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lunedì 23 dicembre 2013

Zombi

12:03
(1978, George Romero)
 


Guardate questo signore, che faccia adorabile che ha.
Gli lascereste i vostri figli, vero? Come ad un nonno adorabile e affettuoso.
Ecco, vorrei farvi ricredere perché, parlando per modi di dire, l'abito non fa il monaco.
O la fisionomia non fa la bontà d'animo, vedetela come volete.
Perchè sapete, pare che gli piacciano le cose spaventose.

Una volta , infatti, mi ha raccontato una storia.
Una storia in cui il mondo così come lo conosciamo non esiste più. Mi ha parlato di morti che ricominciano a camminare e si nutrono della carne dei vivi. E mi ha parlato del tentativo disperato di quattro persone di sopravvivere quanto gli è possibile in questo casino.

Su Romero (che per chi non lo sapesse, è il signore della foto) si potrebbero scrivere enciclopedie, trattati, saggi, e comunque non sarebbe sufficiente. Il cinema horror così come lo conosciamo deve buona parte del suo essere alla mente geniale nascosta dietro a tutti quegli zombie.
Zombie che sono qui espressi nella loro forma migliore e originaria. Sono lenti, poco furbi, guidati solo dalla fame. Non è che spaventano, perchè li vedi arrivare un quarto d'ora prima. Fanno paura, perché con tutta la capacità, la forza di volontà e il coraggio che i pochi superstiti possono dimostrare, la situazione è tale che è cristallino che il mondo è giunto al capolinea.

 
Questo è il valore aggiunto che distingue Zombi da qualsiasi altro film, non solo di zombie, ma in generale. Non c'è speranza, non c'è futuro, ma nemmeno ci sono accenni al passato, perchè pensare a quello che si è perso potrebbe essere troppo doloroso, ma soprattutto perchè non c'è spazio per la nostalgia, bisogna pensare solo a sopravvivere.
Per questo il personaggio che amo di più è quello di Roger. Più di tutti lui è pieno di entusiasmo, si diverte quasi. Se solo si fermasse a pensare un secondo perderebbe ogni briciola di voglia di vivere, ma è costretto a godersi ogni minuscolo successo, perché è questa 'allegria' che gli dà lo spirito di continuare a combattere.

Certo, poi troviamo scene in cui tutti staccano il cervello per un momento, godendosi il centro commerciale in cui si sono rinchiusi. Scene che, nel loro essere gioiose, rappresentano probabilmente il momento più drammatico. Persone apparentemente qualsiasi che 'giocano' con i vestiti, per poi tornare ad affrontare la fine del mondo.
Perché se c'è un film in cui il termine 'apocalisse' suona appropriato è proprio questo, e nessuno quanto lui. Non si parla mai di come uscirne, di come raggiungere altri superstiti. Si convive col fatto che questo è il termine di tutto, e si cerca di andare avanti finchè si può, toccando livelli di dramma che porterebbero alle lacrime anche i sassi.



Simulazioni di una quotidianità che non tornerà, ma che si cerca di far rivivere per non impazzire completamente che conducono al crescendo finale, che è lasciato incerto ma che in realtà poi così incerto non è. Di sicuro, è crudele. La natura umana svelata nella sua vera essenza. Non dico di più.
Così come è crudele il fatto che non sappiamo da dove abbia origine tutto ciò. Che poi rappresenta la vita meglio di ogni altra 'metafora' di qualsiasi altro film.
A volte le cose succedono, e basta.

Quello che mi chiedo, guardando pellicole come queste è: i film a noi contemporanei invecchieranno mai così bene? O diventeranno tutti aceto?

Ah, poi volevo dire una cosa su Savini, che secondo me ha capito tutto, mica come noi che non sappiamo nulla. Perché gli zombie devono essere sempre decompostissimi? Se uno è appena morto mica cade a pezzi. Quindi, ci sono sì alcuni ritornanti messi male, qualcuno ha solo una brutta cera, altri son bluastri, ma mica tutti. Alcuni son bellini.





P.S.: Buon Natale, ragazzi!

domenica 8 dicembre 2013

Chernobyl Diaries

13:13
(2012, Bradley Parker)
QUALCHE SPOILER




Dicesi masochismo la perversione per la quale il piacere è procurato da una sottomissione umiliante e dolorosa.
E io sono masochista, si vede, perché sapevo, come qualsiasi altra persona al mondo dovrebbe sapere, che questo film avrebbe fatto pietà, ma l'ho guardato perché ero davvero davvero curiosa.

Un gruppo di quattro amiconi (quattro più due, perchè poi conoscono una coppia) sta facendo un viaggio per l'Europa, ma quando sono in procinto di visitare Mosca scelgono di cambiare programma e visitare invece Pryp'jat', celebre cittadina fantasma situata nelle vicinanze della centrale nucleare di Chernobyl e colpita severamente dalle radiazioni, e quindi fatta evacuare. Scopriranno di persona se effettivamente tutti gli abitanti lasciarono la città.


La prima cosa che mi balza all'occhio è che il film è tratto da un LIBRO scritto da Pelosetto. Da Oren Peli. Ma cosa scrivi, che non sai fare la O col bicchiere?
Giuro che lo leggerò è vi farò sapere.
Quindi, lui scrive il libro, poi siccome è una persona di modeste ambizioni decide di trarne un film che però, sempre per via delle modeste intenzioni, non dirigerà lui.
Lui lo scrive e lo produce. E basta.

Lascia l'ingrato ruolo di regista a questo tale Parker, che poraccio già aveva il compito ingrato di avere a che fare con sta roba, poi oltretutto svolge l'ingrato compito in maniera assai ingrata, per non ripeterci. Avrebbe potuto tranquillamente appoggiare la camera su un cavalletto e lasciarla lì, nessuno avrebbe notato la differenza.
Anzi, magari ne usciva un lavoro originale.

Quindi, facciamo la conoscenza dei 6 garzoni, che sono niente meno che dei cretinih di dimensioni storiche. Vi spiego il perché. Siete dall'altra parte del mondo. Un po' spaesati insomma. Il più idiota e megalomane vi propone una gita 'estrema', che potrebbe rivelarsi una cosa parecchio interessante, se non fosse organizzata alla vacca maniera. E voi ci andate.
Parte la gita, organizzata da tale Yuri (và che chiamare un uomo dell'est europeo Yuri è una roba originalissima), alla guida di un furgone di età apparente stimata 250 anni. E voi vi fidate comunque. Eh va beh, andiamo. Arrivate sul posto, le guardie del checkpoint vi comunicano che non potete passare a causa di alcuni lavori. Vi insospettite? Ma quando mai. Strada secondaria e via, si entra in città. Poi quando morirete uno via l'altro come i dieci piccoli indiani avete il coraggio di lamentarvi.


Il momento in cui palesano più chiaramente la loro stupidità è il seguente:
Il pulmino non parte più. E la cosa non mi sorprende perché, come vi ho detto, era un pulmino un po' vintage. Ma è giorno, potrebbero partire a piedi e andare a cercare il checkpoint.
NO.
I deficienti aspettano l'arrivo della notte per realizzare che potevano incamminarsi. Ma santo cielo.

Adesso, battute a parte, questa cosa è tremenda eh. Non puoi girare un film e metterci di proposito dei personaggi così mal scritti. Se non hai la fantasia di creare delle situazioni per cui i ragazzi rimangono comnque bloccati nella città, non puoi risolvere la questione facendo passare loro per dei veri sconsiderati senza cervello. NON FARE IL FILM, piuttosto. Sei ne hai messi, di personaggi, e in sei non facevano un cervello, ed è una cosa che non mi piace affatto. Come puoi fare un buon lavoro se le marionette che metti in gioco sono così?
Vorrei poi farvi notare che mentre viaggiavano nel bosco con quel trabiccolo di furgone i tizi se la ridevano come matti perché il furgone traballava. Glielo diciamo insieme che nei boschi LE STRADE NON CI SONO?


E ragazzi, che dialoghi del piffero. Qua non aggiungo altro, vi faccio un esempio che secondo me rende di più.
Arrivati a Pryp'jat' i giovini si trovano a vagare per vie piene di grandi condomini. La domanda che sorge spontanea a uno dei suddetti è la seguente:
'Queste case erano tutte piene di gente?'
Non so, fai te. Sono case.

Parliamo della questione 'horror'?
Lo farei volentieri se ce ne fosse una. Perché in sto film non c'è niente. Niente ansia, niente paura, ci sono crescendo musicali che sfociano nel nulla, compare una bambina, loro le vanno incontro, questa manco li considera, sta lì a fissare il buio, che paura dovrebbe farmi?
Ma soprattutto, Peli mi ha fatto molto molto arrabbiare per una cosa.
La totale, assoluta, mancanza di chiarezza. Ho sempre detto che meno mostri meglio è, a livello di tensione, e lo confermo. Ma io devo essere messa nella posizione di comprendere quello che sta succedendo. Queste persone che ci sono lì, cosa sono? Ok, poi lo si capisce, perché non è che siamo scemi totali, NOI. Però se solo una persona guarda il film in modo un po' distratto, superficiale, non è messa nella posizione di sapere chi sono quelli. Fantasmi? Zombie? Mutanti? CHI SIETE?

Ultima cosa, la nota positiva. C'è una ricostruzione incredibile della cittadina. Il film è stato girato in Serbia e Ungheria, perchè per ovvi motivi di radiazioni non potevano tenere gli attori troppo esposti alle radiazioni. Non sia mai che si bruci il cervello di Jesse McCartney.
Ah, sì, non ve l'ho detto? Questo è un film horror con Jesse McCartney.
Le conclusioni tiratele da soli.

PS. Jesse mi ricorda incredibilmente la mia compagna di banco storica delle superiori, la Gi. Quindi, con un ricordo affettuosissimo, le DEVO dedicare questa canzone che ci ha tanto accompagnato durante gli intervalli.<3




martedì 3 dicembre 2013

Them - Loro sono là fuori

14:43
(2006, David Moreau e Xavier Palud)



Quante volte ci siamo svegliati di notte dopo aver sentito un rumore?
Soprattutto dopo aver visto un film, magari, di quelli coi mostroni brutti e cattivi.
Ci alziamo, ci guardiamo intorno, controlliamo che non ci sia niente e poi torniamo nel calduccio del letto.
E se invece qualcosa ci fosse davvero?

Clementine e Lucas si sono appena trasferiti in Romania, in un'isolata casa di campagna. Una notte Clementine si sveglia a causa di un rumore, e ben presto i due si accorgeranno di essere stati messi sotto assedio. Da chi non si sa. Ma soprattutto non si sa perché.

Mentre scrivo questo post, appena terminata le visione, mi sento ghiacciata.
Ok che siamo al 3 di dicembre e caldo non fa, ma questo film è RAGGELANTE.
Non sappiamo niente. Non vediamo niente.
L'assedio inizia quasi subito, ci è concesso solo un minimo di introduzione tanto per farci ambientare e mettere comodi.



L'arma che usano i registi è proprio quella dell'incognito.
E, maledetti loro, funziona.
Perché, devo riconoscerlo, il film fa paura. Non si sa mai cosa succede perchè non si capisce nulla. Non si sa perché accada tutto quello che vediamo sullo schermo, e questo per la mente è terribile.Come si può concepire una tale crudeltà sfogata su due persone SENZA ALCUN MOTIVO.
Faccio un esempio forte: Hitler aveva un problema con le persone di religione ebrea. Aldilà di tutto quello che si sa già, lui aveva una ragione. Una ragione di merda, ma una ragione. Non che questo giustifichi alcunchè, non fraintendetemi. Ma questo film, nel suo essere completamente immotivato, è di una cattiveria senza precedenti.

Così come si rivela crudele il finale.
Preparatevi perché questa visione vi insegnerà il significato della parola 'shock'. E, di nuovo, vi chiederete 'Perché?'.
E alla fine dell'ora e mezza di visione avrete una specie di risposta.
Che fa incazzare ancora più del non averla, una risposta.



Tutto ciò mi ha ricordato un po' Michael Myers, personificazione del Male immotivato.
E per quanto non assocerei mai nessuno a Carpenter, i due ometti francesi se la cavano alla grande, stillando una tensione costante, che non ha mai cedimenti nel corso della visione, seguendo i due fidanzati nella loro fuga disperata ma sempre mostrandoci il meno possibile.
E ormai è risaputo che meno mostri più fai paura.



Pare proprio, allora, che il tempo che i francesi risparmiano non facendosi il bidet lo usano per fare buoni film. Siccome però a rigor di logica una non esclude l'altra, vi prego di continuare a fare buoni horrorini ma anche di cominciare a farvi il bidet.



lunedì 25 novembre 2013

Maniac

14:32
(1980, William Lustig)


Questo post non vuole essere una vera e propria recensione, magari ci facciamo solo due chiacchiere insieme, vi va?

Basterà una giornata 'commemorativa' a limitare le violenze sulle donne e i femminicidi?
No.
Perché se uno è tanto fallito e frustrato da picchiare/abusare/perseguitare/torturare/uccidere una donna, della giornata internazionale contro la violenza sulle donna, gliene frega poco o niente.
Ma è una partenza. Il minimo che il mondo possa fare per ricordare Stefania, Federica, Paola, Chiara, Simona.
In una giornata così, io, in quanto donna e quindi molto invischiata in questo argomento, non farò grandi discorsi importanti su come limitare o risolvere il fenomeno femminicidio. Ma nemmeno posso ignorarla completamente, quindi ne parlerò a modo mio, con il cinema.

Frank Zito è un serial killer. Di giorno uomo (quasi) normale, di notte assassino di donne.
Oddio, poi, sul normale possiamo parlarne, dato che ha la camera piena di manichini femminili con i quali intrattiene varie e profonde conversazioni. Quando non parla con se stesso, ovvio.
Insomma, il nostro, interpretato da un Joe Spinell talmente credibile da far impressione, è un uomo solo, con traumi pregressi, difficoltà a socializzare e, ovviamente, manie omicide. finchè incontra Anna, e sembra che le cose comincino a girare per il verso giusto anche per lui.



Per quanto non rientri nelle mie preferenze, Maniac si è guadagnato la fama di cult underground, grazie al suo budget limitatissimo, al suo ispirarsi ad una vicenda reale (quella del 'mostro di Firenze'), all'ottimo lavoro di Lustig ma anche, e soprattutto, a quello di Spinell, che oltre ad essersi trasformato in un maniac coi fiocchi ha anche prodotto la pellicola e se non sbaglio l'ha pure scritta,  tutto lavoro suo. Fama oggettivamente meritata, perchè in un'ora e mezzo scarsa Lustig ci porta agli occhi la sporcizia, la desolazione, la cattiveria e abbastanza gore da sodisfare Savini almeno per un po'. (Cosa vuol dire se l'anno dopo era già impelagato a lavorare di nuovo con Romero, son dettagli.)



Ho scelto di portare alla vostra attenzione proprio Maniac, e proprio questo Maniac piuttosto che il remake con Frodo, perchè quando penso ad un omicida, a uno stupratore, ad un uomo violento con la propria donna, io lo immagino così, esattamente con queste caratteristiche. E sia chiaro che non intendo che Spinell aveva la faccia da folle, chiariamolo, pace all'anima sua. Ma ha interpretato alla perfezione un uomo viscido, disgustoso (da ammirare in tutto il suo splendore nella foto sotto) ma anche disperato, incontrollabile e incontrollato, debole, squallido.


E voi, uomini violenti, guardate questa pellicola, e disgustatevi. Perchè quando alzate la voce, e le mani, è così che vi vediamo, è così che SIETE. Solo che una volta spenta la mdp, Spinell tornava umano. Voi no.




lunedì 11 novembre 2013

L'ultimo esorcismo

14:09
(2010, Daniel Stamm)




Sto affrontando le mie paure, cari lettori, e sono talmente fiera di me che mi darei un bel bacio in fronte.
Ho scelto proprio questo film perché ne avete parlato tutti (o quasi) malissimo. E mi sono detta che se era davvero un FDC non avrebbe potuto farmi troppa paura, ecco.

Cotton Marcus (ditemi vi prego chi l'ha scelto sto nome, perché io non me ne capacito) è un reverendo in piena crisi spirituale. Nella sua vita ha eseguito numerosi esorcismi ma senza credere realmente a quello che stava facendo. Per questo motivo decide di girare un documentario in cui dimostrare come siano in realtà tutte suggestioni e porta con sè un operatore e la sua collega a registrare quello che dovrebbe essere il suo ultimo esorcismo.
Poi vediamo chi si fa suggestionare davvero.

Soggettivamente mi tocca riconoscere che il film mi ha fatto paura. Ma questo solo perché io ho una paura maledetta del suo sottogenere, perchè in realtà si vede poco o niente, eh. Il 'momento clou' è concentrato negli ultimi 10 - 15 minuti di visione, che comunque rispetto ad altre pellicole sono davvero poca roba.

Oggettivamente mi tocca riconoscere che il film non va. Non è che non vada al punto da farmelo definire Film di Cacca, ma non funziona, non procede.
Prima di tutto sto reverendo è proprio un infame maledetto. Ridicola fino allo svenimento la sua interpretazione del predicatore affascinante e carismatico. Ma soprattutto è un codardo, incapace di prendere una decisione. Non credi in quello che fai? Molla tutto, bello, vai a fare lo spazzino invece di prendere per i fondelli le persone. Perché la religiosità, per chi ce l'ha, è una componente importante, e questo piglia clamorosamente tutti per il culo. In particolare la povera Nell, già ferita dal più cattivo dei lutti, già infragilita da una personalità non proprio dirompente e già sottomessa ai caratteri ben più forti dei due uomini della sua famiglia. 'Sto stonzo.


La debolezza della trama non è ripagata dal finale, che sì è a sorpresa, ma è fatto in modo talmente caotico e poco fluido da risultare quasi fastidioso. Ma mi ha aiutato a capire una cosa che mi girava nella testa da tutta la visione: il fratello è uguale a Ed Sheeran!

Rimanendo sul finale, però, una cosa la voglio dire. Leggendo varie opinioni in giro (e mi scuso se non linko la fonte ma davvero non la ricordo) si critica questa sorpresona finale dicendo che nega con il suo stesso essere tutto quanto è stato visto in precedenza. Ecco, in questo non sono molto d'accordo. Per tutto il film le persone del paese parlano di sette e quant'altro (cosa che peraltro fa riflettere su quanto il finale sia realmente un colpo di scena) e soprattutto non si parla mai dell'origine della possessione di Nell. Niente tavolette Ouja, niente sedute spiritiche, niente. Il demonio poteva anche aver trovato tranquillamente la strada per conto suo.



Concludo con una nota positiva, ché oggi sono di buonumore: Ashley Bell (Nell) è davvero, davvero, brava. Avete notato che per tutto il tempo non si è quasi mai tolta gli stivali che le aveva regalato il tecnico (la tecnica? la tecnico?) del suono? In certi momenti faceva una tenerezza incredibile, un faccino adorabile e un'interpetazione degna di nota.
Se solo non avessi fatto millemila incubi su di te, disgraziata!


mercoledì 6 novembre 2013

Dead set

18:27
(2008, creata da Charlie Brooker)


Mi rendo conto che questo è il sogno di molti.
Vedere i signori concorrenti del Grande Fratello combattere contro un'orda di zombie.
Ed eccovi servito il risultato, un lavoro incredibile, di quelli che gli inglesi sanno sfoderare quando sono di buonumore.

Kelly lavora dietro le quinte, è la classica ragazza che porta i caffè, sembra quasi un po' sfigatina all'inizio. Siamo alla serata dell'eliminazione, son tutti nervosi, un clima di quelli proprio adatti ad affrontare i morti viventi. Eppure questi ultimi, incuranti del clima, arrivano lo stesso e mangiano tutti.



Prima una dovuta spiegazione: Dead set non è un film, è una serie tv. Una serie tv mini, visto che è formata da 5 puntate di 20 minuti (il pacchetto comprende anche un primo episodio da 50, di minuti, per dovere di puntigliosità). Talmente mini che a guardarla tutta di fila è come guardarsi un capitolo de Il signore degli anelli, per dire. Quindi fatelo, organizzate una bella maratona di zombie e vedetevelo tutto di fila.
Io comunque eviterei le patatine, o qualsiasi altro cibo, fossi in voi.

Quindi, a combattere con i mangia cervelli abbiamo:
  • Kelly, apparentemente sfigatina come dicevo ma che si rivela, un po' esageratamente, la più cazzuta di tutti.
  • Riq, il suo ragazzo, cavaliere dalla sfavillante armatura che corre in cerca della sua principessa da salvare.
  • Pippa, la concorrente eliminata. Personalmente le ho voluto bene. La più parodistica se vogliamo, il suo atteggiamento svampito e il suo essere 'tonta' erano talmente esagerati da renderla una macchietta, carinissima.
  • Joplin, il rammollito antipatico.
  • Veronica e Marky, la coppietta da reality.
  • Space, quello che in una puntata viene definito nero, ma io di nero non c'ho visto niente.
  • Patrick, quel maledetto del produttore. E mi son trattenuta con gli epiteti.
  • Una drag queen apparentemente idiota e invece no e la sua amica che si chiama Angel ma che poi tanto Angel non si rivela.
Come vedete, uno schieramento non male.



Ma non è solo l'assortimento antropologico a rendere queste puntate così interessanti.
Ragazzi, in Inghilterra non esiste la fascia protetta, si vede, perché in 5 episodi si vede tanto di quel sangue, si godono tanti di quegli sbudellamenti, masticazioni, squartamenti che se un bambino li vedesse poi io farei controllare i suoi disegni alla psic, per dire.

E sapete come io ami le colonne sonore. Ecco. Arriva l'attacco zombie con chi? Con Mika. Fantastico.

Certo, poi ci sarebbe anche tutto un discorso profondo da fare, sulla metatelevisione, sulla metafora zombi-persone rimbambite che guardano il GF, sulla cattiveria umana che esce nei momenti di crisi e che anzichè portare alla solidarietà porta all'egoismo e alla voglia di salvare solo se stessi. . .
Tutto vero. Da un certo punto di vista è anche una serie molto seria (ahah, i soliti giochi di parole).


Tanto seria che arrivi a un punto in cui lo speri quasi, che finisca male. Almeno per qualcuno. Per Kelly, ad esempio, che un minuto prima frigna come Sansa e il minuto dopo combatte come Arya. Per quel bastardo malefico di Patrick. Non per Pippa, lei no, che era talmente idiota che si poteva solo guardarla con tenerezza infinita.

Arriviamo poi al finale. Abbastanza prevedibile, a onor del vero, ma reso molto bene. Tutta la calma post apocalittica, era quasi 'stonata', ma davvero molto bella.

Adesso, tutti a guardare Carabinieri, avanti.

sabato 26 ottobre 2013

Requiem

13:50
(2006, Hans-Christian Schmid)

Presenti Spoiler, che comunque vi coccate lo stesso se cliccate sul nome della pora ragazza.



Vi devo raccontare un po' di fatti miei, perchè lo vedo che siete lì troppo curiosi e volete tassativamente sapere.
Io, per quanto incredibile possa sembrare, canto in un coro di musica sacra. Domani sera il mio coro (che se volete sbirciarci, è questo) si esibirà in un concerto. Lo volete sapere cosa cantiamo?
Questo:


Un REQUIEM.
Un bellissimo Requiem, se mi è concesso.
Ne consegue che mi è tornato alla mente questo film, che mi affascina e incuriosisce più o meno dal momento della sua uscita, ma che, per i motivi che vi ho raccontato qui, non ho mai avuto il coraggio di guardare, nonostante le calde raccomandazioni di Frank di Visione Sospesa.
  
Requiem ripercorre la storia di Anneliese Michel (clic sul nome per leggere cosa vi racconta Wiki), ragazza tedesca morta dopo essersi sottoposta a sedute di esorcismo.
Sì, per i più la sua storia è nota grazie ad un altro film, L'esorcismo di Emily Rose.

In questo caso invece di Emily abbiamo Michaela, 21enne tedesca affetta da epilessia che si allontana da casa per frequentare l'università. L'aumentare delle crisi comincia a far sospettare che in realtà Michaela non sia semplicemente malata.



Terminata la visione, quello che rimane marchiato nella mente è l'ultimo sguardo di Michaela. Mi spiego: in una pausa dagli esorcismi, la ragazza esce a fare una passeggiata con l'amica Hanna. Quest ultima, ferma nel suo pragmatismo, continua a dirle che in lei non c'è niente, che dovrebbe solo farsi curare, mentre Michaela dice semplicemente di essere 'pronta' ad accogliere le sfide che Dio ha in serbo per lei. Risalgono in macchina, e la giovane guarda di fronte a sè con uno sguardo talmente rassegnato e sereno che mi ha gelato le ossa.
Una totale accettazione degli eventi, un atteggiamento completamente rilassato, di completa sottomissione alla volontà di Dio. 


Salvo che poi appare l'agghiacciante scritta che ci comunica la morte della ragazza per deperimento.

Quello che distingue nettamente Requiem da qualsiasi altro film che tratti la stessa tematica, è il fatto che si eviti, con una classe incredibile devo dire, di puntare allo shock. Le scene 'impressionanti' sono veramente poche, niente viso rovinato dalle cicatrici, niente versi strani (solo qualche smorfia, perchè in fondo Satana è una personcina simpatica), niente contorsioni (ok, forse un pochino), niente usi impropri del crocifisso e niente vomito verde.
Dimenticate Reagan.
Sembra che il Diavolo in questo caso non punti ad 'approfittare' di un corpo innocente, quanto invece punti a 'rubare' un'anima così devota come quella di Michaela al suo eterno rivale, ad allontanarla dalla sua fede, anche fisicamente, tanto è vero che le sue mani si contorcono pur di impedirle di toccare un rosario o un crocifisso.
Che poi sì, è quello che la Chiesa afferma da sempre, ok.

E qua poi possono nascere due scuole di pensiero. Per i credenti questo può essere forse un gran motivo di arrabbiatura. Ma come, Dio? Io ti prego, ti ringrazio per quello che mi hai dato, frequento la tua Chiesa, mi sforzo di essere una brava fedele, e tu mi fai questo? Dopo tutto quello che ti ho dimostrato finora, tu mi vuoi mettere alla prova? Perché?
Per gli atei, invece, può essere tutt'altro. Michaela comincia a dimenticare i farmaci, la sua malattia ritorna più forte di prima, e lei, nel suo fervore religioso, attribuisce la colpa a qualcosa che non esiste anzichè farsi curare. Anzi, la sola idea dell'ospedale la fa infuriare. E poi, lei muore di stenti, in pratica. Si dice testualmente 'per deperimento'. Se non mangi muori, fine della questione. Non ci sono dèi, e non ci sono demoni.



In questo, Schmid rimane neutrale. Il suo intento sembra essere quello semplicissimo di narrare la storia di una ragazza. Al buonsenso di ognuno sta la decisione.

Così come sta al mio buonsenso fare il nome di Sandra Huller, l'attrice che interpreta Michaela. Finissima, mai esagerata nemmeno nei momenti più drammatici. Il film ruota interamente intorno a lei, tutto il resto è solo una cornice che decora il suo incredibile talento.

Musica ridotta all'osso, colori tenui, locations quasi scarne, è quasi un film minimalista. Sicuramente è un film incredibile, qualunque sia la vostra opinione su questi argomenti.

Ma, se credete in Dio, fa una paura maledetta.

martedì 15 ottobre 2013

4bia

18:37
(2008, registi vari)


Non avrei mai conosciuto questo film se non fosse per un video di Yotobi, che manco vi dico chi è perché lo conoscete tutti quanti. Il video, comunque, è questo:



Insomma, vedo lui molto entusiasta, pare che questo sia un ottimo film quindi lo spunto dalla lista e premo play.
Prima osservazione: in quanto film a episodi, è molto più tranquillo da vedere di un film 'normale', se ne raccomanda la visione in giorni in cui magari siete un po' presi male, non avete voglia di impegnarvi con un filmone atomico, prendete questo che tanto non c'è bisogno di concentrarsi.
(A differenza di quel maledetto di The ABC's of death di cui magari vi parlerò più avanti che invece richiede una concentrazione allucinante per non perdersi tra i vari corti.)
 Seconda osservazione: i quattro episodi ruotano intornoal tema dei morti che tornano indietro. Potrebbe essere interessante vedere un solo tema sviscerato in quattro modi diversi.

Felicità.Il primo episodio ci fa conoscere una giovane che, a causa di una gamba rotta (da 3 MESI. 3 mesi di gesso. CHEDUEBALLE) è segregata in casa. Non vede nessuno, e quando un ragazzo le scrive un messaggio per conoscerla, lei ne è solo che contenta, almeno non rischia di dimenticarsi la sua lingua. Che poi lui sia morto è una cosa assolutamente irrilevante ai fini della storia.
Cosa positivissima: non si spiccica una parola per tutti i 20 minuti. Interessante come idea, si comunica solo virtualmente, se poi ci sia dietro una specie di denuncia sociale sulla scarsità di comunicazione dei giovani io non lo so, ma è probabile.
Cosa negativissima: Quel sangue finto lì fa schifo. Molto. (E intendo che è fatto male, non che faccia impressione per il suo realismo.)  E anche la parte della ricerca del tipo online. Ok che non capivo una cippa dato l'alfabeto thai, ma è proprio una scena stupida.
Complessivamente: Ottima l'idea, mediocre la resa. Si poteva fare meglio, rimandato a settembre.



Occhio per occhio.
Ragazzi, questo è FAN-TA-STI-CO.
Che ridere.
Bulli cattivissimi con ragazze inconsistenti al seguito vs fantasma di ragazzo che hanno fatto fuori che ha scagliato contro di loro una maledizione che li fa morire uno dopo l'altro come in Final Destination.
Cosa positivissima: fa ridere. Nel senso che è talmente orrendo che fa ridere. Ma almeno fa ridere. E il finale non è male.
CosE negativissimE: i dialoghi. Le riprese. L'impostazione della vicenda. I personaggi. (Per carità, in venti minuti si può approfondire poco e niente, ma questo è proprio terrificante). Ma più di tutto, sopra ogni altra cosa, quello che veramente rende questo film quello che è, cioè cacca, è la CGI. Io non voglio rovinarvi la sorpresa. Fatemi un favore. Cercatelo, guardatelo, e venite qui a riportarmi fedelmente le vostre prime impressioni. Vi anticipo un'immagine che è NULLA in confronto a quello che i vostri occhi saranno costretti a subire:





Complessivamente: Uno scempio.

Quello in mezzo
Quattro amici in campeggio, uno casca nelle rapide, non torna più su, loro tornano come se niente fosse alla loro tenda poi lui torna, ma non è più molto in sè. E c'ha anche ragione ad essere arrabbiato, che amici demmerda.
Cosa positivissima: La maglietta di Et che uno dei garzoni indossa all'inizio.
Cosa negativa: L'episodio non funziona. Per niente. I ragazzi non recitano bene nemmeno per un secondo, non c'è atmosfera, non c'è tensione, non ci sono reazioni credibili. E poi citano film alla stracavolo e dicono un po' di cagate, come la seguente:
A: 'Ah, come ne Il sesto senso dove si parla di morti che non sanno di esserlo.'
B: 'Stronzo, mi hai detto il finale!'
Glielo diciamo insieme che quello non è il finale?
Complessivamente: Troppo noioso, troppo inconsistente, forse l'episodio peggiore, almeno il secondo faceva ridere.






Volo 224
 Si conclude il film con la storia di Pim, hostess selezionata per accompagnare il volo della principessa Sofia. Quando la principessa muore, però, lei sarà indagata. Prima, però, bisogna riportare indietro la salma. . .
Cosa positiva: rispetto ai precedenti, questo è un capolavoro. In generale funziona, lo spazio limitato è angusto e isolato, i personaggi si rivelano abbastanza interessanti, ma soprattutto mancano i terrificanti effetti speciali che rendevano i film precedenti tanto terribili.
Cosa negativa: non si è ben capita e sviscerata la questione del 'tradimento', ma immagino sia stata una scelta dovuta alle limitazioni temporali.
Complessivamente: un buon episodio, sicuramente il migliore del film.


4bia quindi si rivela un progetto interessante e curioso, ma solo dal punto di vista teorico.
In pratica è un filmaccio.



domenica 6 ottobre 2013

Masters of Horror: Sulle tracce del terrore

14:29
(Prima stagione, 13 episodio, regia di Takashi Miike)



Tanto per dire, leggete cosa dice l'anteprima del trailer.
'Il più controverso e disturbante', e blablabla.
Beh, prima vi dico la trama, poi quello che penso.

Christopher è un giornalista americano, che viaggia fino al Giappone per ritrovare la sua amata Komomo. Giunto sul posto, un'accogliente isola-bordello, scopre che la donna che cerca non si trova lì e oltretutto fino alla mattina dopo non potrà lasciare l'isola. Sarà una prostituta sfigurata a raccontargli come Komomo sia morta.



Vi avevo raccontato qui l'origine dei Masters of Horror e vi avevo detto che i registi selezionati avevano totale libertà, fermo restando che dovevano rispettare il budget. Con queste premesse, se decidete di assoldare anche Miike, la prima cosa da fare è chiaramente prepararsi al peggio. Non è un personaggio a caso, per quanto sia poliedrico e iperproduttivo, si sa che quando maneggia qualcosa che ha a che fare con l'orrore lui è sempre sopra le righe, per parlare ad eufemismi. Quindi, se lo scegliete e poi lo censurate siete un po' incoerenti. A parte ciò, è chiaro che lui è completamente fuori di melone.

Googlando il titolo si leggono parole di disgusto, quasi di shock, come se questo film fosse la materializzazione del gore, roba che Martyrs levati.
Beh, quello che mi sento di dire io è: stiamo tutti molto calmi. Perchè non sono certo quei 5 minuti di torture a rendere Imprint così impressionante. (Che poi, se non avete uno stomaco di ferro è chiaro che quei 5 minuti sono l'inferno, ma la cosa incredibile è che non sono la cosa peggiore. Tanto per rendere l'idea.)



Quello che rende Imprint così pazzesco è la presenza di un contrasto che fa quasi male agli occhi. Unite il fascino incredibile del Giappone, di una fotografia spettacolare, di colori che riescono a essere dolci, e confortanti, e alcune scene di una poesia incredibile, come le girandole al vento a una storia terrificante. Contrapponete tutta quella bellezza ad un'evoluzione della vicenda che la rende insostenibile, a partire dal momento in cui scopriamo la verità sul passato della prostituta sfigurata. Un passato che manda fuori di testa Christopher, ma anche noi, perchè è allucinante. Chi si è risparmiato la visione sarà esonerato dai dettagli anche in questo post, perchè vvb.
Questo lo rende un filmone impressionante.
Se qualsiasi altro regista avesse architettato una storia simile (parlo della 'sorellina', per intenderci) sarebbe sembrato ridicolo. Miike lo rende agghiacciante. Soprattutto una certa scena di una bella bambina sentita sola su uno scoglio. Che angoscia.



Morale, questo è un Mister Film. Ma Miike rimane un sadico maledetto e io non vorrei mai incontrarlo in un vicolo buio.

mercoledì 2 ottobre 2013

The Apparition

16:02
(2012, Todd Lincoln)



Un solo motivo mi ha spinto alla visione di The Apparition.
Draco Malfoy.
Chi ha detto Tom Felton? Tom Felton è un'allucinazione collettiva, esiste solo Draco. Il quale chiaramente ha subito un forte trauma in seguito all'apparente risurrezione di Harry e alla conseguente sconfitta del Signore Oscuro, perchè non saprei come spiegarmi altrimenti la sua partecipazione a questa robaccia.

Kelly e Ben sono la classica lovely couple. Vanno a convivere, ma lei non sa che il suo boy anni prima aveva giocato a fare il ghostbuster con i suoi friends, e si sa che queste cose non hanno mai un happy ending. Ma ora Ben sta scappando dai fantasmi del suo passato (ah ah, i fantasmi, son proprio una cabarettista!) e quando il suo amico Patrick lo chiama per metterlo in guardia sul pericolo che sta correndo, lui lo ignora.
Poi dici che uno non se le cerca.



Partiamo subito da Ben, dato che l'unica cosa da dire è che oltre a interpretare un personaggio idiota lo interpreta pure da cani. Gli si legge proprio la paura scritta negli occhi, sì. La paura che qualcun altro lo assuma dopo questo film.
Continuando seguendo il fil rouge dell'idiozia, il secondo posto spetta all'ectoplasma. Con tutto quello che avrebbe potuto fare grazie alla sua condizione di invisibile e incosistente, decide che la cosa più terrificante da fare sia aprire la porta del garage. AH.

Poi vi chiedete perchè sono cinica, ma me le tirano proprio fuori.

Appurato che il fantasma, in quanto nullafacente, non può fare paura, cosa ci riserverà il regista?
Atmosfera? No.
Inquadrature suggestive? Mmmh, nemmeno.
Dialoghi interessanti e perspicaci? Gnan a mòrer, si dice dalle mie parti.
Un escamotage talmente fuori di testa da rendere la baracca interessante? NO.


 E a proprosito di inquadrature, volevo spiegare a Todd Lincoln che se mi tieni la camera per 5/6 secondi a inquadrare la serratura, io LO SO GIà che accadrà qualcosa alla porta, quindi non può spaventarmi. Tutto chiaro?
 Ma soprattutto, Todd, la suspance. NCS, non ci siamo.
Questa ve la devo raccontare. Crescendo musicale, movimenti lenti, qualcosa sta per succedere. La protagonista si blocca, fissando qualcosa di terribilmente spaventoso che è avvenuto nel suo armadio. NOOOOOOO! Tutti i vestiti stropicciati!! Cattivo, fantasma, cattivo!
(E comunque non basta fare una scena nella doccia per omaggiare Hitchcock, dato che certe inquadrature sembravano omaggiare Oren Peli per citare un altro grande dell'horror.)



Certo, poi ci sono scene memorabili, come la fuoriuscita dell'entità dalla lavatrice, immagine che dà un significato tutto nuovo al concetto di Desperate Housewives.

Complessivamente quindi abbiamo: attori scadenti che interpretano personaggi scadenti che dicono battute scadenti su un fantasma scadente, il tutto per condurre a un finale che spiega perfettamente il termine 'scadente'. Bah, è solo un FDC.

E con questo apriamo la rubrica 'La posta del cuore'. Ma voi ragazze, lo mandereste a dormire sul divano il vostro moroso/convivente/marito/animale da compagnia quando c'è uno spirito in camera? Parliamone insieme.




martedì 20 agosto 2013

Il labirinto del fauno

18:25
(2006, Guillermo del Toro)



CONTIENE UNO SPOILER GRANDE COME UNA CASA.

Essere appassionati di Cinema può essere molto, molto impegnativo.
Perchè ci sono in ballo i sentimenti: quelli di chi gira, di chi recita, ma soprattutto quelli di chi guarda. E certe volte un film può prenderti il cuore e semplicemente farlo a pezzi.
Poi, per carità, altri film sono una medicina per l'anima, alcuni possono essere dei simpatici passatempo e alcuni degli enigmi.

Ma Il labirinto del fauno è più di tutto ciò.

Spagna, 1944. La guerra civile è in dirittura d'arrivo, e la piccola Ofelia con la madre si sta trasferendo dal nuovo patrigno, il Capitano. Qui incontrerà il Fauno, che le rivelerà la sua vera identità: lei è in realtà una principessa di un regno sotterraneo, 'dove la bugia e il dolore non hanno significato'. Il suo vero padre la sta cercando da tempo, e lei dovrà superare tre prove per dimostrare di essere veramente la principessa.

Ricapitolando: ci sono una guerra, uno Stronzo di dimensioni intergalattiche e una bambina, che deve sopravvivere a tutto questo con l'aiuto di una madre che la vorrebbe già adulta e matura. Ad inizio film le dice che è 'un po' cresciuta per queste sciocchezze'.
E invece no, santo cielo, no. La sua mente è strabiliante, le permette di tutelarsi come la madre non può fare. Vede uno scarafaggione e non urla dallo schifo (come farei io), no, lei lo insegue, perchè ci vede una fata. [Però, Guilly, la prossima volta basta bestiacce, ok? Per favore.]
E da quella fata nasce un mondo. Un rospone che impedisce ad una pianta di fiorire, un mostro senza occhi, un regno intero che aspetta solo lei. È troppo facile aspettare dal cielo di diventare una principessa, e comunque William se lo sono già preso. Ofelia sa di essere una principessa e lo diventa. Chi se ne importa se lo diventa solo nella sua mente? È una principessa, punto.



Una principessa aiutata nel raggiungimento del suo scopo da un tizio che, insomma, non è che ispiri propriamente fiducia. Il Fauno. Prima di tutto lasciatemi dire che alla faccia se è fatto bene. Dal punto di vista esteriore, prima di tutto. Bello, bello, bello. Nel suo essere fauno, e lo sappiamo che notoriamente non son belli come gli elfi, per dire. E poi è pieno di carisma. Perchè fino alla fine non sappiamo bene che idea farci di lui. È buono? È cattivo? Ad ogni sua apparizione il suo atteggiamento cambia, lasciando sconcertati noi, figuriamoci Ofelia.


In giro ho letto di molti che hanno definito il film una 'favola nera'. Io non sono molto d'accordo, perchè Il labirinto del fauno non ha nulla del favolesco, trasuda realtà. La mente di un bambino può viaggiare fino all'altra parte del mondo, fino a dimensioni parallele, ma al primo cambio d'inquadratura la vita reale ricompare, spezzando il nostro sogno di vedere la piccola scappare dai 'veri' genitori. Al primo cambio d'inquadratura ecco gli spari, i cavalli, le torture nella dispensa, quella musica mentre il Capitano si rade. Sembra quasi impossibile concepire che la bambina possa aver sentito quello che sentivamo noi, le urla, le minacce, la paura.

Il finale, soprattutto, ci mostra come le favole per gli adulti non esistano. Non importa come e quanto lei abbia sognato, questo non l'ha aiutata a scappare realmente da quel campo, non l'ha aiutata sul serio a nascondersi. È morta comunque.
Però sorrideva, perchè fino all'ultimo istante la sua fantasia non l'ha lasciata, ha continuato a proteggerla dal dolore.

Avete presente gli occhi dei gatti? Quando c'è luce le pupille sono strette, a mò di protezione, ma di notte si ingrandiscono, come se il buio nascondesse qualcosa che solo a loro è concesso vedere. Gli occhi dei bambini sono sempre come quelli dei gatti di notte. Sempre spalancati sulle continue sorprese, sempre pronti a vedere qualcosa che a noi è nascosto. Con le pupille dilatate dalla curiosità, o dall'entusiasmo. La piccola Ivana Baquero ha conservato questo sguardo per tutto il film, in un modo talmente spontaneo e appassionato che quando recitava in scene più cupe era un dolore vederle perdere quello sguardo sul mondo.

D'altro canto, bisogna ammettere che anche la parte dello Stronzo a Sergi Lopez è venuta molto bene.
Non c'è buonismo, non c'è clemenza. Il mondo A VOLTE fa schifo e Del Toro ce l'ha mostrato.



Ma ci ha mostrato anche l'altro lato della medaglia. E cioè che l'amore sa fare grandi cose. Ti dà il coraggio di rimanere a lavorare dal nemico solo per aiutare tuo fratello, ti dà la forza di credere nei tuoi ideali nonostante tutto, ti lega ad una bambina che nemmeno conosci ma che proteggi fino al limite dell'impossibile, ti dà la follia che serve per sposare un uomo che non ami (e che è pure Stronzo) per dare a tua figlia una vita che pensi sia migliore, o quantomeno sicura.

Alla fine si capisce quanto Il labirinto del fauno sia un gran film d'Amore. E io non sarò mai abbastanza cresciuta da smettere di credere in queste 'sciocchezze'.


martedì 23 luglio 2013

Insidious

16:00
(2011, James Wan)



Qualche tempo fa, da queste parti si parlava anche di Insidious, con gli stessi toni discordanti che si leggono più o meno ovunque. Qualche giorno fa, poi, ho parlato di Poltergeist e si può dire che il film di Wan sia una specie di opera dedicata al lavoro di Hooper, vista l'infinita quantità di citazioni che contiene. Sembra quasi un remake, da tanto che lo cita.

Stavolta è il turno della famiglia Lambert, che dopo il trasferimento nella casa nuova è costretta a subire il grande dolore di vedere uno dei propri figli, Dalton, cadere in coma senza un apparente spiegazione medica. Come se ciò non fosse sufficiente, cominciano ad avvenire strani fenomeni nella casa, che non si placano nemmeno dopo che la famiglia trasloca nuovamente.



Andiamo subito al sodo: da che parte mi schiero?
Avevo un'opinione su Wan che lo rappresentava come mediocre, non mi aveva mai lasciato senza fiato. Fino ad ora. Credevo di avere già visto questo film, ma è chiaro che lo avevo confuso con qualcosa dal titolo simile! Ciao memoria, ciao.

Ad una visione superficiale, Insidious può apparire confuso (fantasmi? Demoni? Entrambi? Cosa piffero siete, quanti siete, cosa volete?), eccesivamente citazionista e con i titoli di testa più brutti che io abbia mai visto.
I titoli di testa continuano ad essere brutti, ma il film merita una rivalutazione. Rivalutazione data dal fatto che il sior James è bravo. Non avevo minimamente fatto caso a lui in Saw, e nemmeno in Dead Silence. Ma qui la sua presenza è sgomitante, i movimenti, le luci e l'atmosfera fanno paura.
L'ho detto, paura.
Per dirne una. La suocera racconta il suo sogno e già ti angoscia un pochino perché chissà che ansia aveva al mattino poveretta. Cambio di inquadratura e SBAM.

 



Bastardello.
Lo SAPEVO che ci sarebbe stato, ma porco cane che spavento. E questo significa che sei bravo, perché se mi anticipi così abbondantemente lo spavento e riesci a farmi sussultare comunque, sei proprio bravo. Tutto un gioco d'atmosfera, lo stesso gioco che avevi usato in DS ma con meno successo. Hai trovato la formula giusta per funzionare con me. Cosa importa poi se mammina e papino recitano come Lilli e il vagabondo.

 
La rivalutazione dovuta di cui parlo su, però, va a sbattere improvvisamente contro la storia dei viaggiatori. Io ne ho sentite tante di cagate nella mia vita, e ho sentito anche tanti escamotage cinematografici creati per raggiungere uno scopo, ma questo è il peggiore di tutti, proprio no. Mi spiace, ma no. Mi sembrava di leggere uno dei libri di Geronimo Stilton in cui si usa la macchina del tempo. Brutto.
MA ci si riprende nel finale, che sembra uno di quei finali alla Raimi dove vorresti dire solo un gran vaffa e sperare che arrivi a destinazione.


Immancabili sono i faccioni incerati che al regista piacciono tanto, e che solo lui può rendere così incredibilmente inquietanti. Altrettanto inquietanti sono quei due avanzi di idioti degli esperti di paranormale, che diosolosa se sono stupidi. Che personaggi poco utili, poco interessanti, poco divertenti. Avrebbero risparmiato dei bei soldini a tagliarli. La citazione a Poltergeist l'avremmo capita comunque.

A proposito. Com'è che negli Stati Uniti si trovano così facilmente degli appasionati di fantasmi sempre dotati di macchinari di varia natura? Hanno un'apposita sezione sulle Pagine Gialle?

mercoledì 17 luglio 2013

Poltergeist

15:52
(1982, Tobe Hooper)



Quanto ci sguazzo dentro, io, in queste cose.
Sono un'appassionata di fantasmi. Perché, diciamoci la verità, nessuno crede agli zombie, ai vampiri e ai licantropi. Ma tutte le persone del mondo hanno messo in dubbio almeno una volta nella vita l'esistenza dei fantasmi. Quando si cammina in un corridoio buio, o si vede un'ombra con la coda dell'occhio, o si spegne la lampada prima di dormire, per una frazione di secondo tutti quanti si guardano intorno per verificare che non ci siano presenze.
E la cosa che mi affascina di più dopo i fantasmi sono le leggende metropolitane.

Se ne deduce che Poltergeist è per me un film cult. Riconosciuto universalmente come il re dei film maledetti, secondo forse solo a L'Esorcista (ma lui non fa testo perché ha tutti i primati dell'universo, tutti), ha dato vita alla leggenda metropolitana che lega le registrazioni del film (o meglio, dell'intera trilogia) alla scomparsa di quattro persone, prima fra tutti la piccola Heather O'Rourke, protagonista dei tre film, morta subito dopo le riprese del terzo capitolo.



Questa volta vittime della visita di un poltergeist sono i Freelings, mamma, papà e tre figlioli. La più piccola dei tre (interpretata da Heather O'Rourke, appunto), Carol Ann, una notte si sveglia e inizia a parlare col televisore. I genitori attribuiscono la colpa al sonnambulismo di cui soffriva anche la madre, e non danno troppo peso alla questione fino a quando tutti gli oggetti della casa iniziano a volare allora forse è il caso di iniziare a preoccuparsi. E ci si preoccupa per una buona ragione, perché le presenze sono riuscite a prendere la piccola di casa e portarla in una sorta di limbo, una dimensione intermedia, da cui i genitori da soli non possono tirarla fuori. Si rivolgono quindi a un team specializzato in parapsicologia.

Il cinema recente ci ha abituato male. Di ghost story serie si sente un po' la mancanza (con le dovute eccezioni), e di spaventosi film sui poltergeist non si hanno notizie. I fantasmi devono far PAURA, non far spaventare. Vivi in una casa con una persona morta, come minimo ti deve prendere un'ischemia cerebrale dall'angoscia. Invece recentemente si saltella sulle poltroncine e basta. I poltergeist dovrebbero essere ancora peggio perché, per chi non fosse interessato all'argomento, la differenza tra i due ectoplasmi sta nel fatto che i poltergeist sono quelli che rompono di più le scatole. Quelli ancora più cattivi, fastidiosi e se vogliamo anche pericolosi.
Sulla base di ciò, quello che mi aspetto da un film che si intitola proprio così è che la presenza che infesta casa faccia un casino infernale.

Ecco, in questo film il simpaticone fa un CASINO DELLA MADONNA. Lampi, alberi che attaccano i bambini, altri bambini che spariscono nel nulla, tutta la stanza che muove no stop 24h al giorno (pensa te che fonte di energia alternativa), facce strappate. .
Ma partiamo dal principio.

La piccola Carol Ann comunica per la prima volta con la presenza dopo 5 minuti dall'inizio del film. Tobe, non mi deludi mai.
Quando la madre intuisce per la prima volta che la loro casa è infestata ha una reazione spettacolare: si diverte! Saltella dall'entusiasmo, gioca, fa giocare la bambina, aspetta che lo spirito sposti le sedie, mostra i movimenti al marito come una bambina che vede i fuochi d'artificio per la prima volta.
Poco reale, dite?
Chissenefrega, sono stanca delle urla. All'inizio è una cosa semplice, qualche sedia spostata, e lei si diverte. Chiaramente, quando i fenomeni crescono d'intensità allora arriva la paura di cui parlavo sopra. E questi fenomeni non si fanno attendere, da subito gli abitanti abusivi si scatenano.

Entusiasmante.

Così definirei il film fino alla metà. Dall'arrivo della medium (figura eccessivamente 'caricaturale') in poi si avverte un calo inesorabile, tra forze vitali, memorie di piaceri terreni, riti con palline da tennis e una nonnina che affronta la luce con gli occhialini da sole (che però era splendida, questo va detto).
E poi, il finale. Orribile. Una cosa proprio brutta.



(P.S. Erre, il bimbo leggeva Capitan America con due poster di Star Wars sullo sfondo. Sareste stati ottimi amici!)
 


martedì 18 giugno 2013

Gremlins, Joe Dante

15:34
Titolo originale: Gremlins
Anno: 1984
Durata: 106 minuti
Trailer:



Denominazione del medicinale
Gremlins

Categoria farmacoterapeutica
Antidepressivo, calmante, antiafa.

Indicazioni terapeutiche
In pediatria l'uso è consigliato in compagnia di un genitore, negli adulti se ne consiglia una visione almeno una volta l'anno.

Controindicazioni
Nei casi più frequenti si riscontrano vocine affabili e talvolta imbarazzanti nei confronti della prima apparizione del mogwai Gizmo, ma si può arrivare leggermente alla commozione verso il finale, si raccomanda cautela.

Avvertenze speciali
Gremlins è la storia del giovane Billy, al quale il padre regala, per Natale, un esemplare di mogwai, dandogli tre indicazioni: non bagnarlo, non esporlo alla luce e non nutrirlo dopo mezzanotte. Si raccomanda pertanto di seguire il resto della vicenda per scoprire cosa accade quando non si rispettano le regole.

Gravidanza e allattamento
Se la visione di Gremlins non comporta problemi durante il periodo dell'allattamento, si raccomanda una particolare attenzione in gravidanza, perchè alcuni momenti che in una situazione normale vi farebbero solo storcere il naso, con le nausee non si sa mai.

Sovradosaggio
Non sono contemplati effetti collaterali dovuti ad un sovradosaggio, al limite ripeterete le battute a memoria, il che a lungo termine si rivela un esercizio importante.

Scadenza
Gremlins è un film immortale. Non è segnalata data di scadenza, conservatelo pure per anni per mostrarlo ai vostri figli.

è un medicinale, ma usufruitene con libertà, ogni volta che vi sentite tristi, per tirarvi su, o anche quando siete già allegri, per esserlo ancora di più. Ma leggete sempre il foglietto illustrativo che così fate contenta la casa produttrice.

mercoledì 12 giugno 2013

The descent, Neil Marshall

16:17


Titolo originale: The descent

Anno: 2005

Durata: 99 minuti.

Trailer:



Di fronte alle parole 'Budget limitato' mi sale sempre un brivido lungo la schiena.
Abbiamo due possibilità: una cagata pazzesca (semi cit.) o un film che fa quasi gridare al miracolo.
The Descent appartiene, oltre ogni ragionevole dubbio, alla seconda categoria.

Siamo sui Monti Appalachi, in compagnia di 6 giovani donne: Juno, Sarah, Beth, Rebecca, Holly e Sam. Una di loro ha subito il più tremendo dei lutti, e dopo qualche tempo le sue amiche organizzano una gita e decidono di darsi alla speleologia.
 
(Amiche mie, se leggete, qualunque cosa mi succederà mai nella vita non portatemi a girare nelle grotte, grazie, vivogliobene<3)

Insomma, partono per questa escursione, ma non molto tempo dopo essersi inoltrate nei vari cunicoli, realizzano che Juno, che le stava guidando, le ha condotte in una serie di grotte mai esplorate prime, di cui non esistono cartine e prive di indicazioni per uscire.


Ma andiamo con calma e torniamo all'inizio.
La figlia e il marito di Sarah muoiono in un incidente stradale. L'escursione avverrà un anno dopo, ma è tangibile la sensazione di disagio che provano le amiche nel confronto con lei, si vuole sempre essere delicate, ma la gaffe è dietro l'angolo, bisogna misurare le parole, stare sempre attente a lei, ai suoi sentimenti e al dolore che si porta dentro.
Aggiungiamoci poi che Juno aveva una relazione con suo marito, e che Beth se proprio non lo sapeva con certezza di certo l'aveva intuito ma non l'ha mai rivelato.

Insomma, il clima non è dei più semplici, anche se all'apparenza le ragazze sono sorridenti ed entusiaste.

Inizia l'escursione, ma è chiaro da subito che qualcosa non va come dovrebbe. Inizia la discesa, ma una piccola frana chiude l'entrata che avevano percorso le ragazze, che quindi dovranno cercarne un'altra. Peccato che la sagace Juno, il cui nome passerà agli annali come uno dei personaggi più odiati dalla qui presente Me, abbia pensato di fare uno scherzone alle sue amiche portandole non nel posto che avevano previsto ma in altre grotte che nessuno aveva esplorato prima, sto avanzo di cretina.

E io vi avviso già da ora: prendete grandi e intensi respiri nella prima mezzora di visione, perchè poi vi dimenticherete di respirare. Se non soffrite ancora di claustrofobia, vi verrà. E se non avete ancora paura del buio (ma non capisco come sia possibile non averla) ci sono ottime probabilità che finirete col dormire con l'abat-jour accesa.


Le nostre amiche iniziano a farsi male, ad essere stanche. Una si rompe una gamba, l'altra si taglia, olè, il festival delle fortunelle. Ma se vai in una grotta, benedetta ragazza, non è come starsene in una Spa di lusso.

Quindi, il film è a metà, le ragazze sono a pezzi, disperate perchè non si sa come e quando riusciranno a uscire, nessuno le sta cercando. . le cose possono andare peggio?
Eccome se possono, e qui sta la grandissima infamità di Marshall. Perchè quello che vedete nella foto sopra non è una donnina poco fotogenica, è un mostro. Che vive due miglia sotto terra, al buio e che non solo desidera nutrisi delle belle giovini ma, soprattutto, non è solo.
Ce ne sono una marea.
E le sei, nelle condizioni che vi elencavo prima, devono anche affrontare sti elementi e cercare di uscirne vive.

L'ultima, crudele, mezzora di The Descent è memorabile. L'animo umano che affronta cose orribili è reso nel suo aspetto meno nobile ma più reale (sperare che le creature rincorrano qualcun'altra, basta che si allontanino da noi, per esempio) e lo spettatore non può che dire: 'Ok, sei un infame, ma chi ti biasima?'


Sangue come se piovesse, citazioni dei grandi (l'avete vista Carrie, vero? L'avete vista?), splatter che chi più ne ha più ne metta, per arrivare al tremendo, crudele e alquanto bastardo finalone. Lasciate stare la versione americana, cercatevi quella europea (perchè il film è inglese) e restate a bocca sbarrata.


Ma poi dico, americani, guardate abitualmente Jersey Shore ma la fine di The Descent è troppo per voi?

mercoledì 5 giugno 2013

Non solo horror: V per Vendetta

21:51

Titolo originale: V for Vendetta
Anno: 2005
Durata: 128 min
Trailer: 




Avete presente quella sensazione che spinge a vedere un film perchè quel film sembra avere 'qualcosa'? Non sempre ben identificato, ma una specie di aspettativa vagante sopra il suo titolo e la sua fama.
Per me 'V per Vendetta' era quel film.
Anche se onestamente non sono sicura di aver trovato quel 'qualcosa'.

L'argomento stavolta è l'anarchia. Anarchia che porta il volto di V. O meglio, di Guy Fawkes, dato che V -il nostro protagonista- indossa per tutto il tempo una maschera. In una Londra oppressa da un governo filonazista, V desidera ridare la speranza ai cittadini e sistemare quello che non va nel sistema, con azioni simil-terroristiche. Sarà l'incontro con Evey a rendere il tutto ancora più interessante.



Partiamo: io sono un'antianarchica. Ma di quelle potenti. Ma d'altra parte adoro gli idealisti, mi fanno sognare un mondo di arcobaleni e unicorni felici. Quindi, il personaggio che vedete qui sopra in tutta la sua espressività ha un suo perchè, è carismatico.
E quanti di voi sperano che alla fine lui si redima e mostri il suo viso, sappiate già che no, non lo vedrete.
Questo implica che per rendere giustizia al povero Hugo Weaving il film va quantomeno visto in lingua. Altrimenti al posto suo potevano anche metterci uno spaventapasseri e per noi niente cambiava.
Ma soprattutto, guardate il film in lingua perchè il doppiatore dice le frasi più interessanti ad una velocità supersonica e se ve lo vedete in inglese almeno vi aiutate coi sottotitoli.

Il suo obiettivo è distruggere il palazzo del Parlamento il 5 di novembre, esattamente come aveva tentato di fare l'uomo che gli presta il volto. E comunica le sue intenzioni attraverso un video che lui riesce a far passare in tutte le tv. Se il povero Mandarino di Iron Man 3 avesse avuto la stessa fortuna, ricorderemmo un film diverso.

Quindi, ecco cosa ho amato. V, anche col grembiulino che lo rendeva più umano. La Portman, che ormai è una garanzia. La fine del film, con tutti i faccioni uguali che lo sapete che a me piacciono gli ingressi in scena fighi e quello, perdinci se lo era.

Non mi sono piaciuti i dialoghi, però.
Se partite da un fumetto almeno non lasciatemi dei dialoghi che sembrano tutte frasi per la Smemoranda. Allungate, argomentate, migliorate.
O quantomeno girate un remake con anche gli sbam e i bum. Che di materiale che fa sbam e bum ce n'è.


Complessivamente, non rientro nella cerchia di coloro che lo considerano un supercult, ma nemmeno mi ha schifata.
Non mi piacciono queste vie di mezzo, no.

AH. E che tu sia maledetta, Natalie Portman. Per essere figa anche da pelata. Che tu sia maledetta.

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