lunedì 11 maggio 2015

Maripensiero: Harry Potter

18:34
(Questo è un post abbastanza personale. E con abbastanza intendo molto. Prendete quello che ne uscirà con le dovute precauzioni, poi la prossima volta torniamo a fare i cazzoni come sempre che è il motivo principale per cui MRR esiste)

Più volte mi sono detta che avrei davvero dovuto parlare anche di Harry Potter, qui sul blog. E ci ho provato, eccome se ci ho provato. Ho scritto tonnellate di parole che poi sono finite nel cestino in tempo record.
Niente era mai abbastanza. Niente era sufficientemente poetico, o adeguato, o significativo. Quindi via, nel dimenticatoio.

Poi ho capito dove stava il problema.
Per parlare di qualcosa di così tanto amato non posso usare espedienti ricercati, non posso cercare di creare qualcosa all'altezza.
Niente potrà mai essere all'altezza di Harry Potter perché, semplicemente, Harry Potter non è in alto.
Sta quieto in basso, in mezzo a noi, con l'umiltà e la tenerezza che contraddistinguono la sua splendida autrice.

Come tonnellate di altri bambini al mondo, sono arrivata ad Hogwarts nel 2001, con l'uscita in sala del primo film, Harry Potter e la pietra filosofale. Mi ci aveva portato un'amica di mamma, la zia Stella. Rimasi talmente folgorata da desiderare il libro immediatamente (la mia passione per i libri è nata molto prima di quella per il cinema). E così via, libro e film, libro e film, libro e film, per DIECI ANNI della mia vita.
Il caso ha voluto che nel 2001 io avessi 11 anni. Come Harry.
Ne ho avuti 12 quando ne ha avuti 12 lui, e siamo venuti su insieme fino al momento in cui crescere non era più rimandabile.

Facciamo un passo indietro.
A 11 anni non ero una bambina felice.
Non sono stata felice a 12 anni, nè a 13, e non posso certo dire di esserlo ora.
La mia famiglia mi ha sempre fatta partecipe degli eventi che ci accadevano, fin da quando ero piccolissima. Ho convissuto in piena coscienza con problemi non indifferenti fin da quando so parlare.
Se state scrivendo un commento a proposito di queste affermazioni, fermatevi, per favore. Non è certo la vostra commiserazione il motivo per cui sto scrivendo questo ma per farvi comprendere a fondo il clima in cui la saga della Rowling si è trovata impiantata.
Perché questo ha fatto. Si è impiantata, come un seme. Il terreno a disposizione sembrava inaridito, iniziavo ad coltivare il cinismo che oggi porto con orgoglio. Ma una bambina di 11 anni non può mai essere cresciuta del tutto. In mezzo al terreno inasprito c'è sempre un angolino di prato verde. La Rowling l'ha trovato e ci ha coltivato su. Come un radbomante ha trovato il luogo in cui stava l'acqua e in cui la sua pianta sarebbe riuscita a crescere.
Il giovane prescelto a 11 anni scopriva che la sua orribile vita stava cambiando per sempre. Scopriva la magia! Scopriva che qualcuno gli aveva voluto bene. Di quel bene immenso che porta tua madre a morire pur di permettere a te di vivere. E proprio io, che vivo nel complesso di non essere mai amata da nessuno, che sono l'eterna seconda, che non riesco a dare per 'dovuto' nemmeno l'amore di mia madre, guardavo questo piccoletto rinascere forte dell'amore che anche lui aveva avuto, mentre un uomo gigante impiantava a sua volta una coda di maiale nel sedere del cugino.
E poi, l'arrivo a Diagon Alley, lo sguardo spalancato di Radcliffe affamato di bellezza, di inaspettato, di nuovo. Lui e io, insieme, guardavamo al domani come a qualcosa di meraviglioso, qualcosa di magico.

Passavano gli anni, e le cose continuavano a succedere nella mia vita. Ma, da quel Natale del 2001, ho avuto un'altra casa in cui rifugiarmi quando le pareti della mia sembravano stritolarmi sul letto: Hogwarts.
E se pensate che un libro non sia un'evasione sufficiente dai problemi, è perché non avete mai permesso ad un romanzo di entrarvi dentro.
Soprattutto se quel libro non ha pretesa di grandezza alcuna. Non ha pretesa di cambiare la vita, entra in punta di piedi nel tuo mondo, qualunque esso sia, ma finisce inevitabilmente per prenderne totale possesso.
E tu stai lì, a cercare di stare in equilibrio tra tutte le cose che ti accadono intorno, e pensi che vorresti solo stare chiuso in un angolo a piangere fino a perdere la voce. Ma perchè farlo? Ron non si lamentava, di vivere in una famiglia povera che non gli poteva garantire la lussuosa divisa nuova di pacca come quella di Malfoy. Hermione, vittima del 'bullismo' per via delle sue origini Babbane, non stava chiusa in bagno a piangere su se stessa.
Perché avrei dovuto io?
Indirettamente Harry Potter mi ha mostrato l'inutilità del piangersi addosso. Allo stesso tempo, mi ha illuminato su come una grandissima percentuale delle cose che accadono dipendono dal mio modo di prenderle. Lentamente, nel corso degli anni, si è insediato come principale spunto educativo, laddove figure più concrete di Albus Silente avevano fallito in precedenza.

Mi rendo conto che leggere certe parole sapendo che sono rivolte ad un mondo fittizio possa suonare bizzarro agli occhi di chi questo amore non l'ha vissuto. Ma Harry Potter è stato lì nel momento in cui avevo bisogno di appoggiarmi a qualcosa per non cedere, è stato il modo in cui ho appreso che se Hermione Granger poteva avere dei difetti, io potevo provare a perdonarmi per i miei. (Non ci riesco ancora, ma quanto ci provo). E' stato lì quando i miei problemi famigliari venivano surclassati da quel dolore che a 16 anni sembra immenso e che provi quando un determinato lui non ne vuole sapere di te. O quando litigavo con un amica e pensavo di avere perso il mio mondo.
Ma soprattutto, è a Harry Potter che devo la capacità (sempre in lavorazione, non si finirà mai di costruirla) di gestire il dolore.
Il dolore di non conoscere la propria famiglia, di non sentirsi apprezzato, di sentirsi solo, di incontrare finalmente quanto di più vicino ad un genitore e perderlo, di nuovo.
C'è tantissima sofferenza, in 7 libri.
Perchè sono la vita, in ogni suo aspetto.
E, facendoti sempre sognare la magia (anche ora, a 24 anni), sono stati l'amico costante, quello più vicino, quello che, pur non conoscendoti, ti conosce meglio di chiunque altro.

Non è mai atto solo un libro, è stato il mio rifugio.
Ed è per questo che quando la Rowling dice, alla prima dell'ultimo film, che 'Hogwarts will always be there to welcome you home', so esattamente che per me sarà sempre così.

sabato 9 maggio 2015

Two sisters

14:00
(2003, Ji-woon Kim)

Continuiamo con i recuperi da Liebster.
Stavolta seguo il consiglio di Manuela, autrice del blog Il Cinemanu, che proprio in questo periodo è in procinto di sfornarci non un bel post ma una bimbina, che sono certa sarà più bella di qualsiasi post si possa mai scrivere.
Ne approfitto quindi per farle di nuovo i miei più sinceri auguri e per mandare un abbraccio ad entrambe!

Detto ciò (perdonerete il mio debole per i neonati), passiamo al film. Lo puntavo a distanza da un po', soprattutto per le recensioni così diverse che si trovano a riguardo. C'è chi lo consiglia e chi gli butterebbe le noccioline addosso. (Vincenzo palesati e non vergognarti dei tuoi intenti violenti verso le pellicole orientali)


Soo-yeon e Soo-mi sono due sorelle costrette a vivere con il padre e la matrigna.
Come da tradizione, la matrigna è una bella donna ma odiosa, odiosa, odiosa.
Oltretutto in casa ci sta pure un fantasma, perché come al solito i problemi arrivano tutti insieme.

Nella guerra civile sulle opinioni riguardo a Two sisters dichiaro la mia appartenenza alla fazione 'noccioline contro lo schermo'.
Il che mi da un fastidio esagerato dal momento che avevo riposto in questo titolo tutte le mie speranze circa lo splendore del futuro.

Sia chiaro: non è affatto male.
La vicenda di partenza è interessante e ancora più intrigante è la risoluzione della questione.
PERO'.
Se punto un titolo per mesi e ne rimando la visione solo per potermela godere in piena gioia, se creo tutto un setting strano in casa, con le porte chiuse ma non del tutto, le luci spente, le tapparelle abbassate, non mi porto nemmeno le patatine e soprattutto USO LE AURICOLARI, può bastarmi un 'non è affatto male'?
Non può.


Volevo il terrore, volevo avere paura di andare a fare la pipì da sola, volevo addormentarmi inquieta, volevo sobbalzare ad ogni movimento sospetto delle mie porte lasciate APPOSITAMENTE socchiuse.
Invece no.
La porta si apriva e io pensavo: 'Ancora Simone (il gatto, n.d.A.) va su e giù?'

Per la seconda volta di fila mi sono trovata di fronte ad un film molto curato e gradevole dal punto di vista estetico, altro merito che siamo al sior regista perché è giusto.
Eppure mi è mancato qualcosa: nonostante i tentativi di inquietare siano ben presenti e qualcuno sia anche funzionale, non è mai sufficiente.

Non so bene se attribuire la mia delusione ad un reale fallimento del film o se a fallire siano state solo le mie aspettative, ma speravo sinceramente di farmela nei pantaloni, è da tanto che un film non mi spaventa davvero e sto iniziando ad annoiarmi.

Se continuo a non trovarne guardate che passo alle commedie romantiche, eh.



mercoledì 6 maggio 2015

Sauna

16:33
(2008, Antti-Jussi Annila)

Non volevo proprio che la faccenda dei Liebster (se non sapete di cosa sto parlando, tutti qui) morisse con il mio post di domande. Siccome avevo chiesto ai vincitori di consigliarmi un film horror a testa, direi che è giunto il momento di seguire i vostri consigli.

Parto con Sauna, pellicola consigliatami dal buon Giuseppe (che potete leggere sul suo blog Il buio in sala), perché era l'unica di cui non avessi nemmeno lontanamente sentito parlare. Lo cerco, scopro che è scandinavo, parto presa bene.
L'ultima volta che ho visto un film del nord era Dead Snow, e la volta prima ancora avevo visto quello splendore di Lasciami entrare. Capite bene che sono prevenuta.

Sauna è un film ambientato a fine '500. Dopo la guerra tra Russia e Svezia due fratelli vengono inviati a collaborare con un contingente russo per ridefinire i confini tra le due nazioni. Finiranno a 'contendersi' un villaggio sperduto in una palude decisamente poco ospitale.


Un film abbastanza breve ma tutt'altro che rapido, che nulla ha a che vedere con i suoi colleghi sopracitati.
Giuseppe, lo ammetto: mi hai messa davvero alla prova.
Per la prima volta mi trovo ad affrontare un film così lontano dalle mie personali convenzioni, dal solito territorio della mia comfort zone mentale.
Non è stato facile ma, in modo (devo riconoscerlo) del tutto inaspettato, ne è valsa la pena.
Eccome se ne è valsa la pena.

Per la prima volta mi sono misurata con una pellicola in cui niente è cristallino. Parlo di un notevole dispendio di neuroni. Io certamente non sono una cima, non brillo per intelligenza, ma vi sfido a vedere questi 80 minuti con leggerezza.
Eppure, sono un toccasana sensoriale.
Gli occhi ne escono gratificati, da questa esperienza. I colori sono glaciali, pieno di azzurro, di blu, di grigi, che regalano un'atmosfera senza precedenti, e che sono interrotti solo saltuariamente non da brevi e fugaci apparizioni di colori caldi, ma solo ed esclusivamente dal fuoco.
Scalda, illumina, ma guarda caso si trova sempre o quasi nelle scene più di impatto. Come quell'acqua sporca di sangue che ci introduce alla vicenda e nel medesimo modo ce ne porta fuori.


Certo, poi c'è la storia.
Perché puoi essere bello finchè vuoi ma se non hai niente da narrare sei vuoto.
Sauna è una storia di redenzione.
O almeno ci prova.
Perché la redenzione, appunto, non sempre ci è concessa.
Il passato non ce lo laviamo via, non eliminiamo le tossine dei nostri errori solo entrando in una sauna, purtroppo. Sta lì, appollaiato sulle nostre spalle come un avvoltoio e quando meno siamo pronti ad affrontarlo vola giù e chiede il conto.
Così l'ha chiesto a Erik.
Per portarlo ad un finale ESEMPLARE, per realizzazione ed intensità.

Difficile da scordare, sto inaspettato Sauna.


 

giovedì 30 aprile 2015

K - Horror Day: Sorum

11:46
 

Io di cinema orientale non so niente niente niente.
(Ancora per poco, stay tuned.)
Per questo motivo, quando il buon autore del blog Obsidian Mirror ha pensato di proporre alla comunità di cinefigoni di parlare di horror coreani, io ho prontamente alzato la mano, sperando fosse l'occasione buona per iniziare a farmi un po' di cultura.

Per inciso, proprio Obsidian sta festeggiando i 4 anni del suo blog con uno specialone sulla saga (coreana, appunto) Whispering Corridors (ma non è un titolo bellissimo?). Lo potete leggere qui.

Il giovane Yong-hyun trasloca in un nuovo appartamento, collocato in un condominio dalle condizioni fatiscenti.
Qui farà la conoscenza di altri inquilini: l'editore fallito, la giovane donna picchiata dal marito, l'amica di quest'ultima, ma soprattutto il fantasma che condivide con lui l'appartamento, il 504.

Ecco, forse parlare del fantasma già nella trama è stato un errore, perché Sorum si può definire a tutti gli effetti una ghost story senza il ghost, il che la rende abbastanza ricercata.
Certo, di fantasmi ce ne sono, ma non sono proprio quelli a cui penseremmo noi.
C'è il fantasma di un passato ignoto, come quello del nostro protagonista, rimasto orfano in modo misterioso; ci sono diversi fantasmi di dolori passati, ma ancora presenti in maniera prepotente; c'è il fantasma del fallimento, quello che temiamo tutti che prima o poi ci piombi sul groppone.
Infine, c'è anche un fantasma convenzionalmente inteso, ma è quasi (quasi) irrilevante ai fini della trama.

Perché a Sorum non importa spaventare superficialmente, ti vuole entrare dentro con delle paure estremamente reali. La perdita di un figlio, di un amore, di un lavoro, di una famiglia. Sono dolori perfettamente comprensibili anche di non ha avuto l'immensa sfortuna di provarli. Per questo, se l'intento del film era causare la pelle d'oca che richiama col titolo, allora gli riesce benissimo.
Riesco poi a comprendere la critica che gli è mossa più spesso, ovvero quella di non essere un vero film dell'orrore, ma più un dramma.

Effettivamente, il dubbio è lecito. La prima ora di film è intensa, ma non spaventosa. E se vogliamo essere sinceri, grandi picchi di terrore non se ne toccano nemmeno nella seconda parte.
Eppure, c'è questo condominio lurido, fatiscente, ci sono questi personaggi incomprensibili, ci sono queste circostanze misteriose. . .
Non è pane per tutti i denti, poco ma sicuro.
E' anche un pochino prolisso, toh.
Eppure, per l'ennesima volta in pochissimo tempo, mi sono ritrovata di fronte ad una pellicola in cui niente è quello che sembra. Nessuno è chi dice di essere, o almeno non completamente. Ed è una cosa che mi piace sempre, soprattutto quando, come in questo caso, i personaggio sono così lontani dalla banalità.
C'è anche un bel pezzettino di metaracconto che mi è piaciuto assai.

Ma forse, quando si parla di 'camere maledette', sono io ad essere di parte.

Ovviamente, non sono l'unica ad avere parlato di cinema coreano, oggi.
Gli altri signori sono tutti qui!

"Whispering Corridors" (1998) su Non c’è paragone
"Whispering Corridors" (1998) su Pensieri Cannibali
“Two Sisters” (2003) su White Russian
“Three...Extremes” (2004) su La Fabbrica dei Sogni
“The Host” (2006) su Recensioni Ribelli
“Hansel & Gretel” (2007) su In Central Perk
“Thirst” (2009) sul Bollalmanacco di Cinema
“I Saw the Devil” (2010) su Delicatamente Perfido
“The Terror Live” (2013) su Cinquecento Film Insieme
“Mourning Grave” (2014) su Director’s Cult
"Speciale Whispering Corridors" su The Obsidian Mirror

lunedì 27 aprile 2015

Almanacchorror: Aprile 2015

08:41
Rieccoci con il secondo appuntamento del nostro almanacco.
Se il primo mese, che trovate qui, era stato abbastanza soddisfacente in quanto a notizie e ricorrenze, aprile non è certo da meno.

2 aprile: compleanno di Micheal Fassbender, che da queste parti riteniamo sempre degno di somma considerazione non per il motivo che pensate voi ma per la sua partecipazione a quella gioia in pellicola che è Eden Lake. E poi sì, insomma, anche per questo motivo qui:


4 aprile: è la data di nascita del sorriso maledetto di Anthony Perkins, mio personale rovinatore di sonni tranquilli, nonché volto di Norman Bates.
Un ruolino assolutamente marginale e trascurabile.


5 aprile: nel 1974 tale Stephen King pubblica il suo primo romanzetto. Si intitola Carrie, ed è appunto la storia di questa Carrie, sfortunata ragazzina dotata di poteri telecinetici che cerca vendetta. Non sarà solo la partenza per il leggendario film di Brian DePalma, ma anche l'inizio della prolificissima (?) carriera di quel mica un chilo di Stephen King. Ha toccato punti altissimi e ha scritto anche romanzi meno intriganti, ma per me resta il boss indiscusso. Non voglio nemmeno pensare alla possibilità che abbia dei ghost writers, me lo immagino con quella sua costante aria stralunata a scrivere tutto il giorno in preda a spasmi di ispirazione. Gli voglio un gran bene.

8 aprile: a quell'ora, nel 1990, io stavo nella pancia di mammà. Negli Stati Uniti, invece, veniva trasmesso il primo episodio della serie che più di ogni altra indossa l'abito di cult, e lo porta ancora benissimo dopo tanti tanti anni. Twin Peaks vede la luce. Oggi compie il quarto di secolo. Dopo, il modo di fare serie tv non sarà più lo stesso, i termini di paragone erano diventati troppo alti.
Sui social le notizie sul Twin Peaks del 2016 sono infinite. E' per me una novità vedere le persone in visibilio per una cosa del genere. Una serie riproposta dopo anni, una serie così, si tocca il sacro culto, è come se uno oggi si mettesse a scrivere il sequel della Bibbia. Mi aspettavo forconi, rivolte popolari, gente legata ai pali, Pannella in sciopero della fame. E invece la gente sta morendo dalla voglia, e credo che questo sia il segno più importante di cosa Twin Peaks è stato.
Parliamo di questa roba qui.



EDIT: Twin Peaks tornerà tra noi, sì, ma senza David Lynch.
Le persone non sono più così in visibilio, ANZI.

19 aprile: il mio amato, amatissimo Tim Curry compie 69 anni. Per me rappresenta ancora l'unico motivo per cui sono tutti shockati da It. (perché per il resto era un prodottino abbastanza mediocre, suvvia). E per cui tutti amiamo il Rocky Horror Picture Show. Lo trovo un talento splendido. L'ho timidamente omaggiato qui.


20 aprile: moriva oggi, nel 1912, tale Bram Stoker. Personaggio a cui noi cultori dell'orrore dobbiamo davvero molto, certo, ma ricordiamoci anche che se non ci fosse stato lui con ogni probabilità non ci avrebbero frantumato l'anima con certi vampiri luccicanti che ricordiamo con tanta passione.
(SCHERZO, mettete giù quei forconi)

20 aprile: esce quello che ancora oggi consideriamo il primo racconto poliziesco mai scritto. Trattasi de I delitti della Rue Morgue, scritto da un banalotto e sconosciuto scrittore che poi è finito nel dimenticatoio, pare si chiamasse Edgar Allan Poe. Era il 1841.

'Poi arrivò il 23 aprile, un giorno che non dimenticherò neppure se vivessi altri 58 anni.' (S. King, L'eterna primavera della speranza. Raccolto in Stagioni diverse)


29 aprile: altra immensa release. Esce in Italia E tu vivrai nel terrore: L'aldilà. Secondo film della Trilogia della morte, non viene accolto molto bene dalla critica, ma d'altronde, è di Fulci che parliamo. E' vissuto nell'epoca sbagliata, era troppo oltre la comprensione che gli sarebbe stata riservata. Aveva già capito dove sarebbe arrivata la nostra concezione di Grande Cinema prima ancora che noi (sì, io, ciao) venissimo al mondo. La rivalutazione tardiva che è stata data a questo film (ma in generale a tutta la produzione, anche se è con L'Aldilà che tocchiamo le punte più estreme) non sarà mai sufficiente a rendergli giustizia.



Direi che anche per oggi abbiamo di che festeggiare!
Buona settimana a tutti, bloggers e non.

venerdì 24 aprile 2015

Dylan Dog - Vittima degli eventi

14:12
"Oh, ciao, cinema italiano, quanto tempo! Tutto a posto?"
"Mari, ciao, mah insomma, al solito!"
"Ero preoccupata per te, tutti dicevano che sei morto, ho sentito le campane. . .mi sono allarmata! Sei stato un giovane glorioso, era un peccato perderti così!"
"Beh, non sono in formissima. Non sono invecchiato bene. Certo, ero proprio un bel ragazzo, eh?"
"Ah, se eri bello! Te lo ricordi Mario Bava?"
"Se me lo ricordo! Oggi non viaggiamo più su certe cime, ragazza mia. . ."
"Eppure, qualcosina si muove! O no? Ho letto certi articoli interessanti su qualche progetto indipendente, qualcosina di horror. Mi sbaglio?"
"Sempre la solita, coi tuoi film dell'orrore! Però hai ragione, ci sono diversi giovani che si stanno buttando a cercar di smuovere un po' queste mie ossa arrugginite!"
"E funziona?"
"Come in tutte le cose, dipende. C'era stato quell'Evil Things, hai presente? Non era andato troppo bene."
"Ho sentito belle notizie sul tale di youtube che ha fatto un film su Dylan Dog, però, che mi dici? Merita una visione?"
"Intanto merita una visione perché te lo trovi gratis sul tubo, e lo so che sei tirchia, tutto ciò che è gratis va bene. Poi, credo potrebbe piacerti, sul serio."
"Tu dici?"
"Credo di sì, la storia è molto semplice: ragazza con visioni che si rivolge all'indagatore dell'incubo per risolvere il suo problema."
"Beh, basica."
"Sì, quello sì. Ma a fronte di un progetto così ambizioso, non è nemmeno un male. Storia semplice ma niente lasciato al caso. C'è tanta attenzione ai dettagli. E poi, lo dirige quello youtuber che tanto ti piace, Claudio Di Biagio!"
"Ah, è vero! Io Claudio lo adoro. Mi fa molto ridere quando vuole far ridere e lo trovo appassionato ed appassionante quando parla di cinema. Un talento vero."
"Si vede, si vede, questa passione che ha. E non è nemmeno un pirletto che si è messo dietro la camera dal nulla. Ha studiato, ha fatto le sue esperienze . . ."
"E la fotografia? Cosa mi dici della fotografia?"
"Ahhhhh, hai centrato subito il mio punto preferito. Bella, bellabella. Opera di un altro youtuber, Matteo Bruno."
"Ma chi, Cane Secco? MAVVA'!"
"Sì, proprio quello lì. Ha fatto davvero un bel lavoro."
"Mi fa piacere, davvero. Mi sta molto simpatico anche lui."
"Certo, non era semplice toccare Dylan Dog, eh. Potevano o essere accusati di estremo coraggio o di estrema coglioneria. Ma tutto sommato l'aria del fumetto si respira abbastanza. Forse la casa me la immaginavo più 'chiara', ma tant'è. E' il rischio che si corre con un fumetto in bianco e nero che diventa un film a colori."
"Direi che mi hai convinta a vederlo. Ma ce l'avrà un difetto, sto film?"
"Dylan Dog."
"Eh?"
"Il difetto di Dylan Dog è Dylan Dog, l'attore. Troppo serioso, quasi appesantito da se stesso."
"Peccato! Ma Groucho? Dimmi di Groucho?"
"Ecco, lui invece ha completamente vinto la sfida! Credibile, naturale, divertente. Non era semplice, eh, eppure se l'è portato a casa con una gran dignità."
"Caro il mio cinema, mi hai convinto! Vado a casa a vederlo."
"E tu, Marikì? Quando ce lo sforni un cortino, magari di tensione. . ."
"Si vede che sei invecchiato, bello, straparli! Ti tengo un posto al ricovero per quando Di Biagio & co. si ritirano!"


giovedì 23 aprile 2015

Liebster Awards 2015

12:17

Io ve l'avevo detto, che in questo angolo di internet pieno di cineblog primavera=premi.

E infatti, ecco il Liebster, che mi è stato tanto carinamente assegnato da La bara volante e da Cinquecentofilminsieme.
Sono abbastanza egocentrica, se non ve ne foste accorti, parlare di me non è che mi dispiaccia, quindi iniziamo!

Domande de La bara volante.

1. Il personaggio cinematografico che ti somiglia di più.
Lontanissimo da quelli che sono i film di cui parlo qui, direi Elizabeth Bennet. Testarda, un po' rompiballe, mai con la lingua al suo posto.
Nella mia mente poi sono proprio gigafiga come la Knightley, ugualeuguale.
 
2. Come cavolo ti è venuto in mente di aprire un blog quando tutti usano il Faccialibro?
Sono troppo logorroica per ridurre le mie opinioni su un film ad un post su Facebook!:D
 
3. Un libro talmente brutto la cui unica utilità e utilizzarlo per pareggiare le gambe del tavolo ballerino.
E' di gran moda improvvisarsi scrittori, quindi ce ne sarebbero a bizzeffe. Di recente ne ho letto uno che si chiama 'Memorie di una reginetta di provincia' che non è stato proprio osceno, ma talmente inutile che lo piazzerei proprio sotto un tavolo.
 
4. Una serie tv poco famosa che ti piace e che consigli. 
Game of Thrones mi pare passi abbastanza in sordina . . .
Stupidate a parte, non saprei, perché sono molto convenzionale con le serie tv, guardo solo quelle molto famose e che so già essere belle.

5. Un gruppo/cantante/artista che ti non stancherai mai di ascoltare.
Uh, qua si fa lunga.
The Black Keys (sia insieme che Dan Auerbach da solo), Mumford and Sons, James Bay, Kings of Leon, Oasis, Flogging Molly, Serj Tankian, Hozier, Alessandro Mannarino, Paolo Nutini, Passenger, Rodriguez, Lumineers...
ne volevi solo uno?:D

6. Sette per Nove (non vale usare le dita).
Google dice sessantatre!
 
7. Un fumetto che tutti dovrebbero leggere.
Anche qui, troppa rrroba! Ma stavolta se devo proprio dirne solo uno dico Locke&Key, di Joe Hill, di cui spero di riuscire a parlare presto qui sul blog!
 
8. Personaggio preferito dei Simpson? (Alt. Guerre Stellari, se non hai mai visto nessuno dei due ti tolgo l’Award).
Banalmente, Lisa.
 
9. Tre aggettivi per il tuo Blog.
Prolisso, discontinuo, rosso.
 
10. Cos’ha il tuo Blog che gli altri non hanno?
Una proprietaria cretinah. 

Domande di Beatrix:

1) Ti offrono di girare un film con lui Quentin Tarantino, John Carpenter e Michael Bay, chi scegli?
Ho letto Carpenter e il cuore ha saltato un battito, vale come risposta?

2) Il peggior libro da cui è stato tratto un film
Bah, anche qui ce ne sarebbero, eh, ma ultimamente mi sono molto accanita contro il fenomeno 50 sfumature.
 
3) Il peggior film che tu abbia mai visto.
Proprio per merito tuo, cara la mia Beatrix, direi La Piramide!:)
 
4) "Da un'idea di Stefano Accorsi" cosa ti fa venire in mente?
Penso c'entri qualcosa 1992, ma non la sto guardando (il che è molto strano), quindi dico solo che l'ho visto nei TT di Twitter!
 
5) Remake e reboot, scarsità di idee cronica o voglia di far conoscere i capolavori ai giovani di oggi?
Dico la prima che si para le chiappe dietro la seconda. 
Per fortuna qualcuno ancora si salva . . .
 
6) "Sharknado" o "Piranha 3d"?
Ehm. . .mi mancano entrambi, shame on me!
 
7) Tarantino gira il suo ultimo film, dopo di questo si ritirerà. Nel cast Biccio e Mandelli, Paolo Ruffini e Nicolas Vaporidis....cosa ne pensi?
Penso che lo trasformerebbe in una perculata pazzesca per cui lo amerei ancora di più.
 
8) Blog. Forma di libera espressione o delirio da giornalista mancato?
Delirio da libertà di espressione!
 
9) Panna o cioccolata?
PANNA. 
 
10) Il miglior 007, Connery o Craig?
Mai visto un film di James Bond. (Shame on me #2) Nel mio immaginario è ancora Brosnan, però.

E ora, le mie:

1) Puoi consigliarmi un film, uno solo, sulla base dei miei gusti che si intuiscono dal blog. Qual'è?
2) Hai la possibilità di trarre un film da un libro ancora 'illibato'. Quale scegli?
3) Il regista che tutti amano ma tu proprio ce l'hai sul groppone.
4) In un film horror sopravviveresti o saresti il primo a morire?
5) Che libro stai leggendo?
6) Stai girando un film horror, su cosa punti: atmosfera, personaggi, gore, effetti speciali. . . ?
7) Qual'è la maggior dote che ti riconosci come blogger?
8) E il peggior difetto?
9) Il domandone dei domandoni: qual'è il tuo film preferito?
10) Come me la condisco la pasta oggi?

I miei nominati:

So che alcuni di voi hanno già scritto il post quindi se volete solo rispondere qui nei commenti va benone, tanto il vero motivo per cui faccio domande è che sono curiosa come una scimmia.

domenica 19 aprile 2015

The Wicker Man

16:30
(1973, Robin Hardy)

Vi ricordate che vi avevo detto che quando sono tanto contenta guardo un film che so che sarà bello perché mi voglio auto-premiare?
Ecco, lo faccio anche quando mi succede qualcosa di brutto.
Quindi, direi che siamo nelle condizioni perfette per vedere una pellicola come The Wicker Man di cui le persone che si intendono per davvero di cinema parlano sempre con voce gloriosa e occhi innamorati.

Un poliziotto viene mandato a indagare in una bizzarra località a proposito di un caso riguardante una ragazzina.
Twin Peaks?
No, no, garantisco che era The Wicker Man.


Un film che o lo conosci, l'hai visto, lo ami, oppure non avevi mai sentito nominare neanche per sbaglio. Io ero, con mia suprema umiliazione, parte della seconda categoria.
Mai doppiato in italiano, non che la cosa mi urbi più di tanto, mai distribuito in Italia e lasciato lì a cadere nell'oblio. Se ne è salvata una copia per il rotto della cuffia. Con nostra immensa fortuna.

Fortuna perché questo film (uscito in un'epoca in cui era difficile non passare in sordina, visti gli altri piccoli e insignificanti filmetti dei primi anni 70), visto oggi, conserva un fascino ineguagliabile.
E' affascinante la piccola isola in cui il sergente arriva, richiamato da una lettera anonima per indagare sulla scomparsa di una bambina di nome Rowan. E' affascinante l'aria che inizialmente su quest'isola si respira: libertà assoluta, sessuale e non solo, il rapporto tra i concittadini, le canzoni, il localino in cui vanno tutti a bere e incontrarsi.
E' affascinante questo Christopher Lee.
Miseria, questo Christopher Lee. C'è stata anche un'epoca in cui non ha avuto 750 anni, pensate un po'. Il 'santone' dell'isola, vogliamo chiamarlo così? Un ruolo che in tanti hanno interpretato nel corso della storia, perché le comuni vanno via come il pane. Eppure, lui è diverso da tutti quelli che ho visto fino ad ora. Non impone un proprio supposto carisma, che servirebbe a giustificare il suo ruolo lì. Non urla, non strepita frasi metaforiche finto profonde, lui è il super boss perché l'isola gli appartiene, l'ha comprata suo nonno.

- Per inciso, avendo recitato solo per la gloria dato che non ha visto un centesimo manco per piacere, avrebbe potuto andare lì tanto per, far due cagatine e andar via. E INVECE. Non solo è stato incredibile, ma ancora oggi gli piace dire che questo è uno dei suoi film più riusciti. Bella zio, c'hai ragione. -


E poi, arriviamo a parlare della questione fanatismo, perché non se ne scappa.
Da un lato abbiamo il sergente Howie, cristiano devoto, illibato in attesa delle nozze, che nella sua fede trova la forza e la speranza, e che alla sua fede si affida fino alla fine. Dall'altro, la comunità di Summerisle, così gioviale, e cortese, e divertente, che però...
Questo mi terrorizza. Sul serio. Il momento in cui il credere in una qualsiasi religione o fede prende il sopravvento sulla ragione in modo cieco e 'sparato', mi spaventa. Per questo, ho molto amato il momento della fine che posso rivelarvi senza spoiler: Howie che, in una situazione che definirei di emergenza, invita tutti ad una cosa sola. PENSARE. E lo continua a ribadire, a sottolineare. Pensate, pensateci, pensateci davvero.
Se poi collochiamo questi atteggiamenti in una pellicola che si sfoglia come un libro, è tutto un crescendo di tensione, e confusione, che non può finire bene.
Il riferimento allo sfogliare non è casuale. E nemmeno quello precedente a Twin Peaks. E siccome sono una vera ribelle, ci metto anche un libro: Abbiamo sempre vissuto nel castello.
In tutti questi casi, niente è come sempre. Ci viene inculcata un'idea, o ci viene comunicata in modi meno diretti durante il percorso. Poi, arriviamo alla fine, e tutte le nostre idee sono ribaltate.
Non si tratta più solo di plot twist, non sono semplici colpi di scena.
Sono eventi che cambiano completamente il senso della storia, che mettono tutti sotto una luce diversa, che ribaltano la pellicola.
In un modo che ti fa capire che quella che hai appena visto è una perla con una marcia in più.

Era da tanto che un film non mi disturbava così sul finale.
Un tramonto che credo non scorderò facilmente.
Soprattutto se penso che con i soldi che loro hanno speso per fare sto film io più o meno ci faccio shopping da H&M, Zara no che già costa troppo.




sabato 11 aprile 2015

Il fenomeno Amityville: parte III

15:03
Miseria che pagliaccia.
Settordici rubriche iniziate sul mio spazio preferito del webbe e manco UNA DICO UNA conclusa.
Ottimo lavoro.
Siccome però non voglio che la redroom prenda polvere e ragnatele più di quante già non ne abbia per sua stessa natura di posticino cupo e gotico (ssssse), riprendiamo in mano qualcosa qua e ricominciamo a parlare di Amityville.
Se pensavate che il mio essere intrigata dalla vicenda sia esaurito solo perché ho messo in pausa l'argomento, beh, vi sbagliavate.

Ci siamo lasciati parlando di Amityville Possession, secondo film uscito, che come gadget di fine visione ci aveva lasciato la cagarella. Dopo di lui sono arrivati altri 6 (SEI, SEI!) film, di cui la maggior parte destinati alla tv.
Per questo ho deciso di trasformarmi in una specie di Marty McFly e volare dritta dritta al 2005, quando tale Andrew Douglas ha detto:
'Oh ma nessuno si caga Ocean Avenue da un po', che dite, ci torniamo?'

Ci sono tornati.

The Amityville Horror - 2005 - Andrew Douglas

Ormai ne abbiamo parlato tempo fa: ad inizio anni 2000 era tutto un riportare in sala film anni 70-80 come se fosse l'unica cosa possibile. Ovviamente il 112 di Ocean Avenue non poteva essere immune da tale invasione, per cui siam qui.


Stavolta George Lutz è Ryan Reynolds.
Trattenete lo sguardo sgomento, ci torneremo.
La storia è sempre la stessa: Robert DeFeo Jr uccide la sua famiglia nella loro casa. Casa che verrà poi acquistata dai Lutz: mamma, papà e tre bambini.
La permanenza non sarà esattamente gradevole, ma già lo sapete.

Sono passati quasi 30 anni dall'originale, ma è davvero cambiato qualcosa?
Temo di no.
Il primo Amityville era abbastanza mediocre, non certo un film che colpisce. Questo è mediocre pure.

Il cast è molto MEH.
Io non è che abbia qualcosa contro Ryan Reynolds o Melissa George, i genitori. Davvero.
Ma cosa avranno avuto, 25 anni?
Con un figlio di almeno 10/12?
Mah.
Certo, c'era pure una piccola e ttttenera Chloe Grace Moretz, che nell'horror a continuato a bazzicarci per un po'. Ecco, lei era tanto bellina.

I bus ci sono, alcuni anche abbastanza efficaci, effettivamente. I mostri brutti e putridi qui vanno via come il pane.
Ma l'atmosfera è del tutto assente, SPOILER l'happy ending era cristallino dal principio, cosa che non dovrebbe essere perché mica tutti gli spettatori sanno com'è andata la vicenda 'realmente'. Non c'è tensione, non c'è ansia crescente. Anche perché nel giro di 20 minuti si è passati da Raianreinolds adorabile bellissimo desnudo paparino tenero e marito meraviglioso a brutti infame maleducato. Non c'è una discesa nel vortice, non c'è una caratterizzazione tale che ti permette di cogliere i cambiamenti in modo radicato e terribile. 5 minuti e prima abbraccia la bimba e poi quasi prende ad accettate la mano del bambino.


Certo, qualcosa di buono c'è: ho amato l'attenzione ai dettagli della casa. Rubinetti, finestre, grate, tegole. Sono presenti, messi in evidenza. E in una saga in cui la casa fa tipo il 50% del fascino, direi che è sempre gradevole darle l'importanza che merita.
Certo, una bella casa non basta.
Ma poteva andarci peggio.

Ad oggi, almeno, ho la mia precisa opinione sulla vicenda.
I Lutz sono stati subdoli. Hanno sfruttato una tragedia reale e ci hanno lavorato su fino a sanare i debiti della loro famiglia.
E questo potrebbe anche essere eticamente scorretto, se vogliamo. Anzi, dai, è ovvio che lo è.
Ma qua non si fanno certo lezioni di morale, non è quello che mi interessa.
Il risultato di tale operazione è un fenomeno davvero intrigante. Serie (lunghissima) di film, libri (di cui parleremo), documentari. Tanti di questi sono prodotti davvero poco potenti, eppure la saga non ha mai subito una battuta d'arresto, anche questo è interessante. Tutto nato da una bugia ben raccontata. E a cui tutti (o quasi) hanno creduto fino al momento della 'smentita' ufficiale.
Io ci ho creduto.
Mi spiego meglio: non credo alle mosche che escono in massa ad aggredire il prete, non credo ai cimiteri indiani che fanno resuscitare le altre persone.
Credo nel potere della suggestione.
Ci credo sinceramente che una persona, magari stressata dalla vita (ma non lo siamo poi tutti?), magari piena di debiti che ha fatto per comprare quella stessa casa, magari angosciata da pensieri di natura varia, e magari un po' credulona o ignorante, possa farsi condizionare da un'abitazione misteriosa.
Ci credo che uno possa auto inquietarsi, auto convincersi che qualcosa non va, fino al punto in cui i suoi timori si rivelano fondati.
Ma tant'è, era una bufala.




martedì 7 aprile 2015

Boomstick Award 2015

20:25

Fuori tempo massimo, arrivo anche io a distribuire ammore ai colleghi blogger.
Questo perché Ester, del blog Delicatamente perfido, ha deciso di premiare anche me. E lo ha fatto con delle parole splendide e certamente immeritate.

(NB -> Ester, una delle persone che mi conosce meglio e che mi vuole più bene al mondo ha detto che con tre parole sei riuscita a centrarmi in pieno. L'ha definita 'una descrizione che calza a pennello'. Ti ringrazio davvero.)

Smelensaggini a parte, se non sapete cos'è il Boomstick vuol dire che appartenete a quel ramo di sfigatoni brufolosi della blogosfera e mi dispiace ma you can't sit with us.
Però ve lo dico lo stesso cos'è, così potete andare in giro a tirarvela con i vostri amici.

Cos’è il Boomstick?
È il premio ideato da Hell del blog Book and Negative, che ha dato il via alla catena. È il bastone di tuono di Ash ne L’Armata delle Tenebre. Una doppietta Remington, canne d’acciaio blu cobalto, grilletto sensibilissimo. Magazzini S-Mart, i migliori d’America.

Perché un Boomstick?
Perché il blog è il nostro Bastone di Tuono!

Come si assegna il Boomstick?
Niente di più facile: dal momento che in giro è un florilegio di premi zuccherosi per finti buoni (o buonisti) & diplomatici, il Boomstick Award viene assegnato non per meriti, ma per pretesti.
O scuse, se preferite.


Nessuna ipocrisia, dunque.


E ricordate, il Boomstick non ha alcun valore, eccetto quello che voi attribuite a esso.


Per conferirlo, è assolutamente necessario seguire queste semplici e inviolabili regole:
1 – i premiati sono 7. Non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore;
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione;
3 – i premi vanno motivati. Non occorre una tesi di laurea. È sufficiente addurre un pretesto;
4 - è vietato riscrivere le regole. Dovete limitarvi a copiarle, così come Hell le ha concepite.
1) Ilgiornodeglizombi. Non prendiamoci in giro. Io qua faccio finta di parlare di film horror. Quale altro blog potrebbe essere la mia lettura quotidiana? Praticamente un'enciclopedia.

2) Il bollalmanacco di cinema. E che ve lo dico a fare, Erica è la boss. Se è costretta a portare a spasso i suoi Boomstick in carriola, un motivo c'è. E' sinceramente simpatica, e riesce a parlare di tutto con la dimestichezza che a me manca anche solo per fare la spesa. E nonostante ciò non se la tira. Vorrei vedervi voi.

3) The Obsidian Mirror. Per un'amante di un dato genere come me, quel suo posticino più che un blog è una biblioteca. Mi ci accomodo, e imparo. E' una bellissima sensazione.

4) Cinquecentofilminsieme. Perché riesce ad essere sintetica e completa insieme, cosa che adoro. E la sua intro al post su Frozen Fever me l'ha fatta adorare ancora di più. Le principesse 'classiche' non sono mai piaciute nemmeno a me. E poi mi ha portato fortuna per il nuovo lavoro!

5) Il buio in sala. Da qualche parte nella cameretta avevo scritto che penso che Giuseppe sia un vero poeta. Lo penso ancora. Gioca con le parole, ed è il gioco più intrigante di tutti.

6) White Russian. Difficile cercare una motivazione per Ford che non gli abbiano dato tutti. Quindi dico che per me si porta a casa il Boomstick per le canzoni a fine post. Mi ha fatto scoprire delle perle, e poi ogni scusa è buona per ascoltare una canzone. Anche mentre si legge un post. (anche se attendo post sul Fordino che è diventato di colpo il mio preferito!)

7) Le maratone di un bradipo cinefilo. Di lui mi sorprende la naturalezza con cui passa da un genere all'altro. Non è snob, guarda di tutto, sa parlare di tutto. Anche qui, attendo il ritorno dello Stupidario Veterinario. Cosa succede, Bradipo? Adesso accetti solo clienti seri e composti?:D

Infine ci tengo a ricordare che:
- il premio può essere assegnato dai vincitori ad altrettanti blogger meritevoli, contribuendo a creare, come tutti gli anni, una delle più gigantesche catene di Sant'Antonio che la storia della rete ricordi.
- premio e banner sono un'idea di Hell, che quindi gradirebbe essere citato negli articoli.
- il Boomstick è un premio cazzuto. Se l'avete vinto non siete delle mezze cartucce, ma... se non rispettate le quattro semplici regole che lo caratterizzano, allora mezze cartucce diverrete. E vi beccherete d'ufficio, in quanto tali, il celeberrimo Bitch Please Award.

E ora... sotto a chi tocca! 
[In questo elenco avrei voluto vedere anche Combinazione Casuale. Peccato che abbia chiuso i battenti. Spero sinceramente che Frank legga questo post, così che possa leggere che a me i suoi post mancano, così da sentirsi tremendamente in colpa a provocarmi sofferenza e tornare a scrivere. Ciao Frank!]


domenica 5 aprile 2015

Il signore del male

18:46
(1987, John Carpenter)

Signori, ho trovato un lavoro.
Stare a casa disoccupata mi stava logorando su tanti di quei piani che fatico anche solo a spiegarlo.
Mi meritavo un premio.
Ed esiste un premio migliore di un bel film?
Spoiler: no.

E poiché non parlerò de Il seme della follia nemmeno sotto tortura almeno fino a quando non avrò 15 lauree in cinemaregiasceneggiatura, direi che è giunto il momento per me di mettere da parte il mio terrore per i film demoniaci e vedere, in vergognoso ritardo, Prince of Darkness. 


[Ve lo dico subito che così ci leviamo un bel pensiero. Se pensate che io sappia anche solo cosa vuol dire fisica quantistica avete proprio capito Roma per Toma. Io amo la storia, la letteratura, tutto ciò che è astratto. Le materie scientifiche mi annoiano solo se ci penso. Mi dispiace. So che questo potrebbe essere una limitazione nella visione del film, lo riconosco. Terrò Wikipedia aperta, che volete che vi dica. Ma tanto con ogni probabilità non capirò nemmeno cosa dice Wiki.]

In un'antica chiesa di Los Angeles viene ritrovata la sede di una segreta setta religiosa, che custodiva un misterioso liquido verde, che pare essere l'essenza del Maligno. Il sacerdote responsabile del ritrovamento si rivolge ad un professore di fisica e ai suoi studenti per risolvere il mistero.

Oh, eccoci qua.
Sediamoci e parliamo di fede/scienza. Ce l'avete un tè? Io ho fatto la torta al cioccolato, così intanto facciamo merenda.

Io sono atea, ma non sono una di quelle atee ostili nei confronti dei credenti. Io ho molto rispetto delle persone con una sincera religiosità, sono sempre contenta di ascoltare il loro punto di vista e condividere con loro il mio.
Per questo motivo, la prima cosa che mi ha tanto colpito de Il signore del male è che vediamo i due mondi apparentemente 'antagonisti' incontrarsi per loro stessa volontà. E' il sacerdote che sceglie di comunicare le proprie perplessità al professore anzichè al proprio superiore. Qualcosa nel suo mondo lo sta mettendo in difficoltà, per cui sceglie di aprire la sua mente - che rimane comunque ferma nel proprio credo - alla scienza. Così come il professore e gli studenti sono costretti ad un certo punto a riconoscere che l'entità dei fenomeni che stanno colpendo la chiesa esula dal loro campo di competenza.
Questo mi affascina molto, e non fa altro che aumentare la mia già presentissima stima nei confronti di Big J.
Ogni personaggio è interessante, intelligente, aperto all'altro ma non incoerente.
Persone che vorrei incontrare nella vita reale.


Chiaro, parliamo di un film.
Un film girato con qualcosa come i 5€ della paghetta.
Un pochino si vede, dai. Un pochino.
Ma, francamente, ce ne frega?
No che non ce ne frega, perché con 5€ noi ci compriamo un pacchetto di sigarette (voi, perché io non sono scema e non fumo), lui, che c'è un motivo se è una specie di divinità greca, ci ha girato un film che inizia sottovoce, e poi esplode.
La sensazione è quella di una tavola preparata: si inizia a cucinare pian piano, poi si apparecchia, con calma e in ordine. Poi si inizia a sentire il profumo del cibo che è quasi pronto e infine sbam! Piatti in tavola, portata dopo portata, rumore di posate, l'acqua versata, e infine, gran finale per cui c'è sempre spazio anche nello stomaco più pieno, il dolce.
E così Il signore del male. Inizia con 10 minuti di titoli di testa, angoscianti e infiniti, nei quali assistiamo alla preparazione della mattanza. Quello che dovrebbe essere il momento in cui sentiamo il profumino del cibo è quello in cui il demonio si libera, prende possesso della prima vittima, ed entriamo nel vivo del film.

A questo punto affrontiamo la questione paura. Perché si parla di un film demoniaco. Di un film demoniaco della miseria. Quindi, come ha potuto una persona terrorizzata dal suddetto filone averlo visto?
Paura me ne ha sinceramente fatta. Mi ha lasciato quella patina di angoscia sulla pelle, quella che potrai anche farti mille docce (se hai il coraggio di andare in bagno da sola) ma la senti ancora lì. Per tutta la durata sono stata incollata allo schermo, ma questo era prevedibile.
Certo, quel finale lì mica me lo aspettavo.
Infatti ho fatto un triplo carpiato rovesciato imbalsamato che credo di avere tolto un paio di doghe al letto.
Eppure, dopo lo spavento iniziale, era l'unico finale possibile. Io non ci sarei mai arrivata di testa mia, ma una volta che il sior Genio me lo ha presentato, era in effetti l'unica cosa da fare. Che è il motivo per cui lui è, appunto, il sior Genio e io la siora Cretina.


Mi pare di avere capito che lo si ama o lo si odia, sto principe delle tenebre.
Io, personalmente, l'ho amato.

(Certo, se ne volete un'opinione più seria e molto meglio argomentata, vi rimando alla recensione di Obsidian Mirror)

giovedì 26 marzo 2015

Almanacchorror - Marzo 2015

23:04
Mi rendo conto che avrebbe avuto molto più senso dare inizio a questa nuova rubrica nel mese di gennaio, ma perché fare le cose logiche quando ci sono quelle disordinate?

Questo nuovo spazietto, che ci sarà gli ultimi giorni di ogni mese, lo riempiremo con qualsiasi evento ci vada, pertinente o meno. E dico CI vada, perché spero che nei commenti possiate e vogliate aggiungere ogni evento o ricorrenza che più vi aggrada.

Partiamo!

6 marzo 1947: nasce Rob Reiner e se questo non fosse avvenuto oggi non avremmo Stand by me, Misery non deve morire, La storia infinita e nemmeno Harry ti presento Sally. 

7 marzo 1975: Dario Argento sforna una pagnotta calda e croccante. Esce Profondo Rosso. Il primo Argento che ho visto, quella canzoncina mi ha torturata per giorni. Quest anno fa 40 anni, se la matematica non mi tradisce, e per l'occasione il Museo Nazionale del Cinema di Torino (di cui vi ho parlato qui) ha organizzato il ProfondoRossoDay, giornata dedicata al film con esposizioni fighissime, edizione rimasterizzata al cinema e ospiti a sorpresa. Evento a cui non sono chiaramente andata perché vivo nel sedere della civiltà.

11 marzo 2005: al Brussels International Festival of Fantasy Films viene proiettato per la prima volta un gioiellino di film che tanto da queste parti amiamo col corazon. Trattasi di The Descent, perla diretta da Neil Marshall. Ha compiuto 10 anni, e per l'occasione tale Chris Weston ha creato un poster commemorativo, questo:





13 marzo 1996: muore Lucio Fulci. E' ancora decisamente lontano il giorno in cui mi prendero' la self confidence necessaria per mettermi a parlare di un suo film. Ma sono talmente radicati nel cuore di chi scrive che, silenziosamente, lui se ne sta li', nome tutelare di questo piccolo e pretenzioso mio spazio nel mondo.
 
15 marzo 1937: muore Howard Philip Lovecraft, gravemente malato di tumore. Non staro' certo qui a narrarvi l'importanza di tale signore all'interno della narrativa di genere, se siete qui significa che lo conoscete e con ogni probabilità lo avete letto. E' la persona che ha inculcato nella mia mente, e sono certa anche nella vostra, il concetto di paura ancestrale, a cui non c'è rimedio, che ti penetra nelle ossa e ti vincola a se', parola dopo parola, virgola dopo virgola. Una costante presenza nelle mie letture, ogni occasione e' buona per concedersi 5 minuti di tempo per leggere un racconto di Lovecraft. Ti rimette in pari con l'universo.

15 marzo 1943: vede la luce un piccolo esserino, battezzato David. Pare si trattasse di David Cronenberg. Se pensate che la coincidenza di date lo renda la reincarnazione del signore sopracitato, sappiate che lo penso anche io. Uniamoci in questo nostro credo pagano e sacrilego. Insieme a La Cosa, La Mosca e' uno di quei film di cui tanto ho sentito parlare nell'infanzia da mio padre. Oggi, qualcosa come una trentina di anni dopo, il motivo per cui tanto lo amasse e' ancora li', cristallino come fosse stato girato ieri.

17 marzo 1951: mi rendo conto che iniziano a infastidire tutti sti compleanni, c'avete ragione. Ma, insomma, Kurt Russell non penso sia lasciabile fuori, no?

21 marzo 1958: il mondo incontra per la prima volta quella meraviglia di Gary Oldman. Capirete che i motivi per amarlo sono diversi, ma quel Dracula ce lo ricordiamo tutti, vero?

22 marzo: Fu allora che la nostra imbarcazione si precipito' nella morsa della cateratta dove si era spalancato un abisso. (Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym)

23 marzo: compleanno di Michael Haneke, uomo della cui sopravvivenza mi stupisco quotidianamente considerata l'infinita sequela di accidenti che la sottoscritta gli tira con cadenza settimanale da quando ha visto Funny Games.
(P.S. Mike, ottima mossa quel Michael Pitt nel remake, ottima ottima mossa)

27 marzo 1963: non e' strettissimamente collegato al mondo horror, ma che fai, vuoi non fare gli auguri a Quentin Tarantino?


Ebbene, direi che come inizio non c'e' male.
Aspetto di leggere le vostre ricorrenze!

mercoledì 25 marzo 2015

La piramide

13:41
(2014, Gregory Levasseur)

Avevo promesso a me stessa che non avrei piu' perso tempo con dei filmacci.
Ma siccome sono coerente e decisa, quando la mia cara Beatrix del blog Cinquecentofilminsieme mi ha provocata su Twitter con questa pellicola, non ho saputo resistere.
Ogni tanto il mio corpo necessita fisiologicamente della sua dose di spazzatura, motivo per cui siamo qui felicemente riuniti oggi.
Per fare la differenziata.

Siamo in Egitto, nel bel mezzo del deserto, dove un gruppo di scienziati ha fatto una scoperta che ha dell'incredibile. Sotto metri di sabbia stava una piramide, una quarta piramide, che si differenzia dalle altre per la forma: ha soli tre lati. Hanno poco tempo per darle un'occhiata, perche' i finanziamenti per la loro ricerca sono appena stati sospesi e devono tornare a casa il piu' velocemente possibile.
Ci torneranno?
Ovvio che no.

Io ve lo dico, ci saranno tanti spoiler ammazzafilm e anche tanti francesismi. Piu' francesismi che spoiler.


Ero stata preventivamente avvisata dalla sopracitata Beatrix che mi sarei trovata di fronte alla merda, ma ci sono casi in cui nemmeno un'opportuna preparazione ti salva dal vaffanculo.
Siamo, signori e signore, di fronte alla piu' superba stronzata su cui abbia posato lo sguardo di recente.

Ultimamente, grazie al fatto che leggo molti blog e recensioni, difficilmente incappo in brutti film, e quando lo faccio e' quasi sempre di proposito. Come in questo caso. Quindi non posso lamentarmi, direte.
Vero, ma insomma, un minimo di dignita', un limite.
Oltretutto, c'è brutto e brutto. 
C'è il brutto volontario, il trash, quello ci piace molto, ci fa ridere. Gli squali cadono dal cielo e i pagliacci alieni uccidono le persone, va bene. Anche Birdemic va bene, ridiamo che e' sempre bello.
Poi arriva il brutto che ci crede.
Il brutto che si crede bello.
Il brutto che vorrebbe fare il tronista da Queen Maria.
E quello non ci sta.
Quello ci imbarazza, ci fa cambiare canale, ci fa girare vorticosamente i coglioni.

La Piramide e' un informe ammasso di tutto cio' che non va.
Ci sono problemi di sceneggiatura talmente magistrali che li ho notati persino IO.
(es. tutti vogliono entrare in sta piramide. Tutti, eccetto Holden. Lui no, perché con la sua esperienza sa che non sarebbe una buona idea. Entrano lo stesso, iniziano a morire come zanzare dentro gli scatolotti elettrici e allora il genio, la mente sopraffina del gruppo, ovvero la giornalista o qualunque sia il suo lavoro, si scaglia contro di lui. E urla, e strepita, e fa versi insignificanti, e si incazza pure, questa brutta cretina. CON LUI. Nel didietro te lo meriteresti, l'Emmy, deficiente.
Scusate sempre il francese)


Ah, e lo volete uno spoiler bello bello?
Dai che ridiamo insieme.
Entrano nella piramide, non sono soli e lo capiscono subito. Ci sono degli animali e non sembrano buoni. Ma...di cosa si tratta?
Di gatti.
Malvagissimi e crudelissimi gatti cannibali.

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!!

Scusate, m'e' presa paura.

E se pensate che i gatti siano la cosa più sconvolgente del film, aspettate a sorprendervi: arriva il Dio Anubi.
Quello li', meta' sciacallo meta' uomo.
Lui.
Arriva, ed e' veramente realizzato col culo.
L'ultima volta che ho guardato un film in cui una creatura meta' uomo meta' animale faceva la sua comparsa me la sono fatta addosso. Tipo che tenevo la schiena incollata al divano perche' se mi giravo ero CERTA che quel mostro stava li'.
(Spoiler: era V/H/S 2)

Quindi, ricapitoliamo.
Abbiamo una buona vicenda?
Mah, non e' malaccio, poteva essere intrigante, e poi gli antichi egizi piacciono a TUTTI.
Abbiamo buoni attori?
Nope.
Abbiamo una sfolgorante regia che ci fa scoprire un nuovo talento della cinematografia mondiale?
C'e' un regista?
Abbiamo effetti speciali che almeno rendano la visione non del tutto vana?
AHAHAHAHAHAHAHAHA.
Abbiamo qualcosa?
Non lo so, io vedo solo del gran pattume.

In compenso, aveva ragione Beatrix.
Ho riso molto.
Era piu' un risolino isterico post traumatico che di gioia, ma ho riso.


mercoledì 18 marzo 2015

Non solo cinema: Abbiamo sempre vissuto nel castello.

09:35
Ogni recensione o pseudo tale di questo libro che si trova in giro si apre raccontando che il buon Stephen King ha dedicato alla signora Jackson il suo libro L'incendiaria, dicendo piu' o meno cosi':
A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce.
 Ebbene, un motivo c'e', se tutti finiamo a tirare in ballo il Re, per descrivere la tenera Shirley Jackson. Perche' lui ha sempre la capacita' di dare la perfetta definizione a qualsiasi cosa, nel modo apparentemente piu' semplice e banale possibile. E questa volta non e' da meno, perche' mentre si sfoglia Abbiamo sempre vissuto nel castello la sensazione e' proprio di leggerezza (solo apparente, non fatevi ingannare), di pacatezza, sembra DAVVERO di stare leggendo qualcuno talmente in grado di fare quello che fa da non avere bisogno di imporsi sbraitando, di sgomitare per colpire.
Finisce per colpire comunque, e quando il colpo e' inaspettato la botta e' piu' forte.

In seguito ad una terribile tragedia familiare, le due sorelle Merricat e Constance rimangono a vivere sole nella tenuta di famiglia con il vecchio zio Julian. Sono quasi completamente isolati dal villaggio, poiche' tutti ritengono Constance colpevole dell'omicidio di diversi membri della famiglia. Complessivamente pero' se la cavano bene, le due sorelle sono legatissime e lo zio e' una compagnia piacevole.
A rovinare il clima e la routine arriva il cugino Charles.

Io ho un immenso problema con l'autorità. Riconosco e rispetto quelle ovvie, genitori, professori, forze dell'ordine, datori di lavoro. Ma quando una persona che sta sul mio stesso livello si permette di cercare di esercitare su di me un'autorità che nessuno le ha concesso allora quello che provo è un odio infantile e violentissimo.

Figuratevi sto cugino Charles, apriti o cielo. La Jackson con un solo, viscido e insulso personaggio è riuscita a farmi salire la bile in gola. E io di solito non me la cavo male con la gestione finzione/realtà. Fatta eccezione per un caso di cui parleremo presto. 

Il suo arrivo turba un equilibrio apparentemente perfetto, in cui convivono le due sorelle, che si destreggiano e combattono contro il mondo insieme.
Si, il mondo, perché le sorelle Blackwood non escono mai di casa. Merricat va al villaggio per le funzioni necessarie, ma per il resto del tempo vivono completamente isolate. I loro genitori, il loro fratellino e la loro zia sono morti avvelenati anni prima, e nel villaggio è opinione certa che la responsabile sia Costance. 
La poveretta quindi è terrorizzata dagli esseri umani, non si mostra a nessuno, rifugge ogni contatto. Anche perche', ogni volta che ce n'e' uno, per le sorelle ci sono solo problemi e costanti attenzioni indesiderate.

La lettura e' rapidissima. Sia per le poche pagine, non si arriva alle 200, sia per lo stile con cui e' narrata la storia. A parlare e' Merricat, che usa un linguaggio davvero basico che vi permette di poter leggere il romanzo in lingua anche se non avete troppa dimestichezza con l'inglese. Se pero' da un lato abbiamo una gran fluidita' lessicale, i contenuti sono strato dopo strato piu' intensi.
Niente e' come sembra, qui. Nemmeno l'eta' delle sorelle, primo grande sconvolgimento che ci regala la Jackson.
Certo, non aspettatevi epiche scene d'azione o magistrali colpi di scena. E' tutto molto lineare e semplice, sussurrato, come ha avuto modo di sottolineare King.
Eppure, ti sbraita dentro.
L'orrore, la solitudine, la crudelta', non sono mai violentemente palesati, ma sono ben presenti in ogni pagina.
Ma alle sorelle va bene.
Loro sono felici cosi'.


lunedì 16 marzo 2015

The taking of Deborah Logan

14:02
(2014, Adam Robitel)

Ho letto per la prima volta di questo film qui, da Malpertuis, il blog a cui guardo con ammirazione sconfinata e rassegnazione mista invidia perche', andiamo, le avete lette le sue recensioni?
Questa sara' decisamente piu' terra terra e banalotta.

Mi ha affascinata da subito, per qualche strambo motivo irrazionale, ma siccome parliamo di taking capite anche voi che non potevo guardarlo con leggerezza, vista la mia relazione di amore/odio col tema. Quindi ho aspettato di non essere a casa a sola, ed eccoci qui.


La Deborah Logan del titolo e' un'elegante signora a cui e' stato diagnosticato il morbo di Alzheimer. Le spese mediche sono costose, pertanto la figlia sceglie di accogliere in casa un gruppo di studenti che realizzera' un documentario/studio sull'avanzamento della malattia.
Non passera' molto tempo prima che si accorgano che forse Deborah non e' solo malata.

L'ultima volta che qualcuno aveva avuto l'ideona di fare un mock a tema demoniaco il risultato era stato L'ultimo esorcismo, che insomma non era proprio un risultatone.
Stavolta ci e' andata decisamente meglio.

Cosi' elegante, discreta e raffinata la madre, Deborah, appunto, tanto ansiosa, apparentemente trasandata e' la figlia, Sarah. Si trovano ad affrontare uno di quei dolori che ti restano appiccicati alla nuca.
Puoi non pensarci, puoi distrarti bevendoti una birra in veranda, ma sta li', sempre pronto a colpirti quando non ci stai pensando.
Sarah da figlia comunissima di madre comunissima e' costretta a trasformarsi in caregiver, a dedicare ogni istante della sua giornata alla madre malata che sta peggiorando molto piu' velocemente del previsto.


E non c'e' certo bisogno di avere lavorato a contatto con le famiglie di anziani malati per comprendere quanto questo ruolo investa completamente la vita di chi ci si ritrova invischiato.
Da un lato hai il grande dolore di vedere tua madre soffrire cosi', con una malattia cosi' infame. Dall'altro la tua inividualita' viene messa da parte, a tempo indeterminato.

Anche per questo l'arrivo della troupe che realizzera' un video su Deborah e il suo male si rivela salvifico. Sarah non si ritrova sola a gestire questa enorme responsabilita', ha compagnia e sostegno, ha una studentessa di medicina che, visto il peggioramento di Deborah, e' fondamentale.

Peggioramento che e' rapido e inaspettato, ma non violento o mal presentato nel film. I fenomeni inspiegabili partono in sordina, la sua crescente aggressivita' potrebbe essere spiegata con motivazioni mediche.
Potrebbe, ma non e'.
I medici non sanno che fare.
Ma rimangono, continuano, visitano, ricoverano.
Mica come ne L'Esorcista che hanno guardato intensamente Reagan negli occhi e dicono "Signora io non so lei ma vedrei un prete".
Qui siamo nel 2014, la ragione e la scienza prevalgono, questa donna DEVE essere malata.
Lo e', per carita', ma non solo.

Il che rende la questione due volte piu' interessante, perche' ogni azione (a parte ovviamente quelle piu' estreme, fisicamente impossibili e finali - io terrei d'occhio le mascelle. C'e' una scenona) potrebbe essere guidata da una o dall'altra variabile. Per buona parte della pellicola Deborah potrebbe essere tranquillamente un caso clinico molto particolare e grave. 

Hai davanti agli occhi il corpo di una persona che ami. E' proprio li', il suo volto, i suoi occhi, le sue labbra.
Ma non e' piu' se stessa.
Alzheimer o possessione, cosa importa?


Ho iniziato l'anno con certe pellicole che raggiungerle in scaletta di gradimento e' tostissima, e purtroppo The taking of Deborah Logan non tocca certe vette di radioso splendore.
Pero' vi sconvolgero' rivelandovi che a me ha inquietato in quel modo che ti mette a disagio sulla seggiola, che ti fa controllare ogni tanto dietro le spalle di non avere un'anziana pazza che cammina in camicia da notte e spunta dalle porte.
E si', ho fatto un paio i saltini non indifferenti sul ivano che meno male che ho un bel sederotto che ha attutito i colpi.


mercoledì 11 marzo 2015

Mercy

11:16
(2014, Peter Cornwell)

Ve lo ricordate questo post?
In cui vi dicevo che sarebbe uscito un film tratto dal mio racconto preferito di Sephen King intitolato Gramma?
(info tecniche: sta nella raccolta Scheletri e in Italia lo chiamiamo La nonna, chiaramente)
Ecco, e' uscito.
Ed era meglio che se ne stesse dove stava, in mezzo alla collezione di dvd del regista, in modo che tutti ci dimenticassimo della sua esistenza e archiviassimo questa brutta brutta esperienza negli angoli piu' nascosti e bui della nostra memoria.

Mercy e' una nonna, con figli e nipoti adorati. Si sente male durante una cena e da quel momento la sua salute sara' irrimediabilmente compromessa, tanto da portare figlia e nipoti a trasferirsi da lei per prendersene cura.

Non credo ci saranno troppi paragoni con il racconto, in questo post. Quello era uno dei piu' belli del Re, sicuramente uno dei piu' agghiaccianti, decisamente il mio preferito. Questo film e' una MERDA, pertanto i paragoni finiranno qui.


Sono francamente incazzata.
Qualcuno di voi si ricordera' che ho lavorato in una casa di riposo per un anno. Ho fatto il Servizio Civile Nazionale. Non mi posso certo dire un'esperta nazionale in geriatria, ma qualche cosa l'ho vista, qualche cosa l'ho imparata.

Ora, io mi rendo conto di ogni cosa, davvero. E' un film, non e' la realta', usate tutte le argomentazioni che volete.
Ma non e' concepibile, in nessun modo, che una donna stia male, molto, torni a casa in uno stato irriconoscibile e nessuno NESSUNO della sua famiglia mostri un accenno di sofferenza. Capisco il figlio che crede nei poteri malefici della madre, capisco il nipote lontano che non e' molto legato, capisco tutto il cavolo che volete, ma quella e' tua MADRE, o tua nonna, e nessuno versa una lacrima.  Tranne il nostro protagonista George, ovviamente, lui la nonna la amava molto.
Lo so, lo so che a volte nel mondo reale succede. Sempre per il fatto che ho lavorato in mezzo agli anziani.
Ma nel mondo reale la protagonista della storia non passa tutto il film a lodare le qualita' della madre forte che ha cresciuto da sola tre gemelli per poi vederla in determinate condizioni e prenderla con una leggerezza che avrei preso a schiaffoni.
Gia' questo dovrebbe dirci quale grande esplorazione emotiva, caratteriale o psicologica ci stia dietro a questo imponente lavoro.
E la grandissima e poraccissima fiera della banalita' per cui la casa di riposo e' un luogo inquietantissimo, e gli occhi degli anziani fanno tanta paura ai regazzini, e poi l'anziano matto che prende la mano del giovine e allora ARGH mamma ho paura?
Ma dai, ma fatemi il favore.

Potrei passarci sopra, volendo. Se solo capissi da che parte stiamo andando a parare, perche' non mi e' chiaro.
Mi vuoi ammaliare con il mistero del passato e dei poteri della nonna?
Bene, fallo.
Non lo fai pero' limitando la questione ad un'inquietantissima ('na roba del genere) conversazione tra zio alcolista e nipote legatissimo alla nonna. Vai piu' a fondo, porca miseria, ammaliami, incantami, inquietami.
Un cavolo di niente, OREZ.
Allora cosa facciamo, la mettiamo sul comico?
Facciamo una buffa scena in cui i due fratelli cercano di aprire il libro malefico con i caschetti in testa nascosti dietro al fieno?
Non mi basta.


Quindi, cosa vuoi da me, Cornwell?
Perché se volevi spaventarmi a morte facendo uscire dalla bocca della donna versi incomprensibili in lingua satanica diciamo che farla barrire come un elefante non e' stata una gran mossa. Lo sappiamo tutti che ai simil-posseduti sono molto sensibile, non e' possibile non riuscire a far paura nemmeno a me, non e' possibile.
E il libro? Buttato li' come un fondamentale elemento della vicenda e poi dimenticato? E quella specie di Gramo?

Quando leggevo il racconto, di sera, a volte mi fermavo e mi chiedevo se era il caso di proseguire perché avrei preferito evitare di non dormire dato che la mattina c'era scuola. Potente come pochi. Quando guardavo il film, a volte mi fermavo e mi chiedevo se era il caso di proseguire perche' mi stava facendo schifo.

E poi, davvero.
Dylan McDermott?



giovedì 5 marzo 2015

1921: Il mistero di Rookford

13:52
(2011, Nick Murphy)

Ancora presentissimo il problema con la punteggiatura, spero di venirne a capo.

RICETTA PER FARE UN FILM CHE POTREBBE PIACERE ALLA MARI.

INGREDIENTI.
Fantasmi, fondamentali per la buona riuscita.
Un grande, bellissimo, edificio sperduto nel nulla. Possibilmente un edificio che ospiti orfanotrofi o manicomi.
Persone tormentate. La causa del tormento e' a libera scelta, costituiranno titolo preferenziale le sofferenze da lutto, il cinismo congenito e la presenza di eventuali poteri soprannaturali, oppure le capacita' sensitive.
Il GRIGIO. Tanto, tanto, grigio. Ci piace il grigio.
L'ambientazione in Gran Bretagna puo' aiutare per la buona riuscita. Mi calma, mi sento rilassata solo se ci penso, e mi trasformo in un personaggio della Austen.
Qualche jumpscare. Non troppi, che il troppo stroppia e poi non e' piu' jump, ne' scare. Solo qualcuno qua e la', per tenermi alta la voglia e la tensione.
Attori capaci. (Preferibilmente che non abbiano presenziato in alcun film di Harry Potter, grazie. Mi arreca parecchio disturbo.)
Una regia che non mi faccia sbadigliare, per il resto tecnicamente fate quello che vi pare, tanto io ci capisco ancora troppo poco.
Un FINALE degno. Guardate che ci vuole un attimo a rovinare tutto il vostro lavoro se lo fate finire nel fosso.


PROCEDIMENTO.
Buttate tutto nel robot da cucina. E' l'unico modo di cucinare che conosco, scusate.

Quello che sfornerete sara' la storia di Florence, cinica autrice di libri sui fantasmi e boicottatrice ufficiale delle riunioni di medium fasulli. Lei nei fantasmi non crede. Per questo, quando le chiederanno di indagare su una presenza che disturba un collegio, lei non sprizza proprio gioia da tutti i pori. Ma tant'e', parte comunque. E sara' costretta a rivedere le sue certezze.


Splendidi abiti (ho una passione incredibile per il periodo fine Ottocento inizio Novecento, datemi una gonna lunga e io sono a posto), musica cosi' calmante, colori molto tenui. L'effetto e' quello di una camomilla bollente, e io la camomilla bollente la adoro.
Quindi si', mi e' piaciuto anche il film. Non tantissimo, non e' una di quelle pellicole che mi hanno rapito il cuore e tutto quanto, ma mi e' piaciuto.
Avrebbe potuto giocare molto di piu' su certi elementi e vincere facile con la commozione obbligatoria, ma cosi' non e' stato, cosa che per me gli fa guadagnare millemila punti. Invece resta sempre equilibrato nel raccontarci una storia si' gia' vista e rivista poi vista di nuovo, ma narrata in modo cosi' pacato e delicato che rimane un piacere per la vista.


Ma NO.
La Umbridge NO.

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