mercoledì 6 febbraio 2019

Stagione degli Oscar: La Favorita

15:32
Uscite le nomination io l'avevo detto: tifo matto e disperatissimo per Lanthimos e nient'altro che Lanthimos. Amore, coriandoli, e trombette squillanti per Lanthimos.
Però poi mi sono accorta che non avevo scritto niente del film, quindi eccoci qua, rimediamo.



Alla regina Anna non importa più niente di niente delle questioni pratiche che il suo ruolo comporta. Non è più giovanissima, non sta una favola, ha altro per la testa. Delle sue mansioni si occupa Sarah, la sua più fidata consigliera. Erano una macchina rodata e perfettamente funzionante, ma un giorno la cugina di Sarah, Abigail, entra a far parte della corte e scombussola tutto quanto.

Lanthimos ci ha trollati tutti.
L'ultima volta che ci ha chiamato al cinema è stato per Il sacrificio del cervo sacro, siamo usciti dalla sala tutti quanti scombussolati e con un discreto bisogno di terapia. Ci si aspettava qualcosa del genere, quanto meno.
E invece no, abbiamo preso una strada diversa, indispettendo un numero considerevole dei cinefili che seguo.
Io sarò sempliciotta, ma a me questo taglio nuovo è piaciuto tanto.

Parlare del potere a Lanthimos è sempre piaciuto tanto e lo ha sempre fatto bene, con modi e toni che rendevano il suo cinema poco fruibile. Erre, che è sempre il mio metro di giudizio 'esterno', quando ripensa al Cervo Sacro mi si impalla ancora. Si ferma letteralmente, socchiude gli occhi e cerca da qualche parte nella sua testa delle spiegazioni che non avrà. Mica perché servano dei master ricercatissimi che solo Noi Veri Autentici Cinefili abbiamo, ma solo perché non tutti amano dover uscire dalla sala e fare ore a riflettere su quello che hanno visto.
Questa volta non ci sono metafore nè troppo grottesco che a qualcuno può risultare indigesto, qui si parla di potere e lo si fa forte e chiaro, usandolo nella sua forma più famosa, se vogliamo: la nobiltà.
E questa regina è favolosa. Io devo cospargermi il capo di cenere perché Olivia Colman prima di Broadchurch mica la conoscevo. Se già nella serie aveva dato prova di essere brava, ma brava per davvero, qua proprio esce dagli argini e gli distrugge, inondando tutto. Un personaggio così desolante, insieme allo straordinario potere che ha possiede lutti atroci, solitudine, disturbi, una bocca sempre sporca di cibo. Debolissima, una cucciolona fragile che si lascia abbindolare dal primo sorriso che la illude di darle affetto. E la Colman è indescrivibile.

Una donna così non può passare inosservata, è la più ghiotta delle occasioni, nella scalata al potere. Un paio di occhi belli che si prendono cura di lei e niente, senno perso del tutto, guerra e stato in mano a chiunque, e per Anna solo amore e pace dei sensi, niente di quelle storie rognose di politica e strategia. è quando gli occhi belli diventano quattro che la faccenda si fa interessante. Bastava l'arrivo di una damina di corte dal passato complicato e dallo sguardo sveglio a spodestare Sarah dal suo trono. E allora il semplice film in costume si trasforma in una storia di competizione e ruolo. Di potere, quindi.

Tra loro due, che si venderebbero pure la famiglia pur di ottenere il prestigio del ruolo di preferita, ci sta lei, la regina, che alla fine voleva solo qualcuno che le volesse bene. Umiliata, presa in giro, distrutta anche fisicamente da un male che forse fisico non è (inizia il film in piedi ma si riduce in carrozzina), ma pur sempre la regina.
Quel finale lì lascia poco all'immaginazione: dite e fate quel che volete, ma io sono la regina e voi non siete un cazzo.
Conterà poco, per il suo povero cuore ferito, ma io una rinascita ce l'ho vista.

Per me Lanthimos ha vinto e stravinto, e se quello che serviva per farlo amare anche al grande pubblico era un film più convenzionale non solo non ci vedo nulla di male, ma anzi ben venga.
Per farsi amare al mille percento, poi, ci ha regalato Mark Gatiss con parruccone inglese, e tanto basta perché il film vinca ogni statuetta possibile.

venerdì 1 febbraio 2019

Preferiti della Redrumia: Gennaio 2019

08:54
L'anno è iniziato solo da un mese e io già portato a casa il buon proposito che era il numero uno del 2019: cambiare lavoro.
Sono ovviamente scombussolata agitata nervosa inquieta e tanti altri aggettivi senza nemmeno la virgola in mezzo, però mi sono tolta un grosso e invadente zaino dalle spalle.
In mezzo a tutti questi sconquassamenti ci ha pensato la finzione a distrarmi dal mio essere scombussolata agitata nervosa e inquieta, perché è stato un mese di cose bellissime che mi hanno riempito di meraviglia.


I primissimi giorni dell'anno sono stata a vedere Suspiria.
Se l'anno prosegue così, signori, io sono a posto. Guadagnino ha preso il film di Argento, lo ha guardato bene bene, poi lo ha appoggiato da parte per fare una cosa tutta sua, e gli è riuscita benissimo. Non si tratta solo della straordinaria ricostruzione degli anni '70, nè di attrici che avevano una gran voglia di levarsi la brutta fama di dosso (per me, Dakota Johnson, sei assolta da tutti i tuoi peccati), si parla di un'aria densa e pesante come minestrone, di immagini incise negli occhi, di una regia maestosa e di almeno un paio di sequenze che è difficile non sognarsi la notte. E poi io sto film lo avrei voluto candidato ai costumi, per le tute e i vestitoni, per l'abito di scena dello spettacolo, per il modo in cui erano vestite tutte quante alla tavolata a cena. Ma no, candidiamo sempre e solo i film in costume.

Ovviamente altri film del mese non possono che essere Glass e La favorita. 
Se Glass mi è piaciuto con qualche piccola riserva, La favorita è proprio da volarci via.
Io l'avevo detto (su Instagram, mi seguite vero? ci resto male se no) che tifavo per Lanthimos prima ancora di vederlo. Poi l'ho visto ed è uno di quei film grandi grandi che quando arrivano fanno vergognare tutti gli altri. Tre donne portentose davvero, ma la Colman viene da un altro pianeta. Non vedo l'ora di vederla nella terza stagione di The Crown, la stiamo aspettando da troppo.

Se al cinema sono stata molto fortunata è con la narrativa che questo mese ho proprio sbancato, ho infilato una lettura bellissima dopo l'altra, come una quaterna secca al lotto.
Ho iniziato il 2019 con il nuovo saggio di Harari. Io ho un problema con la saggistica, perché sebbene sia abbastanza curiosa e interessata a tante cose, se non incontro una scrittura bella dinamica e che sia soprattutto all'altezza di ognuno (principalmente perché sono ignorante come uno zoccolo) la mollo, la faccio vincere a tavolino e torno al favoloso mondo della fiction. Invece Harari, che è intelligente per davvero, prende il lettore per mano e lo accompagna attraverso le sue conoscenze, leggero e spontaneo come chi la cultura la possiede davvero e non deve farne sfoggio. 21 lezioni per il 21esimo secolo è bello e tocca tantissimi abiti, dal lavoro alla politica, dalla religione al senso del vivere, il tutto con uno sguardo a lunghissimo raggio sul futuro pur cercando di tenere i piedi per terra, vicino a noi. Splendido Harari.
Di The hate you give abbiamo parlato un post tutto per lui, mentre ho ritenuto di non avere niente da aggiungere su Il deserto dei tartari. 
Il modo in cui scriveva Buzzati è fuori concorso. Non riesco a capacitarmi di come possa averlo ignorato fino all'anno scorso. Ha una prosa che non ho mai ritrovato in nessuno. Parlasse anche di idiozie senza senso, io sarei ai suoi piedi, a venerare il suo uso delle parole e persino delle singole lettere.
Ho chiuso gennaio con Pennac, poi. Io faccio così: dopo che leggo qualcuno di immenso mi viene la crisi del lettore. Chi ha il coraggio di venire dopo Buzzati scusa? Come si fa?
La mia soluzione al blocco è sempre Malaussène. Stavolta, quindi, toccava a La Prosivendola, che mi ha fatto meno ridere de La fata carabina, ma che ha certe uscite che mi hanno preso il cuore e lo hanno sbriciolato fine fine.
Ogni tanto, nel corso della mia vita, mi sono chiesta quanto tempo ho perso stando dietro ai libri. Ma chi me lo fa fare, ma cosa ci sarà di così speciale, ma cosa perso le giornate a leggere, cosa mi piace così tanto. Quando riprendo persone come Buzzati e Pennac, me lo ricordo. E mi maledico per essermelo dimenticata.

Questo mese, infine, ho ripreso a scrivere. Avevo messo da parte il Libro Per Ragazzi Numero 2 By Me perchè sono una cazzona incostante, e perché troppe volte mi sono lasciata convincere che in Italia non si vive scrivendo i libri.
Sono certa sia assurdamente difficile, leggo da troppo tempo per non conoscere nessuna dinamica editoriale, ma devo concedermi di provarci, o non me lo perdonerò mai. Sono quindi all'oscuro di novità musicali e/o cosine varie a cui mi dedico di solito: sto tutto il giorno con la mano ingrigita dalla matita e per farlo di solito ho bisogno di silenzio tombale e di una tazza di latte caldo col nesquik.

Febbraio lo sto iniziando con il nuovo Spiderman.
Mi pare che quest anno non sia male.

giovedì 24 gennaio 2019

Stagione degli Oscar 2018: Black Panther

18:06
Da secoli non faccio recensioni di film singoli. Però ho pensato che almeno per gli Oscar potevamo fare due chiacchiere insieme sui nominati, in particolare quest anno che le nominations sono state così controverse.
Ora, ribadiamo l'ovvio: sono forse gli Oscar la principale conferma della qualità di un prodotto?
No, certo che no.
Ma sono divertenti ed è come giocare al fantacalcio.
Iniziamo quindi con Black Panther, candidato a 7 premi: miglior film, miglior canzone, miglior scenografia, costumi, colonna sonora originale, sound editing e sound mixing.

Recensione in breve per chi non avrà voglia del post lungo e polemico: nello stesso giorno ho guardato anche Gli Incredibili 2 e mi è piaciuto dieci volte tanto.


Trama molto in breve: nell'utopica nazione del Wakanda il re è morto. Sarà il figlio T'Challa a prendere il suo posto, e dovrà dimostrare di esserne all'altezza, anche se questo dovesse signiicare andare contro quello che suo padre aveva fatto prima di lui.

Premesse paraculine: non so niente niente niente del fumetto, e per una volta ho colto leggermente impreparato anche Erre, che di solito mi spiega le cose quando parliamo di cinecomics. La seconda è che spero di non essere offensiva, perché se il film ha citato o omaggiato elementi tradizionali di una o più culture africane io non lo so e non l'ho colto, e spero di non essere maldestra nel criticarlo.
Criticarlo, sì, perché dopo averlo visto vorrei prendere gli Oscar di quest anno e buttarli nell'indifferenziato, anche se siamo solo alle nominations.

Abbiamo visto finalmente le persone nere rappresentate. Abbiamo visto il continente che il cinema più snobba finalmente ritratto e protagonista, se pur con una nazione fittizia, abbiamo finalmente guardato qualcosa di diverso. Non poteva, perdio, essere anche qualcosa di bello?
Non sarà premiando questa roba ai premi più famosi che combatteremo il whitewashing. Non che lo creda possibile di portarsi a casa qualcosa, ma è frustrante vedere succedere ancora cose così.

Protagonista indiscusso del film è il Wakanda. Nazione utopica ipertecnologica e magnifica, ritratta splendidamente. In effetti, è quasi la sola cosa che mi sia piaciuta, insieme alla bellezza quasi dolorosa di Lupita Nyong'o e dei due protagonisti maschili. Mi è piaciuto anche che i poteri della Pantera siano removibili e reinstallabili come un'app del cellulare.
Apprezzabilissima la motivazione dell'antagonista, anzi un ottimo pretesto per parlare di temi fondamentali senza pesare come mattonate in faccia.
E poi c'è Martin Freeman, e lui è sempre la mia cosa preferita in ogni prodotto in cui metta la faccia.

Ma il film si apre con lo spiegone. E a me lo spiegone iniziale già predispone male. Mi sa di pigrizia di sceneggiatura. E sì, vale anche per La compagnia dell'anello. 
E lo spiegone è in italiano. Ora, i film a me piace sempre vederli in sala, quando posso. E da me le offerte in lingua originale sono limitatissime, quasi assenti, quindi vedere un film al cinema significa vederlo in italiano. E porco cane Black Panther in italiano è un insulto al caro vecchio doppiaggio italiano che i cinefili veri ci tengono sempre a definire uno dei migliori al mondo. Ha reso la situazione talmente imbarazzante che sono certa se lo rivedessi in inglese forse cambierei idea. Ed è la seconda volta che mi succede una cosa del genere e mi dispiace profondamente. Non rinuncerei mai all'esperienza in sala, ma io sono scoppiata a ridere più volte, e non nel modo in cui forse il film sperava di farmelo fare in scene indigeribili come quella delle ciabatte.
Cosa è andato storto?
Perché qua non è una questione economica. Qua qualcuno ci ha speso una montagna di soldi, e il risultato è un'aberrazione. Nessuno da salvare. Angela Bassett ridotta ad una attrice di soap latine. Che peccato, davvero.

Quando arriva il momento in cui la gente poi inizia a menarsi io e Erre diamo il meglio, di solito. Qui zero. L'inseguimento a Busan sembra uscito dritto dritto da Fast and Furious Tokyo Drift, e a saperlo prima mi sarei guardata quello che almeno mi diverte sempre tanto. Per tutto il resto del film piattume totale fino alla battaglia finale, in cui per smuovere la noia si è dovuto ricorrere ai rinoceronti che fanno sempre una bella impressione.

Ma la candidatura che non posso accettare, quella che davvero pesa sul mio cuore come un macigno, è quella per i costumi, dove porco di un cane porchissimo avrebbe dovuto esserci Suspiria e invece ci sta sto coso con la roba che pare uscita da Desigual. E parla una che ama l'estetica etnica, ma qua di etnico ci sono solo gli insulti che ho creato con la mia testa quando ho visto le nominations.

Per favore, un supereroe nero è importante. Ci sono migliaia di bambini nel mondo che vorrebbero qualcuno a cui guardare per immedesimarsi che sia del loro stesso colore, conta davvero tanto.
Fategli vedere Gli incredibili, chè lì almeno ci sta Siberius.

mercoledì 16 gennaio 2019

The hate you give, Angie Thomas

13:31
Ho iniziato l'anno con il saggio nuovo di Harari, XXI lezioni per il 21esimo secolo, che racconta di spaventosi scenari per il futuro. Ho proseguito con un romanzo che parla delle realtà spaventose di adesso, soprattutto se sei nero e vivi negli Stati Uniti. 
Ha vinto la categoria Best of the best su Goodreads per il 2018, e per me è più che meritato.
So che è già uscito il film, e lo vedrò di sicuro, appena i personaggi avranno smesso di avere nella mia mente la faccia che ho dato loro.


Starr Carter frequenta una prestigiosa scuola privata. Ha amiche, gioca a basket, sta con un adorabile fidanzato che stravede per lei. Però Starr è nera, e non vive nel quartiere in cui vivono i suoi compagni. Dove vive lei droga, scontri, gang e povertà sono all'ordine del giorno. Lei ci prova a tenere un equilibrio tra questi due mondi così lontani, ma quando il suo amico Khalid viene ucciso da un poliziotto diventa tutto più difficile. Soprattutto perché lei è la sola testimone, e deve trovare la forza di parlare.

Si legge in un paio di sedute, The hate you give. Non è lunghissimo e ha una di quelle belle scritture semplici che scorrono come acqua fresca. Non ci prova nemmeno a fare il complicato, perché a complicare la faccenda ci pensa il tema trattato. O meglio, ci pensano i temi trattati, perché in una sola storia c'è racchiuso un mondo intero.
Starr è giovanissima, ma ha la durezza tipica di chi non può nemmeno uscire a giocare per strada per non essere massacrato. Da un criminale o da un difensore della legge. Da bambina i suoi le hanno insegnato come comportarsi in presenza delle forze dell'ordine, e la vita nella sua scuola, frequentata in modo quasi esclusivo da bianchi, le ha insegnato come comportarsi per non essere mai additata come 'quella del ghetto'. Parlare bene, con calma, mai essere scalmanate, o arrabbiate, o tristi. 
Ha una famiglia preziosa come l'oro, che la ama calorosamente. Eppure niente può proteggerla dal mondo, e infatti proprio lei, così lontana dalle dinamiche criminali del quartiere, si ritrova ad essere l'unica testimone di un omicidio brutale e ingiustificato. 
Non solo, perché l'omicidio di Khalil è la punta di un iceberg rivoltante: polizia che copre il collega colpevole, media che travisano la verità e la rivoltano a loro piacimento, amici che non comprendono, amici che non si vuole aiutare a comprendere, genitori che vorrebbero proteggerti e subiscono le conseguenze delle tue scelte. Una ragazzina con la sola colpa di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato ha ora la responsabilità di far arrestare un omicida. 

Non si parla quindi solo di violenza della polizia verso la gente di colore, che è certamente la cosa più importante. Si parla anche di un'adolescente che deve fare chiarezza su chi sia e cosa voglia, su cosa la caratterizza davvero, sulle sue radici e sul suo futuro. Si parla di saper prendere decisioni forti, di capire che a volte bisogna decidere da che parte stare e accettare che si perderà qualcuno inevitabilmente lungo la strada, si parla di imparare a riconoscere il marcio, che spesso fermenta sotto i nostri occhi quando nemmeno ci accorgiamo della sua gravità, e di imparare anche a convivere con i propri rimpianti, perché quello che ci rende quello che siamo è anche il modo in cui reagiamo. Si cerca di far luce su come in molte realtà la criminalità sia la sola scelta possibile per restare vivi, sulla mancanza di prospettive per una marea di persone, sulla fine della speranza.

E si fa in un solo libro, che andrebbe portato nelle scuole, nelle piazze. 
Io lo porto qui.




giovedì 3 gennaio 2019

Fame, Roxane Gay

16:43
L'ultimo libro che ho letto nel 2018 è stato quello che mi ha dato la megamazzata finale, per chiudere in bellezza un anno che definirò solo complicato per non cadere nell'autocommiserazione già al 3 gennaio.
Però è stata una megamazzata di quelle che servono, che aiutano a rimettere bene a fuoco il mondo.


Roxane Gay è una scrittrice americana di 44 anni, nera, bisessuale. Ce le ha tutte per indispettire i buoni protettori della società, eh?
Ah, ne ha anche un'altra, di caratteristica: è obesa.
Questo è il libro in cui questa obesità viene sviscerata, dalle sue origini alle sue conseguenze.

Ce lo chiarisce subito, nelle prime righe, Roxane.
Questo non è un libro a lieto fine. Non è la storia di un miracoloso dimagrimento, non ci sono foto di before and after come vanno tanto di moda sui social delle personal trainer, non c'è un solo passo avanti. Roxane questo corpo qua mica lo vuole, ma è il suo e lo rispetta. E ce lo racconta.

Vorrei che arrivaste alla lettura neutri come ci sono arrivata io, da un lato, perché sto libro mi è passato sopra come un treno e sono ancora un po' frastornata, e così il suo messaggio arriva ancora più forte.
Dall'altro lato, però, non riesco mai a tenere per me le cose che amo molto, quindi eccoci qua.

Solito preambolo personale di cui potrebbe non fregarvi nulla: io sono ciccia. Non sono largamente obesa, sono 'solo' un po' sovrappeso. Sono ben più di dieci anni che combatto contro questa cosa, e siccome sono ancora ciccia direi che la battaglia è ancora ben lontana dall'essere vinta.
Nello scorso anno, però, il mio rapporto con il mio corpo è peggioratissimo. Se prima non mi piaceva ma nemmeno mi faceva piangere la notte, ora la notte, quando la mia insonnia mi tortura, è a quello che penso. Quando vado fuori a cena, quando devo spogliarmi per lavarmi, quando giro per negozi. Non compro vestiti da un anno con l'eccezione di una magnifica felpa che in quanto gigantesca mi nasconde.

Potete immaginare cosa ha fatto in un simile desolante panorama la storia della Gay? Mi ha preso l'anima e l'ha fatta a pezzettini piccoli piccoli, poi ha lanciato sti coriandoli per aria ridendomi anche in faccia.
Roxane Gay con un linguaggio quasi chirurgico non ha paura di niente. O meglio, io sono certa, e lei stessa lo ammette, che dire certe cose nel modo in cui le ha dette le sia costato una fatica indicibile. Ma a noi lettori arriva tutto con una schiettezza disarmante, con l'onestà di chi a queste cose ha pensato a lungo, e le ha vissute nella quotidianità. Le sue frasi sono nette e taglienti, e creano un alone di disagio nel lettore che obeso non è.
Perché il rapporto complicato con il proprio corpo lo comprendiamo tutti. Chi più chi meno, chi in forme e modi diversi, ma sono milioni le persone che non si amano. Dall'altro lato, però, chi non è obeso si trova nella posizione di sentirsi a disagio, leggendo, perché ci sono milioni di cose di cui non ci si rende conto. Non è solo il dover cercare online le foto dei ristoranti per vedere che sedie ci sono, o il dover comprare due biglietti aerei per volta. Più che altro è questione di sguardi della gente, di commenti, di persone che ti amano e cercano di aiutarti ma facendolo fanno ancora più male. Soprattutto, è questione di dignità personale, che viene inesorabilmente distrutta, perché pensando di non valere niente si permette agli altri di fare di noi quello che loro ritengono giusto. Ci si lascia usare, importunare, scrutare. La persona diventa il suo corpo, e il suo corpo diventa tutto quello che conta.
Che importa allora se Roxane è una donna molto intelligente, dal carattere solitario ma piacevole, dalla storia familiare dolcissima, dai valori importanti? Prima di tutto è grassa, e tutti, tutti, tutti, sappiamo che questa è la prima cosa che si ricorda parlando di lei. Tutto è così dolorosamente vero.

Non parlerò dei motivi per cui la Gay è grassa, nè degli altri importantissimi temi che escono nel libro.
Vorrei solo che chiunque di voi abbia anche solo il minimo problema con il proprio corpo questo libro lo leggesse, perché è profondissimo e semplicissimo allo stesso tempo, e perché parla talmente chiaro alla mente di chi non si ama che non può che essere d'aiuto.
Quando lo avete finito, poi, cercate di volervi un po' più bene.
A volte è tutto quello che serve per partire, anche se è la cosa più difficile.


sabato 29 dicembre 2018

Preferiti della Redrumia: 2018!

11:10
In ritardo di qualche anno sul resto dell'internet, ho iniziato da un po' a parlare delle cose che ho preferito durante il mese.
Dicembre, come da tradizione, è il mese in cui si riassumono le cose belle dell'anno, e si tirano un po' le somme.
Il 2018 mi ha messa per bene alla prova. Non è stata un'annata memorabile, per usare un eufemismo e soprattutto nella prima metà dell'anno sono stata preoccupata per la salute della mia testa. Ma è anche stato l'anno in cui io e Erre abbiamo preso la nostra prima casa insieme, quindi tutto il resto credo di poterglielo perdonare, a questo 2018.
Quando le cose vanno malino, però, le passioni vengono un po' accantonare, quindi dandomi un'occhiata indietro ho letto poco, visto poco e ascoltato pochissimissimo.
Proviamo lo stesso a tirare fuori un post sensato.


Libri
Per me è stato l'anno in cui ho conosciuto autori o personaggi famosissimi ma che ancora non avevo esplorato in prima persona: Buzzati, Malaussene, Saramago, la Murgia, Cormoran Strike...
Li ho amati tutti.
Ma è stato Buzzati che in questa annata scarsa mi ha rubato il cuore: custodisco gelosamente il ricordo di un pomeriggio passato in una pasticceria di montagna a leggere Il segreto del Bosco Vecchio, e la poesia che mi ha lasciato scorrere intorno per un po'.
Altra lettura importantissima per me in questo 2018 è un libro che sto finendo proprio adesso: Fame, di Roxane Gay. Avrà di sicuro un post tutto suo con l'anno nuovo, perché è un discreto pugno sul grugno che ti costringe a guardarti allo specchio e a riconoscere ogni tua piccola fragilità, e lo fa con una schiettezza che mette soggezione.

Fumetti
Questa è facilissima: è stato l'anno di Saga.
Saga mi ha preso il cuore e lo ha fatto suo, con un'epopea coloratissima fatta di guerre, fughe, fantasmi e amori grandi. Una storia che grazie ai suoi personaggi meravigliosamente scritti entra nell'anima e non ne esce più. Una delle cose più belle mai lette.

Film
Io ho visto film bellissimi quest anno, e questo non fa altro che dare ancora più risalto al portento del Toro. The Shape of Water è il punto più alto di tutta la sua produzione, una summa di tutto quello che negli anni ci ha offerto, la ciliegina su una torta dolcissima. Amo ogni cosa esca da lui, l'ho sempre fatto perché il suo modo di raccontare mi prende il cuore e lo colpisce lì dove è più sensibile, e ogni sua nuova uscita non fa che confermarlo. Vedergli l'Oscar per la regia in mano è stato emozionante come se a vincerlo fosse stato un mio caro amico. Il suo è per forza il mio film dell'anno.
Insieme a lui, però, altri signori mi hanno emozionato tanto. Tre manifesti a Ebbing, Missouri, è stata una discreta cannonata sui denti che ancora sento se ci penso, Baby Driver e Scott Pilgrim vs The World non hanno fatto altro che ricordarmi perché noi tutti si debba amare da pazzi Edgar Wright e tutto quello che fa, ma è anche stato l'anno in cui ho scoperto che Star Wars mi piace e anche tanto, che ho rivalutato sia la commedia italiana grazie alla fenomenale trilogia di Smetto quando voglio sia Garrone, perché il suo Dogman chi se lo scorda più? E poi sì, ho lasciato tutte le mie lacrime su A star is born, ok? L'abbiamo ammesso tutti quanti.
E l'Horror? Con il progetto Horrornomicon (che è solo all'inizio) mi sono dedicata così tanto all'horror passato che delle uscite nuove so poco e niente, e mi sono pure persa Laugier al cinema, ma tre cosine mi hanno ricordato che chi rimpiange solo i bei vecchi tempi andati non sa cosa si perde: A quiet place è stata una sorprendente esperienza sia di visione sia di serata in sala, Hereditary è la cosa che mi ha fatto più paura da tanto tempo a questa parte e Train to Busan, che ho visto solo quest anno, mi ha commosso come una bambina. Tre meraviglie.

Serie tv
Anche qua, scelta banalissima ma dovuta: The Haunting of Hill House è entrata di forza nell'elenco delle serie tv più belle mai guardate. Flanagan da queste parti godeva già di un certo rispetto, ma così ha proprio preso il suo nome e lo ha lanciato nello spazio, in mezzo ai grandi a cui rivolgo le mie preghierine la sera prima di dormire. Non è solo una serie tv: è un'esperienza talmente pervasiva che le atmosfere che si respirano durante gli episodi ci seguono anche quando smettiamo di guardarla, che con i suoi personaggi splendidi crea quel legame affettuoso che solo certi prodotti di finzione sanno creare. Mi mancano ancora.
Mi sa che me la riguardo.
Non posso però non citare i due altri grandi amori dell'anno: Brooklyn99 e The Exorcist.
Io le risate che mi sono fatta con B99 non me le facevo dai tempi della prima visione di Friends. A me fa spaccare, non so come altro argomentare, ed è esattamente il motivo migliore per guardarla: fa un ridere incredibile. Della serie FOX abbiamo parlato nel post dedicato (che trovate qui) e non c'è altro da aggiungere: è fenomenale e la sua cancellazione è un torto personale che non perdonerò mai.

Cose varie belline
Questo per me è stato l'anno dei Podcast. Giusto qualcuno che vi consiglio in ordine sparso: Veleno se vi piace il true crime italiano, Morgana se amate le storie di donne fuori dal comune e se vi piace la Murgia, The Minimalist Podcast se siete interessati al movimento minimalista, ovviamente, e The Vegan Vanguard se vi volete avvicinare ad uno stile di vita vegano, anche se magari non completamente come la sottoscritta.
Se come me amate l'ASMR e ne avete un bisogno fisiologico per cercare di dormire o almeno per rilassarvi, la mia preferita di quest anno oltre al sempreverde ASMRrooms è stata ASMRbakery. L'insonnia non si guarisce con i rumorini carini, posso garantirlo, ma a me rilassano moltissimo e a volte è davvero una manna dal cielo.
Per la musica non ho fatto una sezione a parte perché come dicevo non ho ascoltato granché, ma la mia regina dell'anno è stata Lady Gaga. Dopo che ho visto il suo documentario su Netflix ho rivalutato un personaggio che non conoscevo molto se non grazie al gossip e ai giudizi sul look (2018 signori). Da allora la amo appassionatamente e la ascolto come se non esistessero altri cantanti. A parte Tracy Chapman, altra new entry nella mia vita e adorata dal primo istante.

Il 2019 si aprirà con Suspiria, quindi mi sento ottimista per tutto il resto.
A tutti voi un augurio per un anno felicissimo!
Mari

mercoledì 12 dicembre 2018

The Exorcist (stagioni 1 e 2)

17:00
Che L'Esorcista sia una mia grande ossessione, penso di averlo detto in lungo e in largo qua su.
C'è un post in cui ne parlo per bene e a lungo, di questo rapporto malato che ho con la storia di Blatty, lo trovate qui.
Prima di decidermi a vedere la serie FOX, cancellata dopo la seconda stagione e che trovate su Amazon Prime, quindi, ci ho messo un po'.
Ma l'ho guardata, e l'attesa ne è valsa la pena.



Post con qualche spoiler 

Non è che si camminasse su acque impegnative. La FOX camminava direttamente su lava ardente, su ghiacciai sottilissimi, su chiodi arrugginiti. Ci si poteva fare un male cane, perché si stava toccando IL film dell'orrore. La storia più spaventosa di sempre, la leggenda, l'icona, l'indimenticato e indimenticabile.
Mamma che sfida. Che rischio. Che danno si rischiava.
Fan con i forconi ardenti, minacce di morte, follia collettiva. Lo avete visto cosa hanno fatto i fan con Star Wars o con il Dottore, quella è una categoria di gente matta.

Che fare, allora, se non un lavoro perfetto?
Un lavoro perfetto, appunto.
La serie ricalca come in una sorta di remake la strada percorsa dall'originale: una ragazza di buona famiglia colpita da un demone, un sacerdote giovane e per qualche motivo in crisi con la sua strada, un sacerdote esperto e cazzutissimo che conosce i demoni più di quanto conosca se stesso, una madre spaventata, un lungo ed estenuante esorcismo.

I nostri due sacerdoti sono il centro, come lo erano nella storia originale, di una vicenda marcia e sporchissima. Incontriamo padre Tomas (lo stupendo Alfonso Herrera a cui già avevo donato cuore ed ormoni nella mia venerata Sense8) pieno di difficoltà con la Chiesa. Ha un'amica speciale che non dovrebbe avere, dubbi sui suoi voti presi per amore della nonna, una parrocchia disastrata, e fa del suo meglio per stare in equilibrio in mezzo a questo caos. Quando Angela Rance, una sua parrocchiana, si rivolge a lui convinta che nella propria casa ci sia un ospite indesiderato, fa di tutto per aiutarla a mantenere la razionalità, ma padre Marcus gli compare in sogno.
Noi credevamo che padre Merrin fosse un duro vero. Era perché non conoscevamo Marcus Keane. Senza nulla togliere a Merrin che entra nelle case e fa tremare le pareti, sia chiaro, ma Marcus...
Un Ben Daniels in stato di grazia con il collo di uno che se ti accarezza ti fa un male cane, giubbetto di pelle, testa rasata e baffo minaccioso, che guarda il demonio negli occhi e lo combatte con la forza di nessun altro, perché lui, a differenza degli altri, ha paura.
Talmente tanta paura e talmente tanta dolorosissima fede che non è che abbia proprio voglia di andare a vedere sta Casey Rance e il suo demonio, ci pensassero da soli.
Però, però, però...
Qualcosa, ogni volta, lo chiama.
Il suo Dio, il suo amore, la sua motivazione, lo spingono ogni volta ad alzare le chiappe e andare a riprendersi quell'anima rubata.
E se Marcus vuole esorcizzarti lo fa, e voglio proprio vedere il diavolo come fa a fermarlo.


Le strizzatine d'occhio al film di Friedkin sono all'inizio delle gradevolissime frecciatine, dei fiocchetti posti a decorazione di qualcosa di già molto bello, ma diventano il centro di tutto più o meno dalla metà della prima stagione fino alla fine. Reagan torna sbattendo giù le porte, e a me solo il suo nome fa tremare le vene. Forse era prevedibile, che Angela fosse lei sotto falso nome, forse ci si poteva arrivare, ma io, accecata dal mio qi troppo basso, non l'avevo visto arrivare e ho finito la serie sotto shock.
La scelta è, semplicemente, questione di gusto: o vi piace che sia così oppure no.
Io l'ho adorato.
La cattiveria degli ultimi episodi della prima stagione è qualcosa di incredibile: la Chiesa messa sottosopra, Pazuzu in tutto il suo splendore che si riprende quello che aveva perso, una famiglia intera ostaggio di una presenza.

Gli episodi della possessione di Casey ricalcano solo in parte quelli della madre di quarant'anni prima: c'è la spider walk, la masturbazione pericolosa, la levitazione...ma è quando Reagan e Pazuzu si rivedono che i cuoricini dei fan innamorati palpitano, perché ad un certo punto torniamo nella cantina in cui tutto è iniziato, e ci emozioniamo tanto. In più, poi, questa volta vediamo cosa succede dentro l'anima di Reagan, come il vero combattimento tra bene e male sia interno ma non per questo meno doloroso.

Una prima stagione emozionantissima e sinceramente paurosa, che in questo riesce ad essere esattamente come il suo predecessore: a me il film non ha fatto paura durante la visione, ma ha permeato di terrore tutto intorno a me dopo, e a lungo.
Ci risiamo, sto di nuovo sotto un treno dalla paura, ma ne è valsa la pena.

La seconda si allontana per bene dalla trama originale: Marcus e Tomas ormai, inseguiti dalla Chiesa perché continuano come niente fosse ad eseguire esorcismi non autorizzati, girano per l'America combattendo demoni. Mai gli era capitato, però, di incontrare una madre che avesse convinto, con follia e farmaci, la propria figlioletta di essere posseduta. Per poco questi non la ammazzano, praticandole un esorcismo non necessario, ma quando riescono a salvarla e portarla via dalla follia materna incontrano qualcosa di ancora peggio.
La piccola Harper viene accompagnata nella casa famiglia gestita da Andy, dove le cose iniziano ad andare male per davvero. Ragazzini improvvisamente violenti, fantasmi, visioni, stormi impazziti...Marcus e Tomas non hanno fatto nemmeno in tempo a rifare le valigie che c'era già da tirar fuori i crocifissi.


Se la prima stagione mi aveva lasciata con occhi a cuoricino e paurella da corse in bagno, non so se posso dire del tutto lo stesso della seconda.

Ci sono due maxi storie che si svolgono insieme: quella della casa famiglia e dei suoi abitanti, che è quella che mi ha emozionato di più, e quella della Chiesa ormai irrimediabilmente corrotta e della lotta maxi tra demoni ed esorcisti. Certo, la Chiesa da sta serie ne esce maluccio, eh. Corruzione totale, Vaticano annientato, e ci mettiamo pure il prete gay, tiè. Tutto sommato, però, me ne è fregato meno di zero, l'ho trovato un passo più lungo della gamba e ha tolto tempo a quelle magnifiche dinamiche familiari che si creavano, invece, nell'altra storia. Andy ha preso con sè diversi ragazzi insieme alla moglie Nicole, morta suicida da poco, e si sta barcamenando nella vita da padre single di adolescenti molto problematici. Gli riesce in modo esemplare, ed è proprio bello da guardare, fino a che non capiamo (anche stavolta io non ci ero arrivata quindi shock sgomento stupore) che una delle bambine in realtà non esiste e allora iniziamo a sospettare che siano volatili senza zucchero.
E lo sono, eccome.
Anche stavolta è l'intero nucleo familiare ad essere colpito dalla possessione. L'amore e la preoccupazione sono tanto opprimenti quanto una presenza esterna e quello che lega questi personaggi è l'amore viscerale delle famiglie per scelta e non per sangue. Un amore nato dalle difficoltà e dalle ferite curate insieme, e quell'amore lì non lo ferma certo un demone.
Quindi sì, ho pianto un casino.
Marcus e Tomas continuano questo percorso che porterà Tomas a diventare un potentissimo esorcista e Marcus a ricercare il contatto con Dio perduto, e insieme a renderli la squadra perfetta.
Hanno fiducia e stima reciproca, e il giusto affetto per avere sempre a cuore l'uno la sicurezza dell'altro. Sono opposti e per questo funzionano: uno impulsivo e inesperto, l'altro polso fermo ed esperienza. Tomas da solo sarebbe morto al primo esorcismo. Marcus da solo non avrebbe mai ripreso ad esercitare, figuriamoci dopo la scomunica. Si supportano e combattono fianco a fianco, e vederli salutarsi alla fine è stato un gran dispiacere.
Di quel 'Tomas' sussurrato alla fine da Marcus, soprattutto dopo la cancellazione della serie, non parliamo. Non mi piacciono i cliffhanger e non darò loro la soddisfazione di vedermi sofferente.
Certo è che avremmo potuto avere ancora molto, e sarebbe stato bellissimo.

Visto che dovevamo salutarci ad ogni costo, però, è stato bello farlo ricordandoci uno dei più grandi bus di sempre.
Per citare il saggio: mi sono cagata sotto.

lunedì 10 dicembre 2018

Gift Guide 2018: Sostenibilità

17:03
La sostenibilità è diventata un tema di moda.
Finalmente.
Siccome per una volta una non abbiamo bisogno di fare i bastian contrari perché è una moda che ci piace e ci piace molto, ecco una piccola lista di regali per far contenti gli amici ecologisti ma soprattutto quelli che ecologisti non sono, nella speranza di convertirli alla consapevolezza che se facciamo tutti qualcosa di buono il bene diventa esponenziale. 


Per chi vuole cominciare


Questo libro è quello che dice di essere: una guida alle cose buone. Ovvero, parla di tutto, ma del tutto buono: sport, moda, cucina, beauty...gli ambiti della vita di tutti ma migliorati, puntando alla sensibilità verso l'ambiente e le persone e aiutando nella ricerca della qualità. Il tutto con informazioni, approfondimenti e interviste, impaginate con quella grafica moderna e minimalista che a me piace da matti, cosa ci facciamo.

Per i curiosi 

Un corso! La vera potenzialità di quel mezzo di distruzione di massa che è il mio amato internet è la diffusione della cultura. Ciò che fino a nemmeno troppo tempo fa era qualcosa di elitario oggi può essere alla portata di tutti con una spesa notevolmente ridotta.
Un esempio di regalo?
Qualche mese pagato su Skillshare, per esempio. Così non si vincola ad un certo argomento, cosa che comunque si potrebbe fare quando si conosce bene il destinatario, ma si fa un pensiero secondo me carinissimo, che non porta sprechi di alcun tipo ma solo conoscenza.

Per chi deve decidersi a rinunciare alle Yankee Candle



La soluzione ai vostri problemi si chiama Cera una bolla (che trovate qui). Si tratta di un negozio che fa della natura il centro, creando candele (di soia!) ma anche profumazioni, piccole creazioni, a volte di recupero, per la casa ma anche saponi e profumi solidi. Il tutto con rispetto per l'ambiente e le materie prime, con un'attenzione al packaging e al design del brand che per me rendono i prodotti davvero unici. Segnalo anche che Cera una bolla ha creato una linea in edizione limitata in collaborazione con Bossy, il sito sulla parità di cui vi parlo sempre, e con loro ha sfornato la linea Feminist: una candela, una tarte per il brucia essenze e una profumazione per la casa, che si possono acquistare in kit o separatamente. Trovo tutto bellissimo e comprerei direttamente lo shop per farlo mio.
(Qui il link al kit Feminist)

Per l'amico davvero davvero ecologista



Una pianta!
Treedom dà la possibilità di donare o piantare per un regalino al pianeta un albero.
In base al proprio budget (o al gusto personale) si sceglie la specie che si preferisce e si regala una felice pianticella all'amico green.
Ma che sia green davvero, perché presentarsi con un regalo 'per terzi' è rischioso e potrebbe risultare sgradito. Ho convinto il mio ragazzo a regalarlo ad un'amica molto molto greenissima, però, di quelle con le Birkenstock per intenderci, ed è sembrato davvero apprezzato. Un pensierino carino e che fa del bene!

Le grandi banalità ma sempre utili

Borraccia per chi come me beve come uno in hangover e finisce per rischiare di produrre plastica per due.
Dischetti struccanti lavabili in magica combo con il sapone 18 in 1 del Dr Bronners, che sono una cannonata separati e micidiali insieme.
Una bici! A volte l'auto è indispensabile, non è piacevole ma dobbiamo scenderci a patti e cercare di fare del nostro meglio per usarla il meno possibile. Siccome le bici non è che costino poco, ci sono mille negozi dell'usato, ritinteggiatela, metteteci fiori di plastica e cestini di vimini, oppure fatela tamarrissima blu e argento, come più si confà al futuro proprietario. Poi via verso infinite scampagnate per giocare ad essere i bambini di Stranger Things.
(Si vede che vivo in paese e la bici la vivo come una cosa rilassante? Mi sa che se vivete a Milano di scampagnate non se ne fanno granchè, ma al pianeta non interessa!)
Abiti di seconda mano, altro grande regalo. Non sembra bellissimo detto così, ma scaricate depop, cercate un bel maglione di cachmere di Max Mara, o la Falabella che la vostra amica tanto desidera ma non può permettersi, o quelle scarpe che avete visto insieme in vetrina e che poi il vostro ragazzo non ha comprato, bigliettino sul valore del vintage e il gioco è fatto.
Il cibo, poi, sostenibilissimo. E si fa sempre un figurone.
Infornate biscotti allo zenzero!

Qualsiasi idea nell'ambito della sostenibilità non è solo benaccetta, questo post è proprio una richiesta: ditemi cosa regalerete voi e quanto il fattore spreco influenza le vostre scelte.
Siamo già a questo livello di consapevolezza o dobbiamo lavorarci tutti quanti un po' di più?

martedì 4 dicembre 2018

Parlarne tra amici, Sally Rooney

16:21
Ormai avrete notato che cerco di scrivere sempre meno recensioni singole e mi dedico a post più strutturati, che funzionano molto meno ma che personalmente preferisco.
Soprattutto, non scrivo quasi più a caldo, ma a me il romanzo del momento ha fatto piuttosto pena quindi post polemico e via, post come se fossimo nel 2012.


La storia è quella di Frances, 21enne piena di sè e di opinioni, e della sua migliore amica/ex ragazza Bobbi. Le due studiano al college e si danno alla poesia, partecipando a serate di spoken words. In una di queste conoscono Nick e Melissa, una coppia più grande e sposata.

Ho una rabbia contro sto coso.
Partendo dal presupposto che io mi metto sempre nella posizione di pensare che il problema sono io e che potrei davvero non avere capito nulla, è davvero questo quello che vuole l'editoria oggi? Romanzi così? Che si spacciano come voci di una generazione e invece sono solo supercazzole?
Perché basta saperlo, uno se oggi vuole pubblicare caccia in piedi una storiella finta provocatoria (fintissima provocatoria), usa la tecnologia perché signora mia oggi i ragazzi parlano solo con quei telefoni lì e si sono persi i rapporti e bam, caso editoriale dell'anno.

Ogni personaggio di questo romanzo è un detestabile coglione. Perdonerete il francese che diventa la mia lingua madre quando sono inviperita.
Frances ha sì l'ingenuità dei primissimi vent'anni (che io ho passato da 5 minuti, me li ricordo), ha sì l'incertezza di chi si sta ancora costruendo, ma quanto se la sente calda?!
Lei e il suo sguardo di infinita superiorità rispetto agli altri, lei e il suo snobismo, il suo comunismo e il suo grande rispetto per i lavori umili, che però è solo enorme ipocrisia, perché lei non vorrebbe mai lavorare, lei è troppo creativa e poetica per lavorare, e ci fa due palle così su quanto lei piaccia al suo capo proprio perché non interessata al posto fisso, per poi farci intenerire con lei che salta i pasti perché è povera in canna e ha solo pane e acqua e il frigo vuoto e il suo amante mosso a compassione le compra la carne.
Io credo che personaggi così spregevoli solo Franzen li abbia mai scritti.
Bobbi, la sua migliore amica, una supercazzolona di quelle provinciali, che si riempie la bocca di discorsi filosofici che sono assurdi e davvero irrealistici dei quali non esisteva un senso nel romanzo e che davvero hanno fatto solo che pena.
Esempio per farvi ridere un po':


La coppia Nick e Melissa, poi, straordinaria. Una coppia di persone senza un briciolo di amor proprio, fondata su tradimenti e mancanze di rispetto ma che, pensa un po', si ama ancora, e resta insieme in nome di questo supposto amore che non vediamo mai, ci viene solo detto a parole.
Ridicolo.

E infine, come se non fosse sufficiente tutto ciò, il romanzo è tanto young perché i suoi personaggi parlano anche attraverso la tecnologia, Vera Nemica delle nostre relazioni.
Come comunicano?
Su Whatsapp? Su Telegram? Messenger?
No.
Per email.
Sipario.

lunedì 3 dicembre 2018

Preferiti della Redrumia: Novembre 2018

17:20
Io, che sono nota (?!) come la blogger più incostante della blogosfera, mi stavo scordando che il mese è finito e che devo fare il post delle cose belle del mese di novembre.
Rimediamo subito.


La cosa più lampante del periodo è che mi sono avvicinata al minimalismo.
Mai e poi mai mi ridurrò ad essere una di quelle persone che possiedono 20 oggetti in tutto e dormono per terra, non sono proprio il tipo. Ma sto passando un periodo di austerity imposta, e imparare a rivalutare il desiderio che ho di comprare compulsivamente è importante e mi aiuta a non farmi pesare troppo il periodo di ristrettezze. Ho conosciuto i Minimalists, Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus, attraverso il loro podcast. Non fatevi spaventare dal numero di episodi e dalla durata, prendeteli con calma e selezionate magari solo i temi che vi riguardano più da vicino. A me hanno aiutato molto, li trovo molto moderati ma convinti del loro stile di vita, è interessantissimo starli a sentire anche nel caso in cui si decida di non seguire le loro orme ma, come nel mio caso, imparare ad avere un rapporto più sano con gli oggetti e con le spese.
Dall'altro lato, invece, sconsiglio il loro documentario, che sta su Netflix e si chiama Minimalism.
Mi ha dato una sensazione di estremismo che invece in loro non incontro sentendoli parlare nel podcast. Peccato.

Restando in tema di visioni, per me è stato il mese di A Star is Born.
Sì, sono in ritardo.
Sì, ho pianto come un vitello.
Per tutta la visione nella mia testa sottolineavo le cose che non mi piacevano: mi è sembrato che la narrazione dell'amore fosse superficiale, con qualche scena romanticissima tanto per farci sognare un po', e che si vedesse poco e con scene abbozzate qua e là la salita al successo di Allie. Storcevo il naso e nel frattempo le emozioni crescevano, fino a che alla fine ho pianto anche le lacrime che non avevo.

Vorrei anche parlare di serie tv, ma sono a metà di tutto: ho iniziato The Good Place e l'ho trovato carinissimo e leggero. Ho iniziato anche The Exorcist, mi sta piacendo tanto ma ne parliamo quando ho finito la seconda stagione. Ultimo ma non per importanza, il mid season finale di This Is Us.
Non so cosa dire, sto incazzata come un'aquila. Due stagioni e mezza a parlarci di Jack e del buco nero della sua vita, della sua tragedia, del suo senso di colpa. Il tutto per mandare discorsi importanti in vacca con sto finale che mi ha solo inacidita.
La stagione in generale mi piace eh, ma vorrei più Toby e Katy, vorrei più Becca e Jack, ma forse si sono esaurite le cose da dire. Peccato.

Con grande dispiacere non ho letto niente. Mi sono data un po' al fumetto supereroistico (ho dato una chance agli X-Men) ma ho mollato la presa per evidente stupidità (mia, non dei fumetti) e alla fine ho letto solo New York di Will Eisner, che è magnifico.
Un racconto di una città attraverso storie più o meno brevi, che scalda il cuore e profuma di familiarità. Una meraviglia.

Dicembre si prospetta complicato, da molti punti di vista e non solo per il mio rapporto complicato col Natale.
Chissà, forse ci riprovo con gli X-Men...

giovedì 29 novembre 2018

Horrornomicon: I maghi del terrore

16:41
Non è solo un film del '63, I maghi del terrore.
Oggi sarà anche il modo in cui chiameremo due dei più importanti personaggi della storia dell'orrore tutto: Roger Corman ed Edgar Allan Poe.
Oggi parleremo solo del loro incontro, non dei due nella loro interezza, perché sto scrivendo un post e non un libro intero.


I due si conoscono quando Roger è un pischelletto di 12-13 anni ed Edgar era morto da qualcosa come un centinaio d'anni. L'insegnante aveva assegnato alla classe di Corman La caduta della casa di Usher e niente, lui innamorato. Si prende un bel voto nel compito e si fa regalare le altre storie per Natale, e inizia così una storia d'amore culminata in 7 film omaggio che di storia d'amore ne hanno fatta nascere un'altra: quella tra Corman e Vincent Price.


Succede questo: Corman incontra l'American International Pictures quando gli cede un suo soggetto: The Fast and The Furious. Collaborano fin dagli anni '50, ma è dagli anni '60 che creano il mito. A Corman viene in mente di cambiare un po' l'organizzazione classica dell'azienda. Niente più horror in bianco e nero spacciati a due a due e fatti con cinque lire.
Di lire ne chiede dieci, si parla pur sempre di progetti low cost, vuole poter usare i colori e chiede un po' più di tempo, perché lui vuole fare un film tratto da La caduta della casa degli Usher e vuole farlo per benino.
Nel 1960, allora, esce House of Usher, in italiano I vivi e i morti. La storia è quella drammatica dei fratelli Madeline e Roderick Usher, e della maledizione che colpisce la loro famiglia.
Non inizia così solo un felice ciclo di omaggio ad uno dei Grandi, ma anche una collaborazione che ha ormai del mitologico: quella tra Corman, Vincent Price e Richard Matheson.
I vivi e i morti, infatti, non è scritto da uno qualunque. Richard Matheson si è occupato di diverse delle sceneggiature di quello che poi diventerà il Ciclo Poe, e non è un'informazione superficiale data tanto per riempire la colonnina tecnica della pagina Wikipedia. Matheson ha scritto più parole di quante siano immaginabili. Ha sceneggiato film per il cinema e la tv (Duel è roba sua), scritto episodi di serie tv e romanzi che hanno fatto la storia. Banalmente, uno su tutti: Io sono leggenda. Non è solo uno che l'orrore l'ha masticato per tutta la sua vita. Gli spuntava letteralmente sulle dita, e nessun altro forse avrebbe potuto fare con i film di Corman quello che ha fatto lui.

aveva la faccia di chi al bar ordina l'orzo e invece aveva l'orrore nel sangue
I racconti di Edgar Allan Poe sono corti, spesso cortissimi. Hanno di frequente un'unica ambientazione, pochissimi personaggi e uno svolgimento veloce. Si leggono come ciliegie per questo, uno dopo l'altro fino a che non si schiatta di angoscia.  
Serviva quindi qualcuno in grado di assorbire tutto ciò che Poe aveva da raccontare nelle sue storie e di allargarlo, adattarlo, trasformarlo un po', in modo che racconti brevissimi potessero diventare un film intero.
In realtà poi questo primo lavoro è il più fedele, vuoi per linearità del racconto e per semplicità dell'adattamento, la storia tra i due maghi del terrore si apre con un film che è tra i miei preferiti del ciclo: un gotico perfetto, in cui l'ambientazione isolata e cupa, la follia e l'amore disperato si mescolano e portano alla luce per la prima volta alcune delle ossessioni di Poe e, di conseguenza, di Corman: la perdita della donna amata, la follia, la sepoltura da vivi. 
E lo fanno con il mio Vincent Price preferito di sempre, un Roderick Usher rosso come il sangue e biondo come un cherubino, matto come un cavallo ma con un fascino di quelli che non ti scordi più.

Ancora più interessante è la faccenda Il pozzo e il pendolo, dell'anno dopo, secondo me. Il racconto di Poe è magnifico e claustrofobico, ma, come dicevo, brevissimo. Le poche paginette sono state allora trattate come il terzo atto di una storia ben più approfondita, che Matheson ha scritto talmente bene che avrebbe potuto spacciarla per un racconto inedito di Poe e gli avrei creduto senza problema alcuno. Ai temi già noti della sepoltura prematura e della perdita dell'amata (ormai a Price il ruolo dell'innamorato straziato sarà uscito naturalissimo, lo avrà fatto anche al supermercato per avere qualche sconto immagino), si uniscono quello, solo accennato, dell'Inquisizione, quello dell'adulterio e quello dell'omicidio. Si scava a fondo nel marcio della mente umana e si tira fuori il peggio.

Da lì in avanti, fino al '65, i film in totale saranno 7, considerati 8 per la faccenda The Haunted Palace, ispirato ad un racconto di Lovecraft ma chiamato come una poesia di Poe perché ormai era sinonimo di successo.
La vera caratteristica del ciclo è che pur mantenendo le ovvie caratteristiche comuni, nessuno dei film annoia o somiglia troppo al precedente.
E prima la trasposizione fedele, poi l'adattamento molto distante, poi il film senza Price (Sepolto vivo, che secondo me l'assenza nemmeno la soffre troppo, a me piace moltissimo), poi l'antologico (I racconti del terrore, dove finalmente troviamo l'adattamento del Poe più famoso, Il gatto nero), e infine i due girati in Inghilterra. Una ventata di freschezza rinnova ogni visione, spezzando il ciclo a metà con quella robina adorabile di I maghi del terrore. 
Sono riusciti a fare una commedia di una delle poesie più cupe mai scritte. E fa ridere. E badate che se lo dico io è vero, ché ho un carattere di merda e non rido mai. Una reunion di grandissimi nomi (Peter Lorre, Boris Karloff e Price, che ve lo dico a fare), che divertono senza mai mancare davvero di rispetto a chi tutto voleva tranne che far ridere.

In fondo io sono certa che il vero segreto di adattamenti, remake, prequel, sequel, rifacimenti di ogni sorta sia solo questo, la passione vera per quello che si sta andando a manomettere. E se andrà male, pazienza, almeno ci sarà un sacco di amore, e quello traspare sempre.
A Corman è andata bene.
Non ha sbagliato un colpo.

giovedì 15 novembre 2018

Gift Guide 2018: Libri per bambini

19:22
Siamo tutti d'accordo che regalando Rodari e Piumini si fa bella figura, vero?
Così come Harry Potter, il maestro Lodi, Pinocchio, Roald Dahl, eccetera eccetera ecceterissima.
Però il mondo dei libri per bambini e ragazzi è magnifico e sconfinato e sarebbe davvero un peccato non esplorarlo tutto.
Chi ha già letto almeno un paio di post della Redrumia non sarà sorpreso da nessuno dei titoli, ma quando l'amore chiama...


Intanto mi pare giusto sottolineare che il primo libro per bambini che dovreste regalare a tutti quanti è il mio, che sta qui di fianco e che mi dimentico sempre di pubblicizzare un po' di più. Ci ho messo i bambini che scappano di casa, gli animali parlanti, gli dèi e il campeggio. Mi pare ci siano tutte le cose che contano, ecco.

Per l'amor di Asgard a parte, però, iniziamo con la carrellata.
Occhio ai portafogli, perché io mi avvicino ai 30 ma li voglio tutti quanti e quelli che non voglio è solo perché li ho già e non li ho comprati da bambina.

Se volete restare sulle cose a tema natalizio ma siete stanchi delle Piccole donne c'è un solo autore da cercare, Raymond Briggs. Anche se è tutto adorabilmente innevato e magico e quindi tra le sue cose c'è giusto l'imbarazzo della scelta, quest anno è uscita l'edizione speciale per i 40 anni di The Snowman, che trovate qui. Sì, è in inglese, ma se il nanino ricevitore del regalo ama i disegnoni al massimo glielo traducete voi leggendolo.


Se volete crescere delle piccole suffragette o anche solo se credete che sia giusto dare modelli femminili importanti ai maschietti, la collana Piccole donne grandi sogni di Maria Isabel Sanchez Vegara è adorabile. Le protagoniste sono donne di tutti i generi, da Rosa Parks ad Audrey Hepburn, da Agatha Christie a Anna Frank. Una sorta di Storie della buonanotte per bambine ribelli in volumi singoli che non si propone di crescere gioventù ribelle (perché poi, perché?) ma di ricordare che la straordinarietà sta proprio nell'ordinario. E che da qualche parte ce l'abbiamo tutti.
Senza fare le ribelli.



Cattivi come noi è una bomba per i bambini che si sono stufati di Cappuccetto Rosso. Stavolta parliamo dei cattivi, guardiamoli per bene e apprezziamo anche loro. Più cattivo lui di Suicide Squad, è interattivo e bello grande, simpaticissimo.
Lo trovate qui.



Mettiamo che siete una mamma e un papà appassionati di fumetti. L'anno scorso ci avete provato a regalare la Paperdinastia al nano, ma non ha funzionato. Quest anno osate: Bone!
Ok, è gigante. Un tomone immenso, i bimbini vengono a noia. Lo capisco, ma la meraviglia vale il rischio. La storia di Bone è un viaggio, un'avventura mozzafiato che conduce il lettore attraverso i mondi, l'amicizia e l'amore, e lo fa con personaggi adorabili e cattivi stupidissimi. Vorrei lo regalaste ai bimbi non solo per iniziarli al fantasy, ma perché è di una simpatia disarmante. Fa riderone.
Continuo a comprendere le perplessità date dalla mole, ma riesco tantissimo ad immaginare i piccini che aspettano con ansia il momento in cui ogni sera col papà ritornano nel mondo magico. Poi da grandi se lo rileggono e lo rigodono come fosse la prima volta.
Che bomba Bone.
Sta qua.

ignorate pure le mie parole, ma lo vedete quel personaggino tondino lì davanti? è lui Bone! Come si fa a non volerlo?



E la zia cinefila, che gli regala al nipotino che guarda sempre e solo Casper?Questo!
Ora, io non credo che vada a scovare nelle chicche indipendenti del cinema indonesiano, no. Credo che sia però un modo carinissimo per condividere una passione, per far vedere ai bambini anche cose che magari non avrebbero considerato altrimenti e parlarne insieme. Ogni scheda ha un illustrazione, una descrizione e in fondo ha una schedina per votare il film e dare un'opinione. Lo trovo carino in modo inaspettato, e poi c'è la scheda di Lo chiamavano Trinità e per me tanto basta.



Iniziate presto i vostri eredi alla persona di Davide Morosinotto.
Io l'ho scoperto per caso in biblioteca, ma ha scritto un sacco e per nostra grande fortuna continua a farlo. Scrive avventure appassionanti e bellissime per giovanotti in cerca di guai, e sono una più bella dell'altra. Se capitate bene (come nel caso di La sfolgorante luce di due stelle rosse) resterete estasiati anche dall'edizione. Prendetene uno a caso e andrà comunque bene, perché sono tutti gioiellini piacevolissimi.

Infine, due consigli banalissimi ma che non passeranno maimaimai di moda per quei disastrosi ragazzini delle medie. Genitori, avete tutta la mia comprensione e anche un abbraccio virtuale.
Di Neil Gaiman praticamente tutto, anche le prefazioni ai libri degli altri. Potendo sceglierne solo uno, però, niente è bello come Il figlio del cimitero. 
Infine, Bartimeus. Tutta la tetralogia, in blocco, in modo che non se ne stacchi per tutte le vacanze e si dimentichi le mille espressioni che deve fare di matematica. La prof magari si incazzerà, ma lui o lei con occhi angelici potranno dire che hanno passato le vacanze a leggere e alla fine tutto è bene quel che finisce bene.

Anche le nostre finanze, ma quello è un altro discorso.

domenica 11 novembre 2018

Thornhill, Pat Smy

11:26
Trovato nella sezione ragazzi della bibliotechina del mio paese, Thornhill mi ha catturata dal primo istante, per la sua mole, la sua forma compatta e il suo nero onnipresente.


Il racconto è quello di due bambine, Ella e Mary, delle loro due vite parallele e del momento in cui queste due vite si incrociano.

La particolarità del tomone è prima di tutto la struttura. Non è un fumetto vero e proprio ma un romanzo illustrato nel vero senso del termine, in cui pagine di narrazione in forma di diario si alternano a pagine di sole illustrazioni.

La storia parla di bullismo feroce, orfanotrofi, adulti incompetenti e superficiali, cattiverie atroci e solitudine lacerante. Lo fa con dovizia di particolari, senza lasciare granchè all'immaginazione. Mary è vittima di un mondo cattivo che non sa integrare il diverso, e per questo ha smesso di parlare. Cerca rifugio in bamboline che crea da sè, che diventano le sue uniche amiche. Il ritorno nell'orfanotrofio di Thornhill della sua bulla, però, la fa ripiombare in uno stato di disperazione dal quale nessuno sembra davvero interessato a farla uscire.

La considerazione che mi ha fatto fare Thornhill, che comunque consiglio per intensità, fascino e particolarità della struttura, è: come classifichiamo qualcosa per bambini? 
Come si decide se qualcosa è adatto o meno?
Perché è chiaro che conoscendo il singolo esemplare di cucciolo d'uomo si può stabilire quanto e se sia pronto per letture più impegnative o se invece sia meglio coccolarlo ancora un po' con storie più gioiose, ma come si fa una classificazione generale?
Se da un lato mi viene da pensare che i bambini siano pronti a tutto, dall'altro mi viene da pensare che un po' di protezione sia non per forza dovuta ma naturale. Ce l'abbiamo scritta da qualche parte in quello che siamo in quanto animali, la tutela dei più piccoli. Giusto due minuti fa stavo guardando su Instagram un video di una leonessa incattivita come la morte con due leoni che si avvicinavano ai cuccioli, mi sa che fa proprio parte della natura.
Ora, lungi da me voler passare messaggi pedagogici o educativi per i quali non ho la competenza, ma mi interessa sapere cosa fareste voi. Non perché io abbia bambini a cui passarlo, ma perché io alla biblioteca l'ho già riportato, e lui sarà tornato nella piccola zona fumetti insieme al mio amato Lupo Alberto e a Mafalda. E sta lì, in attesa che qualche bambino se lo porti a casa e speri di trovarci un'avventura inquietante e cupa.
Che per carità, per esserci c'è, ed è anche interessantissima.
Mi chiedo solo, con sincera curiosità e nessuna vena polemica, quanto siamo pronti a raccontargliela.

domenica 4 novembre 2018

Gift Guide 2018: Poster!

18:19
Io mi rendo conto che Halloween è passato da meno di una settimana.
So anche che alla prima canzone natalizia con così largo in anticipo qualcuno potrebbe valutare di entrare in un luogo colmo di gente per commettere una strage. 
Ma il mio compito, come ogni anno da che la Redrumia esiste, è cercare di semplificarvi il periodo più stressante dell'anno con una serie infinita di consigli per i regali per tutte le persone che vi circondano, così che non dobbiate pensarci da soli e possiate invece concentrarvi sui regali per voi stessi, che sappiamo tutti essere quelli più graditi. 
Un post alla settimana da qui a Natale, cominciando con i poster!


1) Una copertina del New Yorker.
Il New Yorker è la rivista migliore per fare gli intellettualoidi con la borsa di tela (che ti regalano loro quando ti abboni, a posto). Oltre a questo, però, ha delle copertine magnifiche, ogni settimana create ad hoc da artisti magnifici.
Alcune delle mie preferite:


 

Il web ha capito che da questa cosa ci si poteva fare dei soldi, e ha pensato di mettere poster fatti con le copertine ovunque:
su Allposters.it
su Art.com
su questo negozietto Ebay
su questa bellezza di Etsy
Ora non vi resta che scegliere quale, però. Buona fortuna per quello.

2) This is not a love song
Si chiamano come una canzone dei Public Image Limited e sono un progetto magnifico che ho conosciuto a Lucca lo scorso anno e che sempre a Lucca ho cercato anche quest anno.
Il punto è questo: scelgono un film o una canzone e lo affibbiano ad un illustratore. Quello che ne esce è un progetto grafico che prende la forma di un posterino (o posterone, come lo volete voi) in cui l'illustratore interpreta con le sue mani la canzone. Nel caso del film, invece, all'interno di un porta vhs troverete poster della locandina del film ma illustrata e diverse cartoline con scene del film.
Costano nulla, sono bellissime e come regalo sono una gioia.
Io ho Dirty Dancing illustrato da Baronciani e Skinny Love, che già ♡, di Manuele Altieri. C'è solo l'imbarazzo della scelta, e le canzoni in particolare sono un pensiero dolcissimo.



3) Michael Sowa
Sempre su Allposters ci sta lui, quello che nessuno conosceva prima dell'avvento di quella disgrazia di Amélie. Una cosa buona è successa: la notorietà di questo signore e delle sue immagini.
Una ad esempio:


Poeticissime e super evocative, fanno fare un figurone.

4) Il poster di Tre uomini e una gamba
Qui vi linko direttamente il poster singolo e non il negozietto Etsy.
Sta qua.
In generale il negozio è pieno di cose interessantissime e idee molto carine, ma questo è il poster di Tre uomini e una gamba.
E sto.



5) Ekin Büyükşahin
Il nome l'ho copincollato, ma si trova sui social come Ekinakis.
Qui  il link allo shop.
Sono illustrazioni magnifiche, lineari e minimal come piace a me ma con colori eccezionali. Il suo è uno stile che si ama o si odia, quindi raccomando cautela nel regalare queste stampe, ma mi piacciono talmente tanto che non potevo lasciarle fuori.



6) Grafomap
Cheesy? 
Forse.
Bellissime?
Anche.
Le stampe di Grafomap possono essere un bel pensiero se ben piazzate. Mi viene in mente una storia a distanza, una famiglia che adotta, un amico di rientro dall'Erasmus...di certo non il paesello in cui si vive, ecco. Hanno una grafica super minimale e stanno bene ovunque. Carine davvero.


Cremonina mia bella è stupenda anche così
7) Petites Luxures
Li trovate su instagram e sul loro sito.
Si tratta di illustrazioni erotiche composte solo di qualche linea. Sono di una delicatezza rara, a volte più esplicite a volte solo accennate, e io le adoro. 
Non le regalerei alla prozia Maria, chiaramente, ma per il compagno/a le trovo deliziose.



Beati voi se siete riusciti nel frattempo a non riempire le pareti di casa.
Io mi salvo perché ho la carta scaduta e nessuna intenzione di andare in banca a prendere quella nuova.
Povera state of mind.

Disclaimer

La cameretta non rappresenta testata giornalistica in quanto viene aggiornata senza nessuna periodicità. La padrona di casa non è responsabile di quanto pubblicato dai lettori nei commenti ma si impegna a cancellare tutti i commenti che verranno ritenuti offensivi o lesivi dell'immagine di terzi. (spam e commenti di natura razzista o omofoba) Tutte le immagini presenti nel blog provengono dal Web, sono quindi considerate pubblico dominio, ma se una o più delle immagini fossero legate a diritti d'autore, contattatemi e provvederò a rimuoverle, anche se sono molto carine.

Twitter

Facebook