me lo sono anche pagata a prezzo intero.
Ma va benissimo, gli avrei anche dato 10 euro, mi bastava riuscire a entrare finalmente in quella caspita di sala a coprirmi gli occhi davanti alla quantità (che sono quasi certa sia illegale in almeno 4 paesi del Sud-Est asiatico) di sangue che sapevo mi avrebbe fatto compagnia per quell'ora e mezza.

Lo so che la trama la sapete tutti quanti perchè maledetti ci siete andati prima di me, ma eccola comunque.



Mia è una tossicodipendente che nel suo processo di disintossicazione trascorre un fine settimana con il fratello e alcuni amici. Giunti sul posto, guidati da uno strano odore, scendono nella cantina dell'abitazione, dove troveranno uno strano libro da cui uno degli amici legge un brano. Purtroppo, questo brano risveglierà qualcosa di non proprio ospitale. . .

Avevo letto le recensioni di vari 'colleghi' blogger, quindi sono entrata in sala sapendo esattamente a cosa sarei andata incontro: un film buono, per qualcuno molto buono, non all'altezza dell'originale ma era chiaro da principio che l'originale era materiale irraggiungibile, graziealpiffero.
Non ne sono uscita delusa, da questo punto di vista.
Le stesse sensazioni che avete avuto voi, le ho avuto anche io, ed ecco i motivi.



Mi è piaciuto il fatto che per tutta la durata si sia strizzato l'occhio al vecchio (in senso strettamente anagrafico, non offenderti piccino che per me sei giovanissimo) film senza però eccedere. Sembrava che Alvarez dicesse: 'Vedi? Ti cito, ti ricordo, ti amo, ma devo tagliare il cordone ombelicale e fare qualcosa di diverso!'
Apprezzato.
Insomma, io i remake non li tollero. Quindi se proprio me lo devi fare perchè se non lo fai rischi la prematura dipartita, almeno dimostrami che il film che stai 'rifacendo' ti piace molto. E la sensazione che ho avuto è che la passione si sentisse.

L'introduzione della questione droga è stata una mossa intelligente. Perchè non so se avete visto (ma sicuramente sì, devo smettere di sottovalutare il genere umano) 'Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino', ma le scene di astinenza si prestano che è un piacere a tutta la serie di fraintendimenti iniziali astinenza/possessione. Così come si presta a riflessioni più profonde del tipo 'la droga è come un demone che si impossessa di te e della tua vita' ecc ecc, che però io non faccio.

E gnente, siamo arrivati al punto in cui l'amico quello antipatico (ma mai quanto la squinzia bionda santo il cielo) legge le formule sul libro e risveglia il demone. Da qui partono tante di quelle scene splatter, ma tante, che non c'era un attimo di respiro, o chiudevi gli occhi tutto il film o te le sorbivi tutte quante. Scelta obbligata, la seconda.

Pare chiaro che sono quelle, ciò in cui si è investito. Ed è stato un buon investimento, perchè la loro porca figura la fanno e danno al film un tono assai più cattivo del film di Raimi (anche se le dita negli occhi a Scott restano imbattute).

E il finale, TUTTO QUEL SANGUE. Sam, in un'altra vita apri una fabbrica di sangue finto, o producitelo da solo adesso e caccialo in tutti i film che produci, così ci fai ancora più soldi. Nel caso, assumimi.

Un'altra cosa che ho notato è stato il fatto che molte recensioni che ho letto descrivono La casa come un film molto serio e serioso, ma io un paio di grasse risate me le sono fatte eh. Manca completamente quell'atmosfera quasi demenziale della prima trilogia (L'armata delle tenebre manco sfiorata, per dire) ed è cosa buona e giusta perchè sono prodotti diversi, ma. . . Eric è scivolato sulla lingua che Olivia si era appena tagliata! È disgustosamente ridicolissimo!

Non faccio altri esempi per evitare lo spoiler, ma insomma, ci siamo capiti.



Siamo arrivati al punto in cui dico cosa non mi è piaciuto.

Quando ho letto che tra gli sceneggiatori c'era Diablo Cody mi sono un po' cascate le braccia perchè da lei mi aspetto battute pungenti, sarcasmo, frasi brillanti, che qui non ho trovato. Anzi, per quanto mi riguarda credo che avrebbero anche potuto starsene zitti tutto il tempo.

E siamo tutti d'accordo che la questione della mamma pazza era tranquillamente evitabile vero?

Quello che mi dispiace è che alla fine il film non faceva paura. Faceva disgustare (se solo ripenso ad una delle scene finali sento tutte le cellule del mio polso che urlano disperate), faceva fare qualche sano saltello sulla sedia, ma non faceva Paura.


Ma se io un giorno dovessi mettermi a girare un remake (e non accadrà), che guardacaso sarebbe anche il mio primo film, e mi uscisse come è uscito ad Alvarez questo Evil Dead, io sarei MOLTO fiera di me.





(Amisci, offtopic. Mi potete spiegare il motivo per cui il mio pc è da almeno un mese che non mi fa aprire il blog di Mr Ford?)


giovedì 9 maggio 2013

Non solo horror: Dirty Dancing

11:36

Ciao a tutti,

io mi chiamo Mari, e ho 2 anni e mezzo.
La mia mamma sta facendo i mestieri e io sono in casa, davanti alla tv. La sento rientrare e sbraitare a mio papà di accendere il registratore, che in tele sta per iniziare Dortidensin.

Eh?

Mamma, non ho capito.

Niente amore, c'è un film alla tele che mi piace tanto e ho chiesto al papà di registrarmelo.

Che film è?

Dortidensin.

Ma cosa vuol dire? Non ho capito.

Quante domande Marika, guarda e basta.

Ma fia.

Alla fine l'ho guardato, il film. E mi è piaciuto tanto, perchè ballavano tanto e lei aveva una vestina bellina e lui l'ha tirata su in alto, che omone forte. E poi l'ho guardato ancora, e poi ancora, e poi ancora, e poi ancora. Fino a che la cassetta si è rotta.
Ma come mi piaceva. Talmente tanto che la mamma mi ha comprato una vestina uguale a quella di Bebi. E che volevo farmi tirare su in alto anche io come lei da mio papà.
Guardatelo tutti, è bellissimo.





Ciao a tutti,

mi chiamo Mari e ho 22 anni.

Nutro una gran passione per il cinema, con una predilezione per il genere horror. Ma amo particolarmente anche i musical e i film musicali.

Il perchè, l'avrete capito.

Dirty Dancing è stato la mia infanzia, la mia preadolescenza, la mia adolescenza ed è il mio presente. È, semplicemente, il mio film.
Dirty Dancing è il film che mi ha reso terribilmente e vergognosamente romanticissima. Mi ha fatto credere (piccola illusa) che ci sarà sempre il lieto fine, che l'uomo che ti ama torna sempre indietro, e che tutte noi siamo Baby e che nessuno può metterci in un angolo.
Mi ha lasciato l'illusione che lo strafigo si può innamorare della bruttina e che la stragnocca non è sempre felice.
Mi ha fatto superare una brutta rottura.
Mi ha fatto capire che i genitori sono umani e a volte, molto semplicemente, non capiscono. Anche se sono i genitori della persona di cui sei innamorato. O innamorata. Ma mi ha anche lasciato l'illusione che possono sempre cambiare idea.
E che comunque la loro opinione non è sempre fondamentale a far andar bene le cose, se this love was meant to be.
Mi ha insegnato che bisogna aiutare gli altri senza preoccuparsi delle conseguenze.
E quando si arriva alla fine, quando Baby resta da sola sul palco e lui dalle quinte le lancia quello sguardo, sento un'emozione incredibile, ogni volta. Non so se è il fatto che questo film mi ha accompagnata per tutta la vita. Ma partono le note dell'ultimo brano, e tutto quello a cui sto pensando sparisce nella magia.
Dirty Dancing è il film che ha fatto nascere la mia passione per gli uomini con la camicia nera. Nessuno, nessuno al mondo, porterà mai una camicia nera come l'ha saputa portare Patrick Swayze durante la coreografia finale. (Ma, Erre, io non ho assolutamente nulla di cui lamentarmi, anzi...!) Al di là, poi, dell'evidente fatto che qualsiasi donna del mondo, al gesto di lui di chiamarla col dito, sia caduta inesorabilmente innamorata di uno degli uomini più belli che si siano mai visti. Prima di ogni Channing Tatum, Swayze cominciava a ballare e tutte quante a morire.
E come si guardavano, lui e la Jennifer Grey!
Quanto mi fa sospirare, ogni volta.
So per certo che non saprei scrivere una recensione di questo film, perchè non potrei mai parlarne con oggettività.
Film banale? La solita storiella d'amore?
Nah.
Per me è, e sarà sempre, perfetto così.



lunedì 29 aprile 2013

Session 9, Brad Anderson

20:50

Titolo originale: Session 9

Anno: 2001

Durata: 100 min

Trailer:



Alzi la mano chi ha guardato il trailer e non ha cantato WHOOOOOOOOOOOAREYOUUU UHUH UHUH.

Il motivo principale per vedersi Session 9 è chiaramente il superyeah Caruso.
 
Che conferma la sua figaggine genetica interpretando qui Phil. Il sior Phil lavora per la ditta del sior Gordon, che vince l'appalto per l'opera di bonifica di un ex ospedale psichiatrico. L'atmosfera dei lavori non parte nel migliore dei modi, tra i colleghi i rapporti sono già logorati da questioni personali, dallo stress del lavoro e delle famiglie. La vicenda non finirà bene.

Il secondo motivo per vederlo è che è un filmone.
 
 

Si parte già con delle ottime premesse. Gli ospedali psichiatrici saranno anche stati usati fin troppo, ma il loro dovere lo fanno ancora, sono una tra i miei ambienti preferiti, hanno sempre qualcosa di affascinante. Questo, in particolare, è proprio bello. In secondo luogo, mi piacciono assai i film in cui tutto quanto ruota intorno a pochi attori. In questo caso, abbiamo solo 5 personaggi. I già citati Phil e Gordon, insieme ai colleghi Phil, Hank e Mike.
Di questi 5, non ce n'è stato uno che non mi sia piaciuto.

Ma la forza del film non sta solo nei nostri 5 eroi.

La cosa che rende Session 9 un Signor Film è che non mostra nulla. Si potrebbe tranquillamente dire che non succede niente. Eppure la noia non passa neanche per l'anticamera del cervello. Ma soprattutto, fa paura. Senza far vedere niente, e senza rivelare troppo.

C'è questa atmosfera strana, sai che qualcosa non va come dovrebbe, che non te la stanno raccontando giusta, ma non riesci mai bene ad afferrare cosa sia.

Qui è tutto minimal: pochi soldi, pochi attori, pochi luoghi, zero effetti speciali.

Eppure la sceneggiatura non crolla mai, perchè è minimal pure lei. Mai sguaiata, mai eccessiva. E finalmente si vede un film dove non necessariamente i personaggi sono tutti amici. Oh, lè, sdoganiamola sta cosa. Che tante volte la sfiga ti piglia anche quando sei con qualcuno che ti sta sulle balle.
 
 

Su due linee narrative parallele troviamo quindi la vicenda dei 5 operai e quella di Mary, una bambina paziente dell'ospedale, la cui storia ci viene narrata attraverso le registrazioni delle sue sedute psichiatriche. Mattonna, se è interessante.

Il tutto condito con non pochi riferimenti al mio sommo amore Shining.

Mi si conquista con poco.










mercoledì 24 aprile 2013

Maripensiero: Tim Curry

15:44
Non fate i fighi con me, io lo so.
Lo so che tutti voi che guardate i filmacci di paura sotto sotto avete una paura dannata dei pagliacci.
E so già anche a chi vorreste dare la colpa, brutti ingrati.
A lui.



Ma guardiamo in faccia la realtà.
L'uomo che ha rovinato la vostra infanzia è lui.



Colui che a dato a Pennywise l'unica faccia possibile.
Tim Curry.

Dopo qualche mese passato a straparlare di cinema sulla blogosfera, avrete capito più o meno quali sono gli attori che mi piacciono, quali tollero, quali odio e quali amo.
Curry è antrato sgomitando nella top dei miei amati.

Prima di tutto, It, ovviamente.
Film sottovalutatissimo dai giovanissimi (abuso di superlativi, pardon) che credono di guardare una stupidata e poi si ritrovano a 35 anni a non portare i figli al circo per non vedere i pagliacci. La sua faccia potrà anche essere coperta da tonnellate di trucco, ma riesce a lasciarti senza parole.

Qualche anno prima, però, faceva il tenero maggiordomo in Signori, il delitto è servito. Film che, non lasciatevi ingannare dalla limitata fantasia del titolo italiano, io avevo adorato. E in cui il nostro ha dato una prova di leggerezza inimitabile. E di una simpatia disarmante.

Insomma, l'avrete capito. La principale caratteristica che mi fa amare un attore è il trasformismo.
Il saper cancellare la propria personalità al punto da essere irriconoscibili. Il non aver paura di imbruttirsi (Charlize Theron in Moster, per dire, si è messa in gioco e ne ha tirato fuori il suo lavoro migliore, secondo me), il fatto di non volere a tutti costi il proprio bel faccino sullo schermo.
Per questo motivo spesso i più celebri non mi piacciono. George Clooney è SEMPRE George Clooney.
Ma Tim Curry è diverso. Ogni volta, ti aspetti qualcosa e lui puntualmente ne fa un'altra, ti sorprende, si prende quasi gioco della gente.
Tim Curry era un trasformista molto, molto prima che Johnny Depp (che per carità, guai a chi me lo tocca) indossasse i panni di Jack Sparrow.

E avrete già capito dove andrò a parare. Alla mia interpretazione preferita, e non solo di Curry, in generale. Parlo del Rocky Horror Picture Show.
Frank-N-Furter è poco ma sicuro il personaggio più folle, visionario, intelligente e divertente della storia del musical.
Se già il materiale di partenza era ottimo, Curry ha reso il tutto straordinario con la più grande faccia di tolla che si sia mai vista.
A partire dal più faigo tra gli ingressi in scena, con i tacchi che battono in ascensore.


Il tutto accompagnato da una vocalità inimitabile. E indimenticabile.

 
Sul serio, il fattore voce va considerato. Fondamentale. E la sua era PERFETTA per il ruolo. Non gli cambierei manco una virgola.
C'è un QUALCOSA in questa interpretazione, di non ben identificato, che lo colloca al di sopra. Ci sono gli attori, e poi c'è lui.
In uno spazio a parte, tutto suo, dove ci fa impazzire tutti quanti.








lunedì 8 aprile 2013

Non solo horror: Moulin Rouge!

13:25

Titolo originale: Moulin Rouge!

Anno: 2001

Durata: 127 min.

Trailer:



Sto per umiliarmi pubblicamente, abbiate pietà di me.
Mesi passati a scrivere che a me me piacciono assai i firm de paura, per arrivare a questo.

Alla recensione di Moulin Rouge.

Però non posso fingere che questo maledetto film non mi piaccia.
Sì, perchè lo ADORO.

Siamo a Parigi, a fine Ottocento. Ewan McGregor è Christian uno scrittore, che si trasferisce nel meraviglioso quartiere di Montmartre per dedicarsi alla sua professione respirando l'aria bohémien di quel periodo. Gli piomba in casa Toulouse, un pittore a capo di una compagnia teatrale che sta preparando uno spettacolo da presentare a Zidler, l'organizzatore degli spettacoli del celebre Moulin Rouge. In seguito a una serie di coincidenze, errori e scambi di persone, Christian conosce Satine, il 'Diamante Splendente', stella del locale. Una Nicole Kidman che non è più riuscita ad essere così bella. (Nicky, eri una gnocca da impallidirci. Chi è il chirurgo che ti ha conciata così?)



Come prosegue la vicenda, è facilmente intuibile. I due si innamorano. E si amano di quell'amore così grande, passionale, puro e giusto, che tanto stona con il contesto in cui stanno.

Cosa può fare un regista per prendere una storia così all'apparenza banale e già rimasticata in tutte le salse del mondo per trasformarla in qualcosa di così semplicemente bello come lo è questo film?

Prendere costumi meravigliosi (sono sempre femmina, i vestiti li guardo, è un difetto genetico), scenografie che creano l'atmosfera della magia, attori che anche se non sono i più uberbravi del mondo, stanno talmente bene insieme che glielo si perdona..
 
 

Ma più di tutto, un regista può prendere tante canzoni che non c'entrano un'emerita cippa l'una con l'altra, artisti che non c'entrano proprio nulla tra di loro, unirle, mixarle, trasformarle, e rendere il tutto POSSIBILE. Nessuno al mondo può unire i Kiss a Christina Aguilera con Elton John e i Massive Attack, nessuno, tranne lui.

Baz Lurhmann è un cavolo di genio indiscutibile.

Colori, suoni, vestiti, sguardi, il tutto in un'apparente caos che invece è sempre sensato e coinvolgente e ti fa venire voglia di cantare e di trovare un moroso meraviglioso quanto Christian che quanto è tenero e romantico lui nessuno mai.
Poi le romanticone vedono questi film e sbattono i denti contro la realtà, ma è un effetto collaterale.

Ma poi vogliamo discutere del fatto che in Moulin Rouge troviamo la miglior scena di gelosia che sia mai stata girata? Quando io sono gelosa (e io SONO gelosa) sono così, e mi viene da pensare a Roxanne e tutto il resto.
 

 

E, poche storie, 'Your song' è la PIù BELLA canzone d'amore che sia mai stata scritta, perchè al di là di Moulin Rouge e tutto il resto, io amo anche Elton John.
 

domenica 10 marzo 2013

The Innkeepers, Ti West

11:21

Titolo originale: The Innkeepers

Anno: 2011

Durata: 100 min.

Trailer:





'Ti West il nuovo Carpenter'

'The Innkeepers è il film più importante degli ultimi anni'

'Ecco come si fa la vera Paura'

Googlate il titolo del film, questo è quello che esce.

E io penso 'Wagadè! Che filmone deve essere!'

Lo vedo e..

AVEVANO RAGIONE.

Una cavolo di tantissima ragione.
 
 

Praticamente, gli albergatori del titolo sono Luke e Claire. L'albergo in cui lavorano è all'ultimo weekend di attività, e loro devono occuparsene nell'ultimo periodo. Nell'hotel non ci sono solo loro, ma a fargli compagnia troviamo gli ultimi ospiti e un fantasma.

Ho letto tonnellate di recensioni, la blogosfera ne è piena. Quindi questa non sarà una delle tante, perchè non voglio recensirlo. Voglio solo dirvi perchè sono certa che questo film vi piacerà.
 

  • Se amate il vintage, ricordate che questo film è di Ti West. Si respira un'atmosfera che vi piacerà da impazzirci. La carta da parati vi scioglierà.
  • Se vi intrippano le ghost story, questa fantasmina si chiama Madeline O'Malley. E io sfido chiunque di voi a trovare un nome che sia più da fantasma di questo.
  • Se siete fan dei film adrenalici, lo ringrazierete perchè vi insegnerà quanto viscida, infida e paurosa può essere la lentezza.
  • Se ammirate gli uomini con la voce grave, questo diventerà il vostro film preferito.
  • Se vi piacciono i film che ti lasciano dentro qualcosa su cui riflettere, qui avrete da strulicare bene (strulicare = far lavorare il cervello fino alla fuoriuscita del classico fumo da sforzo). In questo caso, il film vi mette di fronte alla triste realtà su come sono le persone. Tutti bravi quando si gioca e si finge, ma quando le paure diventano reali, tutti che scappano. E scapperei pur'io, sia chiaro.
  • Se siete appassionati della Sposa Cadavere. . No, non posso fare questi paragoni dai.
  • Se guardavate Summerland, scoprirete che oltre a serie tv scadenti, Sara Paxton è davvero brava.
  • Se siete i classici nerd occhialuti attacati al pc (e ai porno) proverete un'empatia pazzesca per Luke, per la sua cotta per la gnocca e per la sua paura.
  • Se siete bionde con la nomea delle svampite, vi innamorerete di Claire, della noia, della voglia di cercare qualcosa sa fare, della grande difficoltà di infilare un sacco nei cassonetti e dell'essere grandi fan di qualcuno che poi ti snobba.




Certo, se guardate il film superficialmente, probabilmente vi annoierà, e lo spegnerete.

Guardatelo bene, e vi scoprirete a titubare prima di aprire le porte.

venerdì 1 febbraio 2013

Non solo horror: Memento

16:22

Titolo originale: Memento

Anno: 2000

Durata: 119 min.

Trailer:
 
 

Basato sul racconto 'Memento mori' di Jonathan Nolan.

Un film con un titolo così bello non poteva che essere un capolavoro.

'Memento' è la storia di Leonard Shelby (un fantastico Guy Pearce), che, in seguito ad un'aggressione nella quale sua moglie perse la vita, soffre di un disturbo della memoria, a causa del quale non riesce ad assimilare nuovi ricordi, e dimentica in un paio di minuti quello gli accade. Si aiuta come può: tatuaggi, biglietti, foto..
 
 

Il suo unico obiettivo è trovare l'assassino della moglie e ucciderlo.

E sia chiaro che non parliamo di un giallo, in cui la trama ruota intorno alla ricerca dal colpevole e stop, qui si va ben oltre.

Parliamo invece di un film dove niente è quello che sembra. Cioè, lo è per un po', poi si va avanti..no, si va indietro..cioè si va avanti ma in realtà si va indietro, perchè andare indietro ti permette di andare avanti.

Si è capito?

Tu parti con le tue idee, poi te le stravolgono, poi te le ristravolgono di nuovo e alla fine capisci che avevi ragione tu ma non nel senso che intendevi tu.

Non è un film semplice.

Che poi sì invece, è semplice, semplicissimo. Ma ci vogliono due ore a capire che è semplicissimo.

E sono due ore complicate.

Due ore nelle quali ridi, sghignazzi, poi ripiombi in una valle di lacrime quando Lenny si gira nel letto e non trova la moglie, e SA di non trovarla ma ci stai male lo stesso perchè poi lui prende la macchina e 'non riesco a ricordarmi di dimenticarti' che chiunque sia un minimo umano è già lì coi fazzoletti.

Tutto questo apparente caos è difficile da tenere in piedi senza che le persone si facciano venire l'esaurimento e spengano il film. Ma si può, quando sei un cervelluto come Chris Nolan.

Ci sono due questioni a portare questo film a un livello che gli altri ciao.

Il cast è perfetto. Interpretazioni commoventi, intense, tutte quante. Non ne trovo uno che non mi sia piaciuto. Teddy, per dire. Interpretato da Joe Pantoliano. Personaggio che già di suo si rivela il più interessante, quello su cui si fa lavorare di più il cervello. Se poi lo dai in mano a un professionista che qui si rivela così capace, il gioco è fatto. Esce il capolavoro.
 

Ma poi quanto intrippano questi film in cui non capisci per chi devi fare il tifo, in cui ti si fonde il cervello nel tentativo di comprendere quale sia la verità, quale personaggio sia quello che ti sta fregando. Ma tanto, sia chiaro che nessuno lo capisce del tutto. Fino a che non è finito il film, e tutte le questioni sollevate si risolvono, si concludono. Anche se ovviamente si erano già concluse prima, è che a noi è dato saperlo solo alla fine.
 
 

Potrebbe essere un film come tanti, ma il fatto che la storia ci sia presentata esattamente come nei ricordi di Leonard lo rende talmente intenso, riflessivo, intimo, che una volta finito, il tuo cuore rimane lì. E non parlo di quella commozione facile come quando muore Charlie di Lost. Che già lì lacrime a non finire. Qui è proprio il dolore che si può toccare con mano. Alcune scene sono strazianti.

La conclusione è che nei geni della famiglia Nolan deve esserci qualcosa che noi non abbiamo.

O forse dipende da quello che gli dava da mangiare mamma Nolan.





(Lo so che con Inception ha riprovato a fare la magia. E Inception è un bel film, davvero. Ma qui siamo su un altro mondo, i paragoni sono impietosi.)

giovedì 3 gennaio 2013

Carrie, lo sguardo di Satana, Brian DePalma

10:49

Titolo originale: Carrie

Anno: 1976

Durata: 106 min.

Trailer:



Quando si dice sguardo che uccide.
 
Il primo post dell'anno nuovo non poteva che essere un film supercult, un immancabile.

Carrie è una liceale piena di problemi. Primo tra tutti la madre, una fanatica religiosa. Come se non fosse sufficiente, è vittima del bullismo dei compagni di scuola. In mezzo a questa vita felice ci sta anche il fatto che è dotata di poteri telecinetici.

Come mi ha inquietata questo film, pochi altri. Quasi nessuno.

E come mi è piaciuta Sissi Spacek nella parte di Carrie, poche altre attrici.
 
 

Il film inizia col mostrare le scene di violenza della madre e di bullismo da parte dei compagni. Carrie affronta questa situazioni da vittima, a testa china, senza reagire, coperta dai capelli e dalle lentiggini. Ed è bravissima la Spacek, sul serio, per tutta la prima parte del film è stremita (trad. dal dialetto cremonese: spaventata, intimorita), talmente succube dei suoi problemi che vorresti scuoterla per dirle di reagire. Fino a quando lei reagisce e tu vorresti dirle: 'Ecco, magari non così tanto.'

Il film è quindi diviso in due parti, 'Carrie succube' e 'Carrie era meglio non prenderla in giro'.

In entrambi i momenti l'attrice è stata talmente intensa e credibile che solo i suoi occhi spalancati mi hanno fatto paura. Questo è un altro punto di forza della pellicola. Non ci sono azzardi e cose palesemente assurde, niente formule magiche, niente strane gesticolazioni. Lei spalanca gli occhi, li tiene sgranatissimi, e succede il finimondo.

Ma una cosa volutamente esageratissima c'era ed era Margareth White, meglio nota come la mamma pazza. Interpretata magistralmente da una grandiosa Piper Laurie, la signora White è una fanatica religiosa, ma di quelle che fanno più paura loro che non quel vecchio burlone di Satana che ci sta dietro. Talmente fanatica che picchia la figlia che poraccia le sono appena venute le sue cose e sta malissimo e sta scema pensa che adesso sia peccatrice. Il vero peccato qui è il mal di pancia. Talmente fanatica che rinchiude la figlia in uno sgabuzzino a pregare e si tira i capelli dalla disperazione quando questa si prepara al ballo della scuola. Talmente fanatica che vede come rosso un vestito rosa chiaro.
 
 

Oltre a due attrici che da sole porterebbero il film ad un livello superiore, ci sono anche un'attenzione ai dettagli che lo rende perfetto (l''Ultima cena' dietro al tavolo dell'ultima cena, una meraviglia), dialoghi mai esagerati, ma con certe uscite della madre che fanno scompisciare e che sottolineano l'aspetto parodistico del personaggio ('I brufoli sono il modo del Signore per mantenerti casta'), la faccia di tolla del giovane Travolta che non si smentisce mai, i capelli di Tommy Ross che gli manca solo il ciuffo rosso per essere Mirko di Kiss me Licia, quel Gesù (e va bene, è San Sebastiano. Ma fa paura comunque) nello sgabuzzino che fa una paura maledetta, le inquadrature rosse..

Poi, menzione speciale alla musica perchè non poteva essere più azzeccata. Se già il film di suo in quanto a inquietudine ne mette a pacchi, la musica dà un contributo pazzesco.

Altra menzione speciale, e qui devo fare un pochino di spoiler, perchè se no non posso dire nulla.

Il momento dell'incoronazione di Carrie e Tommy come re e reginetta del ballo è stato magnifico. Ha un'impronta favolesca fortissima e volutissima. Sembra per un momento di essere in una di quelle commedie americane in cui la protagonista all'inizio è bruttina e poi le togli gli occhiali e BAM! È la più bella della scuola.
 

Si ha l'impressione che quel momento sia l'apice. Come sulle montagne russe, fai tutta la salita, arrivi al punto più alto e poi inizia una vorticosa discesa. Carrie è così. Arrivi a quel punto, ma non sei felice, perchè sai cosa ti aspetta dopo, sai che inizia la discesa, e che farà paura.

Ma nonostante si sia preparati al peggio, il film ha una sorta di potere magico. Arrivi a quel punto, dove senti quasi la bellezza del momento, di Carrie sul palco a ringraziare tutti quanti, del sogno che si realizza, nonostante fosse talmente lontano dalla realtà da non essere nemmeno formulato, e senti la speranza forte che il secchio non cada. Lo sai cosa succederà, ma non riesci a non fremere sulla sedia. E questo è Cinema. Conosci perfettamente la fine, ma ogni volta sei talmente dentro la storia che non puoi guardarla in modo distaccato.
 
Quando poi arriva la vendetta, il Momento del film, tutta la pacatezza che caratterizza la prima parte del film brucia insieme alla palestra. Pochi istanti, poche scene, e tutta l'angoscia e l'orrore vengono a galla, in un crescendo che culmina nella poesia della scena finale, con Sam che torna a portare i fiori sulla casa accompagnata da un classico dello spavento facile che a me ha fatto tenere gli occhi sgranati due ore di fila, collirio time.

E comunque, una statuetta di San Sebastiano, o chiunque sia quello, in casa mia non ci entrerà mai.

mercoledì 26 dicembre 2012

Maripensiero: Bilbo Baggins

11:27




Ci sono personaggi che, molto semplicemente, ti entrano nel cuore. Gli si vuole bene, come a quell'anziano vicino di casa a cui alla lunga ci si affeziona, come un conoscente, di quelli con un carattere talmente bello che provare affetto nei suoi confronti è la cosa più facile del mondo.

Uno di questi è Bilbo Baggins.

Tutto nasce con la lettura del 'Signore degli anelli'. Nelle prime righe, Bilbo è descritto come ricco, bizzarro, pieno di inesauribile e sorprendente vitalità, generoso, un gentilhobbit un po' eccentrico. E già leggendo le prime pagine, si ha come la sensazione di conoscerlo di persona, entra nella testa l'immagine di questo vecchietto adorabile. Di quei vecchietti coi contropifferi, se avete presente il genere.

Quando si legge un libro come 'Il signore degli anelli' è come entrare in una dimensione alternativa. Si spalancano le porte della Terra di Mezzo, ci si entra letteralmente, c'è un'atmosfera che aleggia nell'aria. Hobbiville diventa nel mio immaginario un posto bucolico (presente, prati in fiore, casettine adorabili con i listelli di legno, animali al pascolo, abiti semplici, cesti di frutta, i ruscelli...), e i film sono riusciti a rendere quest'atmosfera in modo perfetto, con mio grande sollievo.

Questo ha contribuito tantissimo a formare questa mia immagine di Bilbo, perchè in un luogo del genere non può che vivere almeno un personaggio del genere. Il classico (e diciamocelo, un po' stereotipato) signore di una certa età che ha vissuto grandi avventure nel suo passato, che però sono misteriose, e che poi ritorna a casa, e racconta milioni di aneddoti ai giovani, e condivide le ricchezze che ha portato a casa da questa avventura.

Dietro all'immagine del nonno adorabile c'è molto di più, però. Leggi il libro e lo percepisci chiaramente. È quest'avventura di cui si parla e che però non è mai troppa. Non è che te la menano alla lunga, non te la fanno venire a noia. Giusto il minimo indispensabile per farti venire la voglia di leggere 'Lo Hobbit'.

E qui passiamo al giovane Bilbo.                       

Uno se ne sta beatamente a casa sua, a farsi i suoi con tutta la pace e la tranquillità che il luogo bucolico di cui sopra permettono. Ti piombano in casa certi signori, di cui uno palesemente sproporzionato, che oltre a farti fuori la dispensa (e già ti girano alquanto, perchè non è che si sente parlare di rimborsi per la cena) ti coinvolgono in una questione di cui francamente non te ne importa una cippa di nulla, perchè tu stai a Hobbiville, e della casa dei nani che te ne frega.

Però ti si muove qualcosa dentro. C'è questo signore molto alto che insiste che tu possiedi delle qualità. Magari non ti sei nemmeno mai posto il problema, ma questo tizio crede che tu sia importante per la loro 'missione'. Tu, che fino a mezzoretta prima ti preoccupavi del centrino della mamma. A quanto pare vali più di quello che credi, e ti lasci convincere. Parti con loro.

Alla fine dai, è il sogno di tutti. Che uno sconosciuto arrivi e ti faccia notare che sei SPECIALE. Bilbo parte e dimostra che Gandalf ci aveva visto lungo. Che poi dico, poteva fidarsi da subito. È uno stregone quello, se non lo sa lui chi è speciale o meno.

Sta di fatto che il viaggio inizia, e Thorin non si fida. Comprensibile, sei altro un metro. E anche un po' sfigatino. Il principe dei nani ha una missione che per lui conta come la sua vita, e la persona che lo aiuta gli trascina nel gruppo un hobbit. Fa un po' rabbia.

Lo stesso hobbit che poi lo accusa di avere i parassiti, intrattiene una conversazione sull'igiene alimentare con degli orchi, li rallenta, poi si perde, poi gioca agli indovinelli con un elemento poco raccomandabile..

Ne fa di ogni.

Ma nel complesso ha salvato la vita di tutti quanti, almeno due volte. Con il suo fare goffo, non troppo furbo. E tu lo vorresti abbracciare, in tronco.

Perchè diciamocelo, i veri eroi sono quelli, no? Quelli su cui non scommetteresti un portachiavi, ma che alla fine della storia ti conquistano. È troppo facile essere un figo in partenza. Prendete Thorin. Scudo di quercia un cavolo! Vuole fare il temerario e sfidare l'orcone bianco, ben conscio del fatto che quello è grande 5 volte lui. Lo sguardo fiero e tutto il resto. E poi si fa salvare dal piccoletto. Almeno alla fine l'ha ammesso.


mercoledì 12 dicembre 2012

3 mesi di MRR: Shining

10:52
Titolo originale: The Shining
Anno: 1980
Durata: 115 min.
Trailer:




Tre mesi fa giusti giusti aprivo la mia cameretta rossa.
Che si chiama così perchè, e di sicuro non c'è bisogno che io lo spieghi ma lo voglio fare comunque, il mio film preferito è Shining.
Solo che 'redrum' mi pareva banale, quindi facciamo diventare un omicidio una camera rossa che è più allegra.

Detto ciò, trovo assolutamente inutile farne una recensione vera e propria perchè su internet ce ne sono millemilamilioni e io non voglio essere la millemilamilionesima+1.

Ma non posso fare a meno di parlarne, è fisiologico.
Mi limiterò ad un ordinatissimo elenco dei motivi per cui questo film ha spodestato tutti i precedenti amori del mio cuore ed ha impedito a qualsiasi altro film di farsi amare alla stessa maniera.

  1. L'inizio. Le inquadrature così rilassate e rilassanti accompagnate da una musica così inquietante che ti buttano subito dentro all'atmosfera del film. E, detto tra noi, tutte quelle inquadrature superfighe di cui Cameron si fa vanto per il suo Avatar, non sono niente rispetto a queste. Che voglio sottolineare sono del 1980. Semplicissime, in realtà, niente di eccezzzziunale, ma io le amo.
  2. Quel CICCINO bellissimo di un Danny Lloyd. E se ancora non l'avete visto, guardatevi il documentario sul making of girato da Vivian Kubrick perchè c'è un'intervista al piccoletto che vi farà sorridere come ebeti dalla tenerezza.
  3. La dispensa. Una cosa del genere è il sogno di qualsiasi persona soffra di golosità congenita aggravata, tipo me,
  4. L'inquietudine. Che è molto peggio della paura. E che non se ne va mai, dall'inizio alla fine, se ne sta lì come la nuvola di Fantozzi sopra la tua testa mentre guardi. Che nasce da cose apparentemente stupide, come una macchina da scrivere, un triciclo, una porta. Capito, Oren Peli?
  5. Shelley Duvall. Tutti che parlano di quanto Nicholson sia straordinario eccetera eccetera. Ed è vero, è pazzesco. Indescrivibile e magistrale. Ma io credo che un grande principale varrebbe la metà se non fosse accompagnato da una buona spalla. Tipo Fiorello e Baldini, no? Singolarmente bravi, insieme perfetti. E che vadano a zappare l'orto i Razzie Awards. O chi li assegna.
  6. Le gemelle, perchè sono 30 anni che ogni volta che in un film si vedono due gemelle per mano non si può che pensare a quelle di Shining.
  7. Il momento in cui ho CAPITO. E ci ho messo un po'.
  8. Il labirinto di siepi, perchè ho sempre desiderato provare uno e non ne ho mai trovati. Ce ne saranno in Italia?
  9. Il sangue a fiotti dagli ascensori, Tony che parla nel ditino, mr Halloran, la camera 237, il gatto delle nevi, la giovanegnocca/vecchiamostra che in confronto quella di American Horror Story è un angioletto, i capelli di Mr Grady, redrum, la distorsione temporale, il finale...

Il succo è che non ho ancora trovato qualcosa che non mi piaccia in Shining.

Si potrebbero fare lunghe e profonde analisi sul tempo, lo spazio, l'uso del rosso, la luccicanza, la relazione col libro..ma perchè? A che scopo?

Shining basta guardarlo.




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